Bentornati su Horror Italia 24! In questo speciale vi parleremo della pellicola che ha glorificato per la prima volta in America il principe delle tenebre: Dracula! Parliamo ovviamente della pellicola diretta da Tod Browning nel 1931. Vi invitiamo a sedervi comodi e godervi la lettura. Il Conte sarà qui a momenti!

Storia del personaggio

La prima trasposizione cinematografica che narra la storia di Dracula è, come detto, quella del 1931 diretta dal regista americano Tod Browning e distribuita dalla Universal Pictures. È chiaro che il film attinga dall’ancor più noto omonimo romanzo di Bram Stoker.

Tuttavia l’invenzione del personaggio letterario non viene attribuita a Stoker ma al medico e scrittore inglese John William Polidori (1795 – 1821). Fu in una sera d’estate del 1816, quando si trovava in villeggiatura presso Villa Diodati in Svizzera con Mary Shelley, suo marito Percy Shelley e Lord Byron, che Polidori scrisse un racconto dell’orrore intitolato “Il Vampiro”, personaggio che egli chiamò Lord Ruthven. Questi aveva la fattezza di un pallido aristocratico dai modi scostanti ed è al racconto di Polidori che, sebbene non godè di grande fortuna, viene consacrato il primato di aver inaugurato questo tipo di figura letteraria, il vampiro gentiluomo, ben diversa invece dai cadaveri succhiasangue posteriori. Altri esponenti di questo genere letterario furono James Malcom Rymer che scrisse dal 1845 al 1847 “Varney il vampiro”; e il celebre scrittore irlandese Joseph Sheridan Le Fanu il quale viene ricordato per aver scritto, fra gli altri racconti del terrore folkloristico nazionale, la novella vampiresca “Carmilla”, la prima a caratterizzare le due figure femminili principali del racconto in termini omoerotici.

E così arriviamo a Bram Stoker che, svolgendo la professione di amministratore personale dell’attore Henry Irving (1838 – 1905), pubblicò nel 1897 “Dracula”, il suo romanzo di gran lunga più riuscito. Precedentemente aveva pubblicato quale racconto ma nessuno degno di nota, tanto che i critici suppongono l’esistenza di una seconda figura che potesse aver revisionato il testo del Dracula che poi ebbe successo .

Ma da dove venne fuori l’aria macabra e assetata di sangue del Conte Dracula che conosciamo oggi? Il merito di Bram Stoker sta infatti proprio nell’aver rielaborato con successo la figura del vampiro di Polidori, svestendola del carattere romantico ed averla poi trasmessa ai posteri in forma immutata, tanto che ancora oggi se diciamo Dracula, la storia e l’autore che ci vengono in mente sono ben precisi. Questo perché egli fu il primo a conoscere l’esistenza del nobile militare romeno Vlad III (1431 – 1477), detto Draculea, ossia figlio del drago, e a sovrapporla a quella del Conte Dracula. Benché infatti la casata di Vlad III fosse incaricata di proteggere il Cristianesimo nell’Europa orientale contro i turchi, i suoi metodi circa il trattamento dei nemici erano alquanto truculenti. È noto infatti come, fra gli altri metodi per giustiziarli, preferisse impalarli.
Nonostante il fatto che Stoker non visitò mai la Transilvania, conosceva molto bene la cittadina di Whitby, sulla costa nord dello Yorkshire, perché ci andava spesso per le vacanze estive. E fu lì che, come ci racconta Michael Barsanti, della Rosenbach Library and Museum di Philadelphia, nel documentario “The Road to Dracula” , Stoker venne ispirato per la stesura di Dracula non solo per aver fatto la conoscenza di Vlad III ma anche perché Whitby è famosa per custodire le rovine di un’abbazia gotica e un cimitero storico. Furono questi gli ingredienti per la storia di Stoker.

Photo credit: Dracula In Whitby, Bram Stoker Was Inspired To Write Dracula By Whitby

Inoltre, come ricorda ancora Barsanti, sulla costa è presente un cimitero di antiche navi mercantili e sembra che Stoker si sia ispirato proprio ad una di queste, la Dmitri ancora oggi arenata sulla spiaggia, per la parte della sua storia in cui il Conte sbarca in Inghilterra a bordo della Demetra.
Si dice anche che lo scrittore irlandese si sia ispirato alla figura del suo datore di lavoro, Henry Irving, per la costruzione del suo personaggio. Il celebre attore inglese infatti aveva preso le parti di ruoli analoghi, come il Mefistofele nel “Faust” e Shylock ne “Il Mercante di Venezia”.

Genesi della pellicola

In realtà, la prima trasposizione cinematografica a portare lo stesso nome del romanzo fu quella ungherese edita nel 1921, di cui però ad oggi non esiste nessuna copia visionabile.

Tuttavia la pellicola del 1931 è quella che fece la storia del cinema americano e mondiale. Il film però non si ispirò direttamente al romanzo gotico ma alla trasposizione teatrale che ne fece lo sceneggiatore irlandese Hamilton Deane nel 1924. Lo script venne poi ripreso da John Balderston che, sotto incarico del Sig. Horace Liveright, gli diede la forma che più o meno venne messa in scena anche per il cinema. Purtroppo Mr. Liveright non si preoccupò di acquistare i diritti cinematografici prima che lo fece la Universal per 40.000 dollari e fu così estromesso da ogni possibile trattativa in merito. Ma questa è un’altra storia, e ne parleremo presto..

Quando nel 1927 avvenne l’introduzione del sonoro, i film cosiddetti “parlanti” erano ancora una novità e molte case di produzione non volevano sbilanciarsi troppo. Anzi, per andare sul sicuro, preferivano riprendere spettacoli teatrali di successo e adattarli per il cinema, cosa che avvenne anche per Dracula . A conferma di quanto esposto, possiamo notare le grandissime differenze esistenti fra il romanzo e il film, nel quale ad esempio viene inserita la figura di R. M. Renfield quale agente immobiliare che si reca in Transilvania per incontrare il fantomatico conte Dracula. Il personaggio è ripreso dalla sceneggiatura teatrale mentre il Renfield del romanzo non fa nulla di tutto ciò; al massimo è già un pazzo zoofago rinchiuso in un istituto di cura quando il Conte approda in Inghilterra.

Possiamo dire che la pellicola si situava nel solco dell’irrazionale e del macabro tracciato precedentemente dai cineasti tedeschi con “Il Gabinetto del Dottor Caligari” (1920), diretto da Robert Wiene; e “Nosferatu” (1921-22), diretto dal celebre Friedrich Wilhelm Murnau, film che ancora oggi alcuni critici sostengono che detenga un primato sulla versione parlata di Browning. Tuttavia Dracula del 1931, pur distinguendosi per l’ineguagliabile scenografia gotica, ben si distacca dal genere espressionista e dalla raffinatezza del tema sviluppato invece in Europa con “Nosferatu”, prediligendo l’horror sbalorditivo che è funto da testo per tutta la produzione successiva.

Comunque, furono due i fattori fondamentali che contribuirono alla realizzazione della pellicola. Il primo fu l’amore per le storie horror di Carl Leammle Jr., figlio dell’omonimo proprietario degli Studios. Fu infatti Jr., nonostante le reticenze del padre, a voler finalizzare il progetto di Dracula nel suo obbiettivo di far emergere la Universal da piccola azienda familiare ad una realtà più grande e strutturata. Il secondo fattore fu l’enorme successo ottenuto dalla rappresentazione teatrale a Broadway e in tutte le più grandi città degli Stati Uniti. Jr. Comprò i diritti dalla vedova Stoker per 40.000 dollari, scelse Paul Kohner come produttore esecutivo, commissionò la sceneggiatura allo scrittore Dudley Murphy e scelse come regista Tod Browning.

Gli altri nomi che hanno fatto la storia di questa pellicola sono: il ceco Karl Freund (1890 – 1969) alla fotografia, celebre per altri lavori come “The Mummy” (1932), “Murders in the Rue Morgue” (1932) e “Mad Love” (1935); l’inglese Charles D. Hall (1888 – 1970) alla scenografia, celebre per aver lavorato a 120 pellicole fra le quali “The Phantom of the Opera” (1925), “The Man who Laughs” (1928), Frankenstein (1931) e “The Invisible Man” (1933); e al trucco Jack R. Pierce, celebre per aver creato l’icona del mostro di Frankenstein e altri.

Difficoltà iniziali e criticità

Non furono pochi gli imprevisti che precedettero la realizzazione di questa pellicola. È lo scrittore e storico del cinema David J. Skal, nel documentario “The Road to Dracula”, che racconta come all’inizio Dracula dovesse essere un film ad alto budget basato sul romanzo di Stoker. Tuttavia, in seguito al crollo borsistico del ’29, la società dovette modificarlo, ripiegando sulla sceneggiatura adattata per il teatro e non potendo scegliere attori di primo piano.

Inoltre per la regia era stato inizialmente scelto il tedesco Paul Leni (1885 -1943), già affermato regista in Germania e ad Hollywood grazie alle pellicole “Das Wachsfigurenkabinett” (1924), “The Man who Laughs” (1928) e “The Cat and the Canary” (1927), che la critica identifica come il vero ponte fra il genere thrilling e quello horror per le sue atmosfere gotiche. Per il ruolo del Conte, la scelta era caduta su Conrad Veidt, celebre attore tedesco che aveva impersonato personaggi del calibro di, fra gli altri, Cesare ne “Il Gabinetto del Dottor Caligari” e Gwynplaine in “The Man Who Laughs”. Purtroppo, il regista morì prima che il progetto iniziasse e, di conseguenza, l’attore non se la sentì di essere diretto da un regista americano a causa dei suoi problemi con la lingua inglese.

Leni e la crew de L’Uomo che ride. Photo credit: https://thelastdrivein.com/2021/05/30/flicker-alley-and-universal-pictures-present-paul-lenis-the-man-who-laughs-1928-the-tortured-smile-hear-how-they-laugh-at-me-nothing-but-a-clown/

A questo punto la scelta dell’attore per il ruolo di Dracula venne affidata al celeberrimo Lon Chaney, “l’uomo dai mille volti” come era solito farsi chiamare dai colleghi e dallo staff a causa delle sue inimitabili doti trasformiste. La regia sarebbe stata seguita invece da Tod Browning che con Lon Chaney aveva già girato il film “The Unknown” (1927). Purtroppo anche qui il destino fu avverso alla famiglia Laemmle in quanto il povero Lon Chaney morì prematuramente per un tumore alla gola. Fu allora che Carl Leammle affidò a Browning l’incarico di cercare l’attore adatto. Dopo aver scartato diverse opzioni, la scelta ricadde sull’interprete che aveva riscosso il gran successo a teatro nello stesso ruolo, Béla Ferenc Dezső Blaskó, esule proveniente dalla città di Lugos in Ungheria. L’uomo che divenne poi noto al mondo come Bela Lugosi (1883 – 1956).

Essendo nuovo ad Hollywood e alla disperata ricerca di un ruolo, per Browning fu anche più facile trattare sul suo compenso rispetto ad altri interpreti. Tuttavia, fu proprio questo film a consacrare l’attore a vampiro par excellence e a scolpire nella storia del cinema horror l’iconografia di Dracula, non solo grazie alla magistrale interpretazione del personaggio ma anche grazie al suo sex appeal e il suo accento straniero. Si dice che, non padroneggiando per nulla la lingua inglese, imparò tutte la battute del copione a memoria!

Come afferma lo storico del cinema horror Gregory William Mank nel documentario “Lugosi: the Dark Prince” , Lugosi era ipnotizzante, era capace di attirare il pubblico dalla sua parte e non aveva nulla di ripugnante, come invece lo era il vampiro di Stoker. Essere un’icona, per lo studioso, non vuol dire solo essere un bravo attore ma soprattutto fare delle magie che riescono ad incantare il suo pubblico. E ancora: “Lugosi in Dracula era il Valentino dell’inferno, era un seduttore. Ha fatto la storia per quanto riguarda l’eroe tragico del cinema horror” .

Nonostante ricosse notevole successo presso il pubblico, la pellicola presenta diverse criticità, a partire dalla regia. È vero che probabilmente Tod Browning era il più quotato a dirigere un film del genere, non in quanto horror (il suo film più famoso infatti, “Freaks” venne prodotto un anno dopo la fine del progetto Dracula) ma perché egli aveva un gusto particolare per gli emarginati, i “diversi” e, a ben vedere, come afferma anche l’autore Ramsey Campbell, Dracula non è da meno. Egli infatti non può vivere normalmente nel mondo ma deve parassitarlo in qualche modo. Egli è infatti tipico del corpus browninghiano:

“Dracula, dopotutto, è il ciarlatano e truffatore definitivo. E’ un seduttore castrato che non può penetrare nel modo consueto; tutta l’energia sessuale è collocata nella sua bocca. Invece di causare una stimolazione, gli incontri ripetuti finiscono per prosciugare e abbattere le sue amanti, che a malapena riescono a ricordare le sue visite. Non consumata nei termini usuali, pure la loro passione presto diviene non-morta”

Altra caratteristica peculiare di Browning è quella di aver girato molti film muti. Alcuni storici del cinema horror, come Scott MacQueen e Lokke Heiss, sostengono che il regista ebbe sempre qualche difficoltà ad adattarsi ai film sonori, forse per timore di una tecnologia di cui non era ancora completamente padrone. Nel suo Dracula infatti non solo troviamo molte scene mute ma anche modi e tecniche del cinema muto tradizionale. Lo stesso Browning, in un’intervista rilasciata al termine del contratto con la Universal riferiva che “l’aggiunta del sonoro può accrescere la suspense ma ritengo che suono e dialogo dovrebbero essere usati con risparmio, forse il 25% suono e il 75 silenzio”.

Come riferisce il critico cinematografico Phil Hardy, a ben vedere, Dracula non può assolutamente dirsi un film propriamente riuscito. Probabilmente in quanto il regista non ebbe la libertà di adattare il film come meglio credeva dato che la Universal aveva già preconfezionato la sceneggiatura adattandola da quella destinata al teatro. Il film infatti risulta incoerente dal punto di vista stilistico e in certi punti la regia sembra completamente assente. I venti minuti iniziali sono, come scrive il critico, superbi ed estremamente suggestivi. Dopo però il film perde mordente, inendo in sequenze troppo dialogate, statiche e noiose, con l’interpretazione di Lugosi che si fa sempre più affettata e teatrale . Come riferisce l’attore David Manners, che interpretava John Harker nel film, questo forse può essere attribuito al
fatto che, essendo Browning anche il produttore del film, era quasi sempre assente dal set, preso da altre faccende e dal ritardo accumulato per le riprese. Per questo motivo il direttore della fotografia Karl Freund prese le redini della regia, gestendo gli attori nella maniera migliore che poteva.

Molto diversa invece sarà la stessa pellicola girata però per il pubblico californiano di lingua spagnola. Sempre sotto l’egida della Universal Pictures, con un cast completamente ispanofono seguito dalla regia dell’americano George Melford, il film veniva girato di sera, dopo le riprese della versione inglese. Nel cast spiccarono l’attore Carlo Villarias nei panni del Conte e Lupita Tovar nelle vesti di Lucy. La pellicola si distingue soprattutto per un più sapiente uso della telecamera mobile, regalando agli spettatori sequenze sicuramente più movimentate e costruite rispetto alla versione inglese. Guardate ad esempio la sequenza di quando Dracula si presenta per la prima volta a Renfield da sopra la scalinata del castello.

Dracula 1931 Lugosi

Conclusioni

La critica non fu entusiasta del film, affatto. La Motion Pictures Producers and Distributors Association ricevette numerose lamentela su Dracula. Una nota diceva: “non riesco a riconoscere nulla del moralmente valido in questo film. L’autore deve avere una mente distorta e non riesco a capire le motivazioni di questo prodotto” . Un’altra denunciava il film come: “disordinato e spaventoso, anormale, disumano e inutile” . Altri ne ravvisavano un pericolo sociale: “i suoi particolari follemente orribili mostrati a milioni di bambini impressionabili e ad adulti già sfiniti dall’umana miseria, produrranno una quantità di danni incalcolabile” . Altri ancora scrivevano che: “dovrebbe essere ritirato dalle proiezioni pubbliche, poiché i bambini, i deboli di mente e tutte le classi assistono indiscriminatamente al film”.

Nonostante il malcontento di alcuni, il film riscosse un successo clamoroso e, come afferma il critico cinematografico Kim Neuman, con Dracula nasce il cinema horror americano. Come già accennato, altri film si erano già posti sulla falsariga del genere horror ma risultavano più dei thriller che mescolavano tematiche horror, come il film “The Cat and the Canary” nella sua versione teatrale e in quella cinematografica, a tematiche noir e poliziesche. Il tema soprannaturale presente nella pellicola veniva poi risolto alla fine spiegandolo attraverso l’espediente umano, ovvero una macchinazione del criminale di turno. Il merito di Dracula invece sta proprio nell’aver escluso completamente il tema umano dalla trama che invece resta completamente in balia di temi soprannaturali e occulti.

Il film, oltre che consacrare Bela Lugosi come iconografia vampiresca, ispirò non solo moltissime altre pellicole che esploravano il tema dei vampiri ma anche scrittori e scrittrici in tutto il mondo. Nel 1976, ad esempio, la celebre scrittrice americana Anne Rice pubblica il suo romanzo “Intervista col Vampiro” facendo riemergere questo personaggio romantico e maledetto dopo anni di decadenza. Il successo anche qui fu enorme e la scrittrice pubblicò altre storie sullo stesso tema come “The Vampire Lestat” (1985) e “La Regina dei Dannati” (1988). Negli anni ’80 purtroppo la figura del vampiro iniziò a connotarsi negativamente anche nella cultura pop in quanto il sangue che queste figure succhiavano dai corpi delle persone richiamava il tema delle malattie ematiche o a trasmissione sessuale.

Le pellicole horror successive con lo stesso titolo in realtà non furono molte. Menzioniamo questa del 1931, il suo corrispettivo ispanofono, una versione molto più sexy e romantica del 1979 con Frank Langella ma anche, dello stesso anno, “Nosferatu, il principe della notte” diretto da Werner Herzog, remake dell’omonima pellicola di Murnau. Citiamo inoltre la versione di Francis Ford Coppola del 1992, che vede anch’essa un Conte Dracula estremamente romantico; “Dracula Untold” (2014) diretto da Gary Shore; ed infine l’ultimo e tanto acclamato “Nosferatu” (2024) di Robert Eggers, che riscrive il racconto in chiave estremamente gotica e folkloristica.

Per quanto riguarda invece le pellicole ispirate alla progenie di Dracula, ce ne sono innumerevoli e possiamo citarne alcune fra le più importanti: “Dracula” (1974) di Andy Warhol, “The Hunger” (“Miriam si sveglia a mezzanotte”, 1983) di Tony Scott, il famoso “Near Dark” (“Il Buio si avvicina”, 1987) di Kathryn Bigelow, “Martin” (1977) diretto da G. A. Romero, “The Addiction” (1995) di Abel Ferrara, “Habit” (1997) di Larry Fessender e il mitico “Vampires” (1998) diretto dal maestro John Carpenter.

Dracula è sicuramente il personaggio immaginario più conosciuto in assoluto di tutti i tempi. Anche chi non ha letto il libro o visto il film sa benissimo di chi si tratta. E questa che avete letto è la storia della pellicola che ha consacrato ufficialmente il personaggio nella Hall of Fame dei mostri di Hollywood.

a cura di Edvard Walden

Bibliografia
Bram Stoker, Dracula, L’ippocampo, Milano 2024
Dario Argento, Mostri & C., Enciclopedia Illustrata del Cinema Horror e di Fantascienza, Anthropos, Roma 1982
David J. Skal, The Monster Show, Storia e cultura del cinema horror, Cuepress, Imola 2020
Luigi Cozzi, Il Cinema Horror, Storia e Critica, Profondo Rosso, Roma 2018

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