Dopo un esordio parzialmente in sordina negli accaldati e stanchi cinema estivi, il film esordio alla regia di Zoë Kravitz è arrivato in home video. Se ve lo eravate perso, per gli abbonati a Prime Video è possibile recuperare Blink Twice. Il film è uscito poco dopo la bufera su Puff Daddy e i rumors riguardo a dei collegamenti tra il film e la vicenda hanno invaso internet, ma andiamo a fare chiarezza un passo alla volta.

Trama

Frida (Naomi Ackie) e Jess sono migliori amiche, coinquiline e lavorano insieme come cameriere. Durante un convegno a cui partecipano come catering hanno l’opportunità di conoscere Slater King (Channing Tatum), magnate milionario di una società tech appena uscito da una bufera mediatica. Scattata la scintilla tra Slater e Frida, le due amiche vengono invitate nella sua isola privata

L’idea principale

In più di un’intervista Zoë Kravitz dichiara che quello che l’ha spinta a iniziare questa produzione era esplorare come le persone reagissero, cambiassero di fronte al concetto di potere, ma non solo. Blink Twice è un film pieno di significati ed è nato dall’esigenza di esprimere varie emozioni: rabbia, frustrazione, rivendicazione. Un’altra cosa che ha ispirato la regista era provare a dimostrare quanto sia assurdo che nella nostra società alle donne venga chiesto di dimenticare, fingere e sorridere quando soffrono, e quanto questo sia folle.

Il potere in Blink Twice

Nel film la regista crea quasi una metafora di ciò che accade nella società patriarcale. Ci sono degli uomini che hanno potere e delle donne che non ne hanno, ma senza nemmeno esserne consapevoli. Si parla quindi di una contrapposizione di opposti (tra il potere e la sua totale assenza) e di cosa probabilmente succederebbe in una situazione di questo tipo. Vedremo quindi questo equilibrio ricevere scossoni e muoversi in direzione di una conclusione che punta principalmente alla sensazione di rabbia. Questa sensazione è lo strumento utilizzato dalla regista come arma per generare un risveglio collettivo tutto al femminile.

-Attenzione, da qui in avanti ci saranno SPOILER-

Il caso Puff Daddy

Togliamoci subito il dente, ci sono vari elementi che fanno facilmente pensare al caso del famoso rapper, non si può negare l’evidenza. Nell’isola tutti sono vestiti di bianco e questo guida la nostra mente ad una diretta connessione con i White Party che P. Diddy usava organizzare nei ’00. Il fatto che tutti i partecipanti assumessero droghe e alcolici era altrettanto noto e con le accuse di stupro sorte negli ultimi mesi, poi, tutti gli ingredienti ci sono e l’insalata di accuse è pronta. Su internet potrete trovare tantissime teorie a riguardo, alcune si concentrano addirittura su persone specifiche e casi isolati.

Zoë Kravitz però non ha mai affermato che ci fossero collegamenti con la questione, in nessuna intervista viene citato Puff Daddy e anzi la regista racconta di aver iniziato a sviluppare il film moltissimi anni fa. Non che questo eviti ogni possibile collegamento, ma sicuramente si può dire che il film sia già pieno di significati suoi, che viva di vita propria e di critiche sociali intense. Per cui è possibile che la critica a Diddy per la regista non fosse la principale intenzione, ma se così fosse, avere avuto il coraggio di alzare la voce su un tema così delicato sarebbe solo un pregio in più.

Cose che potreste non aver notato

  • Le buste rosse. Se vi fosse sfuggito, le buste rosse contengono altre bocce di profumo. Slater le dona agli uomini che lasciano l’isola per potergli permettere di continuare a violentare e far dimenticare tutto alle donne anche al di fuori di quel contesto.
  • L’accendino giallo è una cosa importante fin dall’inizio, da subito simboleggia la memoria. Se ci fate caso, Jess non dimentica mai di avere quell’accendino con sé e non dimentica mai di volerlo indietro. Si potrebbe dire che il simbolo sia più il colore giallo; l’asciugamano giallo intorno alla testa, i serpenti gialli, rappresentano tutti la consapevolezza e la memoria.
  • La lucertola. È la prima immagine del film. Oltre a rappresentare quello che Frida ha dimenticato del suo passato, funziona anche come dimostrazione che, al contrario, alcune tracce di quei ricordi sono rimasti in lei. Il primo frame, un flash, un ricordo onirico; le lucertole che Frida si disegna sulle unghie. Se vogliamo spingerci oltre, la lucertola come tecnica predatoria si mimetizza nella natura e allo stesso modo gli uomini presentati nel film si vendono tutti come buoni amici. Al proposito si potrebbe anche far notare quanto sia stata eccezionale la scelta del cast dei ruoli maschili: sono tutti volti di attori che siamo abituati ad associare a film comici, o a ruoli di uomini innocui o addirittura di vittime.

Amnesia dissociativa

La rimozione dei ricordi è rappresentata nel film come qualcosa di esogeno, provocato dal profumo, ma di fronte ad eventi traumatici la nostra mente può provocare qualcosa di simile. Quando si parla di eventi traumatici si parla di avvenimenti che in quel momento della nostra vita non abbiamo strumenti per assimilare. In quel caso può succedere che la nostra mente provi ad eliminarli, come quando si parla di amnesia dissociativa. Questo tipo di disturbo causa la rimozione in blocco degli eventi traumatici. Si ha magari la memoria di qualcosa che è successo, ma non abbiamo accesso ai ricordi. Si creano dei veri e propri vuoti rispetto a tutto quello che è annesso al ricordo base del trauma quindi sull’argomento si genera un alone di confusione generalizzata, come succede alla protagonista quando prova a ricordare. Ciliegina sulla torta, la scena in cui Slater dice a Rich: “peggio è, più dimenticano”.

I’m sorry

“Sai cosa non è reale?”, dice Slater in uno dei momenti più intensi del film, “il perdono”. Ed ecco che Channing Tatum prepara il terreno per quella che sarà una performance incredibile di 20 secondi in cui ripete solo le parole “mi dispiace”. Lo scopo è di dimostrare che di fronte ad un abuso il fatto che il responsabile sia dispiaciuto non solo non basta, ma non provochi la minima rassicurazione né un desiderio di perdono. Durante la performance si passa da leggere nei suoi occhi la finzione e il disinteresse per delle parole per lui vuote, all’intravedere all’improvviso uno spiraglio di quello che portano con sé la repressione, la negazione e l’oblio. In un momento di intimità tra i protagonisti si intuisce anche che lui per primo ha subito una qualche forma di abuso da piccolo. Lo stesso trauma, quindi, che in questa cascata di scuse si mostra come ancora molto impattante per lui, indipendentemente dall’amnesia. È bellissimo vedere in un personaggio il vissuto che lo porta a sua volta ad essere un predatore e l’impatto che questo ha sugli altri tramite lui, nel modo più terrificante possibile.

Il realistico rapporto tra Frida e Sarah

Sblocco un altro tema figlio del film: la società istiga le donne a vedersi come antagoniste. Come far evincere questo concetto? Tramite un rapporto che evolve, tra due donne che prima sono in competizione e poi alleate. Il rapporto tra Frida e Sarah ha tutto un suo arco evolutivo che si inserisce perfettamente all’interno della trama. La rivalità che c’è tra loro per conquistare le attenzioni di Slater culmina nella scena in cui insieme si rendono conto di quanto sono state folli a salire su un aereo di un magnate per andare su un isola deserta insieme ad un gruppo di uomini che non conoscono. E il realismo che permea questa scena è talmente tangibile che per un attimo siamo stati con loro, seduti per terra a ridere istericamente e a chiederci come sia stato possibile prendere una decisione così stupida.

In conclusione il film mette sul tavolo dei concetti concisi e molto importanti. Kravitz si mostra umile nella preparazione di questo film, è coscienziosa e mai didascalica. L’esito è un elegantissimo urlo a squarciagola che fa provare pura rabbia.

Classificazione: 5 su 5.

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