Uscito l’anno scorso in Corea del Sud e vincitore dello Special Jury Award al Sitges Film Festival 2024, Exhuma (in Italia La tomba del diavolo) è finalmente disponibile su Prime Video, nei canali Far East Channel e Midnight Factory. Il lungometraggio è il terzo lavoro di Jang Jae-hyun. I suoi due precedenti, The Priests (2015) e Svaha: the sixth fingers (2019) avevano un taglio commerciale ed hanno ricevuto una buona accoglienza, ma mai come Exhuma: il film ha raccolto un enorme successo nel paese sudcoreano, diventando il più visto dell’anno (battendo persino gli incassi di Dune) e il sesto più redditizio della storia del cinema locale.

Trama

Una ricca famiglia coreano-statunitense è afflitta da una maledizione, e nel momento in cui questa sembra coinvolgere il loro neonato si affrettano a farsi aiutare da una giovane sciamana (Kim Go-eun) e un esperto di esumazioni e geomante (Choi Min-sik, Oldboy). La soluzione sarebbe infatti spostare la salma di un loro antenato dal suo originario luogo di sepoltura tramite un rituale. Una volta sul posto, gli sciamani capiscono la gravità della situazione: la tomba è situata sul confine tra la Corea del Nord e la Corea del Sud, un luogo ricco di significati per la cultura locale…

Un terreno scivoloso per noi occidentali basic

C’è un punto che va messo in evidenza prima di tutto: Exhuma per noi occidentali può risultare un po’ complesso. É colmo di tradizioni che possiamo solo assaggiare, elementi simbolici che possiamo provare a capire con l’intuito, ma ci sono molti passaggi che il film non spiega. La causa risiede nel fatto che alcune cose vengono date per scontate, ma è anche potenzialmente normale scontrarsi con degli ostacoli quando un film si basa molto su una cultura ricca come quella orientale.

Il folklore coreano e i rituali sciamanici

Per darci una mano però possiamo fare chiarezza su alcuni punti (senza spoiler).

Il rituale sciamanico nella cultura coreana è chiamato “kut”. Si tratta di pratiche che si svolgono in un contesto comunitario e coinvolgono canto, danza e riti per comunicare con gli spiriti e ottenere guarigione, o risolvere problemi. Sono profondamente radicati nella tradizione religiosa coreana e sono spesso guidati da “mudang”, cioè sciamane (che oggi rappresentano anche una forma di resistenza ed emancipazione femminile).

Ci sono anche degli oggetti che sono di uso comune nei kut: la carta bianca, i siru (pentole per la cottura a vapore), gli anelli al naso per le mucche, l’albero di ricino spinoso, il danji (vaso di terracotta) e il cavallo di metallo, tutti con significati simbolici e rituali.

La pratica dell’esumazione invece non è particolarmente frequente nella cultura moderna ma lo è stata nella tradizione antica: si basa sulla credenza che la tomba possa influenzare il benessere dell’anima del defunto. Una tomba non favorevole può causare un “han” nell’anima, portando a disturbi familiari o a disgrazie. Ed ecco che prende forma l’importanza della figura del geomante.

Nella cultura coreana la geomanzia, o pung-su, è una pratica antica che si occupa dell’armonizzazione dell’ambiente costruito con le forze naturali. Questo concetto normalmente sarebbe distinto da quello del feng shui cinese, ma nel film le due cose sembrano sovrapporsi.

Exhuma – la tomba del diavolo, si vede, è un prodotto di grande qualità. La trama è interessante e la narrazione è praticamente divisa in due parti: la prima più in stile thriller investigativo; la seconda dedicata all’occultismo e agli elementi horror. Punti a sfavore la durata e alcune sequenze leggermente lunghe, che rallentano il ritmo narrativo. Lo scoglio delle tradizioni tipiche coreane non aiuta, molti elementi e significati risultano incomprensibili; ma in effetti è questo stesso elemento che ci fa immergere nella profondità delle tradizioni di una cultura diversa, regalando una suggestione che potrebbe incuriosire.

Classificazione: 3 su 5.

Se ti è interessato questo articolo, leggi anche → Old Boy, il cult movie coreano sulla vendetta