44 anni oggi per il regista statunitense Mike Flanagan: fin dagli esordi una carriera dedicata totalmente al cinema e alla serialità di genere, Flanagan si specializza in adattamenti dalla letteratura horror fornendone una sua personalissima visione senza temere di andare oltre.

Bio

Nato a Salem il 20 maggio del 1978, Flanagan sin da giovane si mostra interessato alla settima arte: fin dalle prime esperienze scolastiche si appassiona al teatro e prende parte a diverse associazioni studentesche di creativi. Infine si laurea in Electronic Media & Film alla Towson University, e qui inizia a realizzare i primi cortometraggi studenteschi autoprodotti.

Per inseguire il grande sogno del cinema si trasferisce dopo la laurea a Los Angeles, dove inizia a svolgere i primi lavori nel settore, principalmente come montatore per programmi prettamente televisivi.

Il 2005 è l’anno della sua prima piccola grade svolta: scrive e dirige il cortometraggio Oculus: Chapter 3 – The Man with the Plan, progettato come il primo di una serie antologica che avrebbe dovuto avere al centro dell’intreccio uno specchio infestato. Il corto riscuote diversi consensi e qualche anno dopo, grazie ad una raccolta fondi realizzata tramite una piattaforma di crowd funding, produce il suo primo lungometraggio: Absentia.

Da questo momento in poi la carriera di Flanagan prende il volo.

Filmografia

Dopo Absentia, il primo lungometraggio di Flanagan col quale si proietta nell’industria holliwoodiana è Oculus (2013) – tratto proprio dal suo cortometraggio del 2005.

Una drammatica vicenda familiare che si consuma su due linee temporali e vede come protagonisti due fratelli alle prese con l’oggetto maledetto e i drammi del loro passato.

Tre anni dopo, nel 2016, Flaganan torna sul grande schermo con un’altra storia originale: Somnia – Before I Wake.

Anche qui il regista sceglie di legare ad una vicenda familiare tremendamente drammatica, una madre che perde il figlio piccolo, ad un elemento sovrannaturale: i sogni e gli incubi del piccolo protagonista infatti prendono vita. Somnia è un film ricco di azione e elementi horror sorprendenti, ma non perde mai di vista il vero dramma della storia: quello dell’animo.

Lo stile di Flaganag, e la sua passione per le vicende familiari legate al sovrannaturale che funge da elemento per scovare i sentimenti più profondi e proibiti del “naturale”, comincia a delinearsi.

Nello stesso anno Flanagan firma la regia di altri due progetti: Hush, un thriller horror e Ouija – le origini del male, dove riporta in scena una storia ricca di elementi classici.

Il 2017 è un altro anno fondamentale per la carriera del regista, ormai avviato all’interno del genere horror e conosciutissimo sul mercato. In quell’anno infatti, Flaganag lavora al suo primo adattamento: Il Gioco di Gerald, dal romanzo di Stephen King: la storia di Jesse, una giovane donna sposata con Gerald, che a causa di un casuale incidente si trova a dover passare molto tempo da sola legata al suo letto, alla mercé dei demoni del mondo esterno e – soprattutto – del suo passato. Anche qui Flanagan ci porta all’interno dell’evoluzione e della crescita della donna che ripercorre nel presente i drammi che hanno coinvolto lei e la sua famiglia nel passato.

Con questo film Flanagan, oltre ad iniziare un prolifico rapporto con la super-piattaforma Netflix, inizia a specializzarsi negli adattamenti. Due anni più tardi infatti, nel 2019, il regista lavora nuovamente ad un adattamento di King portando sul grande schermo un progetto molto grande e rischioso: Doctor Sleep, l’accesissimo sequel di Shining che ci mostra Danny (Ewan McGregor) affrontare le conseguenze del suo passato e la convivenza con le sue doti nell’età adulta.

Flanagan e la serialità

Nel 2018 il regista torna sulla piattaforma streaming più famosa di sempre reduce del successo de Il Gioco di Gerald, e lo fa con un altro celebre adattamento, stavolta seriale: Hill House. Tratta dallo storico e “pluri adattato” romanzo di Shirley Jackson, The Hunting of Hill House trasforma la storia della casa infestata più famosa della letteratura, e lo fa senza temere le conseguenze: la storia infatti viene ripresa dalle “fondamenta” della sua struttura e rimescolata per dar vita ad un racconto familiare che si concentra sui rapporti umani dei loro protagonisti.

Ancora una volta gli elementi sovrannaturali fungono da innesco, da motore per trascinare lo spettatore all’interno di un dramma che va ben oltre la paura di uno spettro, ma si insidia all’interno dei rapporti e degli equilibri che rendono una famiglia tale, mostrandoci la vera pericolosità che imperversa quando quegli equilibri fondamentali vengono distrutti.

Il lavoro seguente, sempre per Netflix e sempre a tema hunted house è The Hunting of Bly Manor, che prosegue in maniera antologica il racconto del regista sulla tematica case infestate.

Nel 2021 il regista affronta la sua ultima fatica seriale: Midnight Mass, da lui scritto ideato e diretto.

Stavolta Flanagan ci porta in un’ambientazione unica e da lui mai affrontata fino ad ora: Crockett Island, una piccola isola alla quale il protagonista fa ritorno per fuggire da ciò che infesta i suoi ricordi. Qui ritroverà la sua famiglia e il suo retaggio percorrendo fisicamente quei luoghi che erano stati per lui al contempo gioia e catene. A Crockett Island però oltre al suo passato, ad attendere lui e tutti i suoi abitanti stavolta c’è una minaccia che si nasconde nell’oscurità.

Dalla nutrita filmografia del regista si evince come sia per lui fondamentale non solo affiancare agli elementi sovrannaturali i drammi interni e umani dei protagonisti, ma anche come per lui l’elemento horror stesso abbia la funzione di sviscerare il vero terrore che tormenta i personaggi: quello interno. Così le famiglie e i legami che popolano l’universo di Flanagan si uniscono per una battaglia contro il Male per cercare di portare alla luce il bene che nasce da dentro di loro. Forse ciò che rende davvero speciale le opere – sia originali che adattate – del regista, è proprio la sua capacita di trasportaci all’interno di un conflitto che trascendere il sovrannaturale diventando familiare e che è, in realtà, comune a tutti noi.