Dal 27 febbraio arriva nelle sale italiane Heretic, una coproduzione A24, distribuito in Italia da Eagle Pictures. Dietro la macchina da presa e alla stesura del copione ci sono Scott Beck e Bryan Woods, sceneggiatori di A quiet place (2018), The Boogeyman (2023) e 65 (2023). Un ritorno all’horror religioso con Hugh Grant che per questa volta lascia da parte il suo caratteristico lato rom-com per abbracciare un ruolo opposto e per il quale ha avuto una nomination ai Golden Globes. Non è però la prima volta che l’attore britannico si cimenta nel cinema di genere, nel 1988 appare ne La tana del serpente bianco di Ken Russell. Accanto a lui Sophie Thatcher (Companion, The Boogeyman, Maxxxine) e Chloe East (The Fabelmans, Generation).
La trama
Due giovani missionarie mormone (Sophie Thatcher e Chloe East) finiscono intrappolate nella casa di Mr. Reed (Hugh Grant), un uomo che non sembra condividere appieno il concetto di fede come tanti lo conoscono. Le due ragazze, inizialmente convinte di intrattenere una normale conversazione sul loro credo, si trovano faccia a faccia con un macabro gioco di manipolazione mentale che metterà in discussione la loro posizione.

L’arte di predicare (e di saperlo fare)
Quando Sorella Barnes (Thatcher) e Sorella Paxton (East) bussano alla porta di Mr. Reed (Grant) hanno grandi aspettative. Durante il tragitto verso casa sua riflettono sui tanti aspetti dell’essere delle giovani credenti, soprattutto su quanto fatichino a trovare un loro posto in una società basata su pregiudizi e invidia. Appena Mr. Reed le accoglie nella sua umile dimora con quell’aria tanto solare e affascinante quanto goffa – come Hugh Grant appare nella maggior parte dei suoi ruoli – le ragazze esplorano con lo sguardo quel salotto poco illuminato. L’occhio della camera si posa per un istante su un quadretto con una scritta ricamata a mano, “Bless this mess“, “benedici questo casino”. Uno dei tanti momenti volutamente ironici della pellicola. Barnes e Paxton iniziano con il porre le loro domande. Le interruzioni di Mr. Reed si fanno sempre più frequenti.
Le due giovani missionarie non si rendono conto che il gioco è già iniziato. Reed si mostra abile nel manipolare le loro menti attraverso semplici gesti (portare il vassoio con le bevande e la candela profumata ai mirtilli) o frasi che all’apparenza non sembrano nascondere qualcosa di ambiguo. Le domande che lui fa alle Sorelle sulle loro esperienze di vita e poi sulla religione, averle avvertite che nei muri della casa c’è del metallo. Tutto è studiato a tavolino e collegato ad una sola e unica domanda su cui si fonda il tema principale della pellicola: “Qual è l’unica vera religione?“.

Credere o rifugiarsi in qualcosa per sfuggire al dolore?
Da questa domanda inizia la discesa nell’io profondo delle due missionarie. E il pubblico con loro, sequenza dopo sequenza è chiamato a riflettere: credere o rifugiarsi in qualcosa per sfuggire al dolore?
Con grande maestria Heretic rende partecipi di un viaggio alla riscoperta di sé stessi, di quante cose si accettano per compiacere gli altri e quante altre invece si tengono nascoste per non deludere chissà chi.
Reed non perde tempo, anzi lo sfrutta al meglio per inscenare questa sua corsa alla verità assoluta.
L’eretico per lui non è chi mette in dubbio dei dogmi di fede ma chi dice di credere mentendo a sé stesso (quello che lui pensa sia il caso di Sorella Barnes e Sorella Paxton, che invece smentiscono). Secondo lui, “I testi sacri sono iterazioni mitologiche di storie che gli antichi si sono tramandati per secoli”. La storia di Gesù non sarebbe altro, quindi, che una “copia” di altre storie di divinità differenti.
Da questo punto in poi è ALLERTA SPOILER!
Religione e capitalismo: due facce della stessa medaglia?
A sostegno della sua (ossessiva) tesi, Mr. Reed inscena un monologo che si regge da sé anche estrapolato dal resto del film per la sua struttura logica. I tre testi sacri di cristianesimo, ebraismo e islam – Bibbia, Torah e Corano – equivarrebbero ognuno a una versione diversa del celebre gioco da tavolo Monopoly. Il primo vero Monopoly corrisponde alla Bibbia da cui poi sono derivati gli altri (Torah e Corano). “La religione è una farsa come questi giochi capitalistici”. Insomma, Reed sembra proprio strizzare l’occhio alla celebre tesi di Marx “la religione è l’oppio dei popoli“. Secondo il filosofo tedesco infatti la religione è “il frutto illusorio di una società malata” al quale le masse si rivolgono per crearsi un mondo artificiale in cui rifugiarsi per sopravvivere al mondo reale. Non a caso, quindi, il quadretto con scritto “Bless this mess”.

Inoltre, nella locandina del film le due pedine di legno, che rappresentano le due missionarie, e la mano di Mr. Reed protesa verso esse danno un messaggio interessante. Le stesse pedine tornano quando Reed parla del Monopoly o quando lui sposta quelle presenti nel grande plastico di casa sua. Da qui la visione della religione anche come strumento di controllo, di manipolazione dei pensieri.
Heretic è una critica sfacciata e satirica all’ipocrisia di chi si definisce credente. Hugh Grant, eterno romantico, qui ci mostra un uomo ossessionato e disturbato dall’idea che due giovani missionarie si facciano portatrici di un messaggio che, secondo lui, non gli appartiene sul serio. Il montaggio scandisce ogni momento di suspense, inquadratura dopo inquadratura. Tra le due interpreti Sophie Thatcher rimane la più magnetica, forse per il suo fare un po’ da “final girl”. Una sorta di Squid Game a tema religioso in cui si è chiamati a fare i conti con le proprie verità sepolte.
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