Oggi, 2 Luglio, è la Giornata Mondiale degli UFO. Per festeggiare come si deve, andremo quindi a parlare di uno dei prodotti a tema più interessanti degli ultimi anni: “Dark Skies – Oscure Presenze” (2013), scritto e diretto da Scott Stewart.

TRAMA

La famiglia Barrett, composta da Lacy, Daniel e i figli Sam e Jesse, vede il proprio equilibrio sconvolto da inspiegabili eventi notturni. Quando ogni spiegazione razionale sembra venire meno, Lacy individua delle analogie fra i fenomeni che la famiglia sta passando e dei presunti casi di contatto con entità extraterrestri…

RECENSIONE

Dark Skies è senza dubbio uno dei prodotti più riusciti degli ultimi anni a tema di rapimenti alieni.

Uno dei meriti fondamentali del film, forse il più evidente, è quello di attingere completamente al linguaggio delle ghost stories per parlare di un argomento completamente diverso. Moltissimi passaggi ed espedienti rimandano infatti a dei topoi del cinema horror a tema di case infestate. La prima manifestazione delle entità extraterrestri, con gli oggetti della cucina posti a formare una torre, riporta subito alla mente opere come “Poltergeist”. Non mancano nemmeno gli ormai classici disegni infantili in cui appaiono, accanto ai membri della famiglia, delle inquietanti presenze. Inoltre, possiamo notare come per gran parte la trama segua una rigida dicotomia fra giorno, in cui le vicende familiari proseguono normalmente, e notte, in cui si accumulano gli eventi inspiegabili. Anche tale aspetto è molto facilmente ravvisabile in molteplici prodotti a tema di fantasmi ed entità demoniache.

Questo è quindi un primo ingrediente ma, da solo, non basterebbe. Mettendo in scena passaggi visti e rivisti cambiandone soltanto la causa, non ci si può assicurare un prodotto che sia a priori di qualità. Proprio per questo, Scott Stewart si è assicurato di portare su schermo ogni avvenimento con le giuste tempistiche e modalità. Nel corso della trama viene infatti seguito un crescendo, in cui ogni manifestazione lascia la famiglia più spiazzata della precedente. Per tutto il primo atto, per esempio, ci viene solo mostrato il risultato delle azioni degli intrusi notturni, senza alcuna apparizione. Quando quindi assistiamo all’improvvisa entrata in scena di una sagoma nera di fronte al letto di Jesse, l’impatto è molto più forte.

Inoltre, nel corso dell’intreccio inizieranno a verificarsi altri fenomeni, come allucinazioni e vuoti di memoria, che sono invece peculiari della narrazione legata alle alien abductions.

Secondo fattore degno di plauso è la scrittura di tutti i membri della famiglia. Nonostante il ritmo serrato e il minutaggio esiguo, il film si prende il tempo per garantire solidità a ogni personaggio. La crisi del matrimonio tra Daniel e Lacy non è un elemento inserito con superficialità, ma è perfettamente funzionale ad atmosfera e trama. I litigi fra i due coniugi rendono infatti l’ambiente domestico opprimente e ansiogeno, minando ulteriormente l’equilibrio e ostacolando una sana comunicazione fra figli e genitori. L’irascibilità di Daniel, in particolare, giocherà un ruolo rilevante nell’impedire un tempestivo raggiungimento di un consenso di merito alla reale causa di quanto sta succedendo.

Ottima è poi la caratterizzazione di Jesse, che si discosta da quella di semplice adolescente ribelle. Il ragazzo ha infatti una volontà di crescere alla svelta, ma non per questo rinuncia all’amore per i genitori e, in particolare, per il fratello minore. La sua è una figura umana, a cui ci si affeziona con facilità.

Oltre a godere di una buona sceneggiatura, l’intero cast di protagonisti riesce a regalare solide interpretazioni.

La regia di Scott Stewart non è memorabile, ma vale comunque la pena di porre l’accento su un elemento. Lo stile registico segue infatti la dualità giorno/notte accennata poco fa: se di giorno i movimenti di camera sono pochi e più puliti, nelle scene notturne assistiamo a passaggi in cui la camera diventa a mano, seguendo in maniera agitata i personaggi nei loro spostamenti fra le stanze della casa.

E’ poi curioso come Stewart, nonostante abbia lavorato a lungo nel campo degli effetti speciali, abbia deciso di ridurre il loro uso al minimo. Scelta, questa, senza dubbio vincente, privilegiando la costruzione di inquietudine con espedienti meno spettacolari. Inoltre, quando viene usata la CGI, essa risulta di qualità piuttosto bassa, per cui il vantaggio è stato duplice.

SPOILER IN QUESTO PARAGRAFO. Il finale è avvilente, senza alcuna nota positiva. Non solo Jesse viene rapito, ma lo sentiamo chiedere aiuto attraverso il walkie talkie, senza alcuna reale speranza di salvezza. Contemporaneamente, Lacy scopre, attraverso dei disegni, che Jesse aveva avuto contatti con gli extraterrestri fin dalla prima infanzia. Sembra di avere assistito a una sconfitta dei Barret su ogni fronte. Ci sarebbe stato qualche modo di evitarlo? Una migliore comunicazione o un migliore clima domestico avrebbero impedito che si verificasse una tragedia? Non possiamo saperlo.

La pellicola non presenta difetti lampanti se non la già citata somiglianza con altre opere horror. Il fatto che pochi anni prima fossero uscite opere come “Insidious” o “Paranormal Activity”, con cui il film presenta alcune analogie, non ha aiutato “Dark Skies” a godere del giusto risalto.

In definitiva, “Dark Skies” è il film che dovreste recuperare se siete alla ricerca di un’opera inusuale a tema “extraterrestri”. Una buona scrittura dei protagonisti e un’ottima costruzione della tensione collaborano alla perfezione nel creare una pellicola che vi terrà con gli occhi fissi sullo schermo. Anche perché, dopo averla vista, avrete paura di rivolgerli al cielo.

Trovate gratuitamente “Dark Skies” nel catalogo di Pluto TV.

Classificazione: 3.5 su 5.