Dopo l’Oscar per Parasite nel 2020 Bong Joon-ho non aveva più fatto parlare di sé, fino a che la collaborazione con Robert Pattinson non ha suscitato il nostro interesse. Mickey 17 è un adattamento cinematografico del romanzo “Mickey 7” scritto da Edward Ashton nel 2022, e si aggiunge alla lista dei film tramite cui il regista esprime una forte critica sociale: dopo gli allevamenti intensivi in Okja e la forte disparità tra ranghi sociali in Parasite, andiamo a parlare degli standard in cui la società si aspetta che rientriamo. Nel cast anche Naomi Ackie, Steven Yeun, Toni Collette e Mark Ruffalo.

Trama

Mickey Barnes è un ragazzo senza particolari talenti in un futuro in cui l’umanità, distrutta dalla crisi climatica, ha iniziato a colonizzare nuovi pianeti. Insieme al suo amico Berto (Steven Yeun), cerca di allontanarsi dalla Terra a causa di alcuni debiti che i due non possono saldare. Non sapendo in che categoria potrebbe rientrare tra quelle utili per contribuire alla costruzione di una nuova era sul pianeta
Niflheim, Mickey si propone per il ruolo di Sacrificabile, ma senza aver letto bene le condizioni da accettare.

La libertà di non avere talento

Mickey è un personaggio molto diverso dal solito. É gentile, è tranquillo, sa adattarsi. Ma non è intelligente, non è furbo, non è speciale. Non ha interessi particolari né è bravo in qualcosa di specifico. Ed è contro ogni intuizione che scopriamo che forse è molto più probabile rivedersi in una figura come quella di Mickey, che in qualche eroe con specialissimi poteri o con coraggio indescrivibile. Oltre a muovere questo passo verso lo spettatore, la critica di Joon-ho inizia ad affiorare: qual’è il posto di un ‘Mickey’ in un mondo di incasellamenti e categorie?

Una società in cui incasellarsi

Viviamo in un mondo fatto di bivi e di scelte, che più sono convinte e precoci, più ripagano con merito e successo. Ma la vita spesso offre piani diversi da quelli semplici e lineari, e in questi casi le persone come Mickey si sentono come dei mattoncini stondati in un mondo di Tetris. La tendenza della società è quella di sottovalutare e screditare le menti divergenti, i multi-potenziali, gli indecisi, gli artisti, e chi più ne ha più ne metta. Ecco: è come se il compito di Mickey fosse quello di mostrare che il nostro valore come persone non è dettato dall’essere speciali o bravissimi in qualcosa, per essere visto. Forse addirittura basta essere dotati di semplice buonsenso per sentirsi degni di vivere e darsi valore.

-DA QUI SPOILER-

La divisione della personalità

Come meglio rappresentare un conflitto interiore se non con un effettivo sdoppiamento della persona? I due lati contrastanti che convivono in Mickey in questo modo possono vivere di vita propria, essere estremizzati e mostrati completamente, facendoci riflettere su quanto le dualità facciano parte di noi, convivendo quotidianamente nella nostra integrità. Chi poteva aspettarsi che un involucro semplice e dolce come Mickey potesse sviluppare tutta quella rabbia repressa, tutto quel sentimento di rivoluzione, tutta quella voglia di violenza? L’ aggressività che ci fa inizialmente sprezzare Mickey 18 è contraddistinta invece da un sentimento valido, cioè la rabbia contro una società ingiusta e contro un orribile uso (e abuso) di potere. La stessa di cui Mickey 17 alla fine cerca di riappropriarsi chiedendosi “cosa farebbe 18?”. Ed è in quel momento di accettazione e reintegrazione delle sue parti di sé, che “Fuck off” è la grande risposta finale.

Il personaggio di Nasha

Anche la rabbia di Nasha in fondo si merita una lode: la sua intollerabilità totale verso le ingiustizie è la stessa caratteristica che ci mostra il suo personaggio come violento all’inizio del film e un membro fondamentale di una comunità equa alla fine. Una nota speciale per la sua espressione di amore incondizionato. Una cosa veramente dolce e da prendere come esempio.

Il film è dolcissimo, divertente, riflessivo. Robert Pattinson si riconferma come strabiliante, il lavoro che ha fatto sul personaggio è impeccabile, e anche il resto del cast dà decisamente il meglio di sé. Bong Joon-ho ci regala di nuovo un mosaico di sfumature in cui il concetto della valorizzazione della semplicità ha la capacità di donarci qualcosa che questa società ci ha sempre negato.

Classificazione: 4.5 su 5.

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