Choose or die, distribuito da Netflix, è un horror sovrannaturale scritto da Simon Allen e diretto da Toby Meakins. Il film ha come protagonisti Iola Evans e Asa Butterfield (noto per Sex Education) e ruota attorno ad un gioco interattivo per computer degli anni ‘80, chiamato CURS>R, che ha il potere di manipolare la realtà.

Trama

Il film si apre con un uomo, Hal (Eddie Marsan), collezionista di oggetti e videogames retro che trascorre la vita rintanato nella sua stanza, ignorando completamente moglie e figlio. Hal riesce a mettere le mani sul videogame horror CURS>R e inizia a giocarci eccitato, parzialmente perché la voce narrante del gioco è sua maestà Robert Englund – vediamo anche un gigantesco poster di A Nightmare on Elm Street appeso alla parete. Il gioco però si rivela più spaventoso del previsto e inizia a chiedere ad Hal di scegliere tra due opzioni, ad esempio “lingua di tuo figlio” o “orecchie di tua moglie”; se non sceglie, morirà.

Dopo circa tre mesi da questo avvenimento, anche Kayla (Iola Evans) entra in possesso di una copia del videogame tramite l’amico patito di anni ’80 e cultura pop Isaac (Asa Butterfield). Kayla sta imparando a programmare con l’aiuto di Isaac per acquisire le conoscenze necessarie ad essere accettata nelle scuole cui invia domande di iscrizione. Kayla però viene da un contesto disagiato e convive con il senso di colpa per la morte del fratellino, che rendono il suo percorso di emancipazione più arduo; dopo la tragedia, ha iniziato a lavorare per prendersi cura della madre sprofondata nella depressione, della cui vulnerabilità approfitta il padrone di casa che la fa drogare e ne abusa sessualmente. La protagonista decide dunque di cimentarsi nel gioco che promette un premio in denaro al vincitore, credendo che siano soldi facili. Ma com’era stato già per Hal, anche Kayla comprenderà presto che il gioco è reale e pretende delle scelte dolorose dai suoi giocatori.

Rafforzarsi grazie alla sofferenza altrui

Ogni scelta fatta dai giocatori comporta la sofferenza di qualcuno a loro vicino, mentre chi sceglie si rafforza; le capacità che il gioco regala ai suoi giocatori sono immense, come quella di guarire dalle ferite fisiche e psicologiche. Hal non vuole rinunciare al potere, ma lui il gioco non è mai riuscito a completarlo. Al secondo livello, infatti, il gioco gli ha ordinato di creare delle copie per diffondere la maledizione che così è arrivata fino a Kayla. Sembra infatti che il gioco, o chi c’è dietro, volesse arrivare proprio a Kayla perché in lei ha visto del potenziale e/o il “recipiente” migliore per il potere che conferisce. Il livello finale prevede proprio lo scontro tra Kayla e il “boss” finale Hal, rendendo ormai chiaro che nei piani del gioco l’eroe(ina), fin dall’inizio, era lei. Al comprendere di essere il boss/villain da battere, Hal si arrabbia parecchio perché, se fossero ancora gli anni ’80, l’eroe sarebbe lui, l’uomo bianco benestante e padre di famiglia. A questo punto Kayla gli urla in faccia, senza troppi giri di parole: “fan*ulo di anni ’80!”.

“Si stava meglio prima”

Choose or Die parla della mitizzazione del passato affidando ad Hal, il patito di anni ’80 che non è riuscito ad evolversi con i tempi, la retorica del “si stava meglio prima”. Questo è un discorso affrontato più o meno approfonditamente da diversi film negli ultimi tempi, come Ultima notte a Soho di Edgar Wright; Choose or Die lo fa abbastanza superficialmente e quando arriva a tirare le somme, risulta poco chiaro. Il potere arriva a Kayla, segnando il passaggio a tempi più inclusivi, ma al contempo il film parrebbe dirci che anche Kayla utilizzerà il potere per trarne beneficio. Vero è che la protagonista, una volta “decriptato” il codice del gioco, decide di far soffrire solo chi lo merita, trasformandosi in una sorta di vendicatrice. È finalmente il tempo di una rivalsa che parte dal basso contro i potenti o si tratta di un semplice rendere pan per focaccia senza spezzare la catena di dolore e violenza?

Nel film si vedono chiaramente le influenze di Obbligo o verità, Stay Alive e The Box e non mancano i riferimenti alla cultura pop, anche se in un film del genere me ne sarei aspettati molti di più. I problemi di sceneggiatura si sentono tutti, soprattutto quando viene rivelato il “twist” finale e capiamo che alla fine Kayla non è neppure il vero nuovo burattinaio ma solo un presta volto. In conclusione, Choose or Die è un film da Netflix&Chill sul quale sarebbe meglio non ragionare troppo.