Può sembrare di vedere Midsommar, Hereditary, Smile e Goodnight Mommy. Eppure è tutto, solamente, in Daddy’s Head.

La narrazione di Daddy’s Head, diretto nel 2024 da Benjamin Barfoot, ci ricorda la complessità del dolore e l’importanza delle connessioni umane, anche, e soprattutto, di fronte alle grande difficoltà. Il film non solo esplora l’horror nella sua componente psicologica, ma offre anche una riflessione profonda sulla resilienza e sulla capacità di amare dopo una perdita.

Daddy’s Head è tecnicamente un’opera straordinaria: fotografia, direzione artistica, montaggio e direzione del cast sono al limite della follia, tutto è estremamente ben curato.

Il dolore del lutto e le connessioni umane

Il film britannico Daddy’s Head esplora la complessità del dolore e delle relazioni familiari all’interno di un contesto soprannaturale. La trama segue Isaac, un ragazzo che perde il padre in un tragico incidente stradale, dopo che anche sua madre lo aveva già lasciato anni prima. Dopo la morte di James, Isaac è costretto a vivere con la matrigna Laura, che non ha mai voluto figli, in una casa isolata nel bosco, dove entrambi lottano per affrontare il dolore della loro perdita. La situazione si complica ulteriormente quando un’entità misteriosa inizia a perseguitarli, utilizzando la testa decapitata del padre per avvicinarsi a Isaac.

    “Devi dire addio, non sopravvivrà”

Poiché Isaac non riesce a superare la perdita del padre, ogni volta che vede “qualcosa”, la insegue e, disperato, chiede al padre di tornare.

Un giorno, però, scoprono una bellissima costruzione in legno nel cuore della foresta, intricata e inquietante. Isaac è convinto che sia stata costruita dalla “mente” del padre. Il padre, del resto, era fior di architetto quando era in vita, motivo per cui Isaac ne era davvero convinto. Eppure, dopo la morte del loro cane, Bella, che viene attaccato dalla creatura, la tensione aumenta. Questa tragedia rende Laura sospettosa di Isaac, esacerbando la distanza tra loro.

Man mano che la creatura diventa più insistente, Laura cerca di manipolare Isaac, causando una maggiore distanza tra il ragazzo e Laura. La loro relazione raggiunge il punto di rottura quando un amico di famiglia, Robert, viene ferito durante una delle loro “gite” nei boschi, costringendo Laura a considerare seriamente la sua capacità di prendersi cura di Isaac.

Rapporto materno e conflittualità [CONTIENE SPOILER]

L’esito della narrazione presenta un confronto tra Laura e l’entità. Dopo aver capito che Isaac è in pericolo, dimostra il suo istinto materno affrontando la creatura con un coltello. Questo combattimento rappresenta non solo una battaglia contro il mostro, ma anche il superamento dei traumi che perseguitano entrambi i personaggi. Laura, proteggendo Isaac, riafferma il suo ruolo di figura materna, anche di fronte alle proprie paure.

Dopo il combattimento, Laura e Isaac sono finalmente in grado di affrontare i loro demoni interiori. Il mostro, che simboleggiava le loro insicurezze e il loro dolore, viene sconfitto, permettendo a entrambi di iniziare a guarire le loro ferite emotive. Questa intensa esperienza li unisce, stabilendo un nuovo legame che supera il dolore della perdita.

Premesse disattese

La premessa del film sembrava far ben sperare, con quel mix familiare di mistero e horror psicologico che, se ben realizzato, può essere una grande arma per catturare lo spettatore. Del resto Shudder sta piano piano proponendo varie produzioni di qualità, molte delle quali poco conosciute (ed inedite) in Italia.

Ma è quando ti aspetti qualcosa di diverso e di magico, che inizia la delusione. Daddy’s Head impiega troppo tempo per costruire la narrazione, ma non nel modo giusto. La storia si trascina con una lentezza che avrebbe potuto essere utilizzata per creare tensione o suspense, eppure non è così. Sappiamo e scopriamo poco sull’incidente, sulla figura del mostro, sul rapporto di Laura e Roberto, tutti topic che avrebbero potuto essere indagati più a fondo.

Un film inquietante (anche se a volte confuso)

I personaggi, a differenza di quanto sopra detto, sono sorprendentemente ben scritti per un film che, nel complesso, sembra privo di una vera identità. Sicuramente apprezzabile l’interazione tra la matrigna e il figliastro: mentre Laura affonda nelle sue abitudini alcoliche, Isaac si rifugia nei videogiochi: si crea un abisso tra loro. Curioso il rapporto tra Laura e l’amico di famiglia sempre presente, ma lo spettatore non trova le risposte che si pone:

Avevano una relazione? Il padre era “tornato” dopo essere stato lontano per un po’?
Era tornato perché sapeva che Laura aveva già una relazione con il suo amico?


Purtroppo, le risposte non ci sono.

Tutti parlano di questa nuova uscita di Shudder, ma si tratta di un prodotto che manca di personalità artistica. Una visione in cui non riporre le pretese (che potrebbe indurre), che svanisce rapidamente dalla memoria senza lasciare una forte impressione. E, bisogna ammetterlo, è un vero peccato, perché la storia, nella sua particolarità, avrebbe potuto essere elaborata in maniera migliore, lasciano un’impronta più nitida nella memoria. 

L’impronta che invece rimane è sintetizzabile nella frase con cui ho aperto la recensione:
Midsommar, Hereditary, Smile, Goodnight Mommy, tutto in Daddy’s Head.

a cura di Francine Arioza

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