8 giugno 1987: al Fantafestival, il festival italiano della fantascienza e del fantastico tra i più importanti a livello mondiale, viene proiettato uno di quei film destinato a diventare cult assoluto dell’horror e del body horror. Sto parlando di From Beyond – Terrore dall’ignoto (1986), diretto da Stuart Gordon.

Se pensiamo che quello stesso anno Gordon, durante lo stesso festival, aveva vinto con il film Dolls il premio per i migliori effetti speciali e l’anno prima il suo Re-Animator si era aggiudicato il titolo di miglior film, capiamo quanto questo regista fosse sulla cresta dell’onda, destinato a diventare uno dei maestri del b-movie di genere e, soprattutto, dell’horror lovecraftiano, forse l’unico a essere stato in grado di portare sul grande schermo gli orrori fisici e metafisici del maestro H. P..

Trama

Il fisico dottor Edward Pretorius (Ted Sorel) e il suo assistente Crawfford Tillinghast (Jeffrey Combs) hanno realizzato un macchinario rivoluzionario: il risuonatore elettronico, in grado di stimolare la ghiandola pineale fino al risveglio del mitico Terzo Occhio, che consentirebbe di guardare oltre la dimensione umana. L’esperimento però non fa altro che aprire una porta verso una dimensione parallela dove risiedono terribili creature inconsapevoli, fino a quel momento, degli esseri umani. Indagheranno sugli effetti di questa scoperta il poliziotto Buford ‘Bubba’ Brownlee (Ken Foree) e la dottoressa Katherine McMichaels (Barbara Crampton).

Gordon, Yuzna e il cinema lovecraftiano

Partiamo dall’inizio: 1985, Stuart Gordon scrive e dirige il suo primo lungometraggio Re-Animator, trasposizione del racconto di Lovecraft Herbert West, rianimatore. A produrre c’è l’amico Brian Yuzna mentre nel cast spiccano Jeffrey Combs e Barbara Crampton. Re-Animator si rivela un piccolo capolavoro e l’anno successivo la coppia Gordon/Yuzna decide di dedicarsi a un nuovo progetto legato alle opere del Solitario di Providence. Si siedono quindi al tavolo e insieme a Dennis Paoli tirano fuori la sceneggiatura di From Beyond, ispirato all’omonimo racconto dello scrittore americano.
Il film viene girato in Italia con due lire, alla regia è Gordon mentre Yuzna fa da produttore esecutivo e Combs e la Crampton si ritagliano il posto da attori protagonisti. Gli ingredienti ci sono tutti e il secondo film di Gordon si rivela un cortocircuito.

Il mondo letterario lovecraftiano però non si piega facilmente alla macchina da presa. O lo si guarda come ispirazione (pensiamo a quel che ha fatto John Carpenter con Il seme della follia) o lo si traspone in maniera didascalica rischiando il disastro. Gordon e Yuzna, d’altro canto, hanno sempre avuto le idee chiare: per loro il segreto sta nel mettere in scena gli elementi più evidenti dei racconti di Lovecraft, ma affiancandoli a quel che l’autore nei suoi racconti non dice. Con Re-Animator prima e From Beyond subito dopo, si decide quindi di non rappresentare l’informe Altrove ma gli effetti dell’Altrove sul mondo fisico, sulla carne e sulla mente umana. I corpi che Gordon mette in scena saranno quindi ammassi amorfi di carne che mutano costantemente, che si fondono, che collassano, che divorano e si divorano. Ma quel che rende il suo film un capolavoro del new horror anni ‘80 è la scelta di sviluppare, parallelamente all’orrore fisico, quello metafisico dando peso visivo a tutto quello di cui Lovecraft accenna o addirittura tace nelle proprie opere.

Il male dall’altrove, il male attorno a noi

From Beyond parla del male. Quel male che è attorno a noi ma invisibile all’essere umano, un po’ come i mostri che i protagonisti del film scoprono. Quelle creature sono sempre state lì, anche se non ci siamo mai accorti di loro come loro non si sono mai accorte di noi. Ma che succede se il nostro terzo occhio a un tratto si apre e la nostra percezione viene amplificata? Beh, in quel caso la nostra vera essenza si svela, il sipario si alza e la realtà si rivela nella propria interezza. Noi ci iniziamo a specchiare nell’abisso e l’abisso finalmente comincerà a specchiarsi in noi. Per gli esseri umani non vuol dire altro che liberarsi dai propri vincoli: quello della razionalità, dell’etica e della morale, elevandosi dai concetti di giusto e sbagliato. Il male appunto, nella sua concezione più atavica.

In From Beyond questa “liberazione” coincide tanto con l’annullamento della forma fisica e mentale nel senso più materiale, quanto con la liberazione sessuale. Ma la liberazione da questi vincoli, che potrebbe coincidere con la liberazione dai nostri tabù, può voler dire anche la più totale perdita di controllo.

Curioso quindi che nel film a fare la scoperta del secolo siano due scienziati, visto che la scienza stessa dovrebbe essere sinonimo di controllo. L’esperimento di Pretorious e Tillinghast, però, sfugge al controllo dei due fisici, aprendosi all’irrazionalità. Nel momento stesso in cui l’Altrove inizia a penetrare nella nostra realtà, avviene la presa di coscienza definitiva, ovvero quella dell’irrazionalità del tutto. É a quel punto che l’essere umano si rivela per ciò che è. E come mostrare tutto questo se non attraverso la metafora sessuale?

L’horror e il sesso in From Beyond

From Beyond è uno di quegli horror che ci rivela quanto questo genere abbia in comune con quello pornografico. Sul tema, decenni dopo, Ti West ci imbastirà un’intera trilogia ma quelli di Gordon erano gli anni ‘80, altri tempi, e l’opera sua e di Yuzna si rivelò sicuramente progressista nel modo di affrontare certe tematiche e di metterle in scena. Molte sequenze body horror sono state gestite come quelle di un film hard, ma al regista non interessa nulla del realismo e per lui il sesso assume sfumature terrificanti nel momento stesso in cui non è più simbolo di condivisione consenziente ma di oggettivizzazione, più simile allo stupro che a un rapporto.

I corpi, in questo film, vengono violati e addirittura divorati. E nel momento stesso in cui ciò accade, a farlo non sono più esseri umani ma veri e propri mostri. Incredibile che i protagonisti di questa trasformazione siano tre scienziati che, minuto dopo minuto, si ritrovano cristallizzati in un triangolo di perversione e orrore, con il dottor Pretorius che sfrutta la scienza in un atto liberatorio della propria impotenza e delle proprie perversioni (fino a quel momento tenute segrete in una stanza della sua villa) mentre il dottor Tillinghast trasfigura la propria (a)sessualità intellettuale in atti cannibalici e la dottoressa McMichaels libera la propria sessualità repressa fondendola/confondendola con la propria libertà di scienziata. E se ci soffermiamo sul personaggio interpretato da Barbara Crampton, possiamo notare come il suo atteggiamento scientifico venga criticato e considerato amorale proprio da un’altra donna, la dottoressa Bloch (Carolyn Purdy-Gordon), quasi divenisse metafora di una sessualità che il genere femminile si convinceva a dover reprimere.

La trasfigurazione del gotico

Stuart Gordon, coadiuvato da Yuzna, mette in scena l’orrore in maniera assolutamente libera. Nel suo secondo lungometraggio fa un passo in avanti persino rispetto a Re-Animator. É egli il primo a liberarsi di qualsiasi limite imposto o autoimposto nel creare un film assolutamente avanti rispetto ai tempi.

Il suo modo grandguignolesco di mettere in scena i corpi nella loro mostruosità porta a momenti di pura perversione dall’incredibile impatto visivo. Ed è innegabile che questo avvenga attraverso uno stile della messa in scena assolutamente classico. Gordon veniva (come tanti altri registi dell’epoca) dalla scuola di Roger Corman e la capacità di mettere in scena il perturbante si rivela assolutamente in linea con la tradizione horror anni ’60 e ’70, con evidenti riferimenti al cinema gotico, soprattutto attraverso l’uso di campi e controcampi che aumentano la suspense e movimenti di camera che seguono le architetture interne o fotografano quelle esterne.

Tutto ciò si fonde alla perfezione con la decostruzione della carne ma anche della psicologia dei personaggi, con quel costante senso di disgusto che si ottiene indugiando sui particolari, che si tratti di un corpo scarnificato, di disgustose dita che strisciano sul corpo come lumache o del cibo che i personaggi preparano e mangiano in un atroce parallelismo con corpi divorati e cervelli succhiati. Potremmo addirittura pensare che From Beyond sia un film in grado di trasfigurare il genere gotico partendo proprio da quest’ultimo (le prime scene nella villa sono emblematiche in tal senso) divenendo quindi esempio di rivoluzione e innovazione del genere tipica di quegli anni.

Conclusioni

Non solo gli attori si rivelano irresistibili in questo film, a partire dai già citatissimi protagonisti. Fantastico è anche il trucco di Bruce Barlow e Mark Shostrom, perfetti gli effetti speciali artigianali e le scenografie messe in piedi da Giovanni Natalucci (parte del cast tecnico era italiano, dato che il film era stato finanziato da Dino DeLaurentis e girato in parte a Roma) o la fotografia spesso virata sul rosso di Mac Ahlberg, ma soprattutto incredibili le musiche di Richard Band (fratello del mitico Charles) che con la sua colonna sonora vinse il premio per la migliore colonna sonora originale al Sitges – Festival internazionale del cinema della Catalogna.

Da lì in poi la collaborazione tra Stuart Gordon e Brian Yuzna divenne storica e solida e tutt’ora i due vengono considerati tra i migliori nel trasporre la narrativa lovecraftina al cinema. Si vede che entrambi hanno letto, studiato, amato e assimilato Lovecraft. Ma la potenza di un film come From Beyond resta iconica. Pochi film sono in grado, tutt’oggi, di trasmettere una tale sensazione di disagio, paura e turbamento. Persino repulsione. Per me è e resta un capolavoro da riscoprire.

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