Arrivato on demand il terzo film del Twisted Childhood Universe: Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è convince più dei precedenti

Quando un paio d’anni fa, il pazzo regista inglese Rhys Frake-Waterfield (poco più che trentenne) decise di acquisire i diritti ormai pubblici di Winnie the Pooh per farci uno slasher, molti parlarono di puro trash. Eppure il progetto, sotto la sua piccola major (Jagged Edge Productions) si ingrandì fino a diventare un perverso universo condiviso. Dopo il simpatico orsetto, protagonista anche del sequel del 2024, adesso tocca a Peter Pan. Anche qui la storia viene stravolta per creare un horror sporco e malato, con un tocco thriller, che ci farà dimenticare la favola che tutti noi conoscevamo.

Riscrivere le favole con un pizzico di sadismo

La scelta di creare un vero universo condiviso lo comprendiamo in Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è, perché per la prima volta ci allontaneremo dal Bosco dei 100 Acri ma l’ambientazione rimarrà sempre la cittadina di Ashdown. Il senso di continuity sarà appagato da alcuni elementi che i fan potranno notare facilmente. Sinceramente sono curioso di vedere come sarà l’approccio ai prossimi titoli: partendo da Bambi: The Reckoning e Pinocchio: Unstrung, fino ad arrivare a Monster Assemble (primo film corale dell’universo con tutti gli antieroi protagonisti). Adesso torniamo al film di Peter Pan, diretto da Scott Chambers, che sta riscuotendo un consenso migliore rispetto ai due film precedenti.

Bambini smarriti e polvere di fata

Peter Pan lavora in un circo e, dopo una serata ad esibirsi, si presenta a casa di un ragazzino per rapirlo. Quando la madre interviene, comincia una colluttazione in cui Peter viene sfregiato al volto. Quindici anni dopo, ad Ashdown i bambini hanno continuato a sparire. La giovane Wendy scopre che suo fratello minore, Michael, è stato rapito proprio da Peter Pan e farà di tutto per ritrovarlo. Scopriamo che Peter subì delle violenze da parte della madre e da allora cerca di rapire i bambini per portarli sull’isola che non c’è (lascio a voi scoprire cosa significhi).

Il primo bambino che rapì, sentiva una disforia di genere, vestendosi da bambina. Dal suo rapimento, Peter Pan la chiamerà Trilli obbligandolo ad assumere eroina (polvere di fata) per placare la sofferenza subita. Un personaggio molto interessante e fondamentale per lo sviluppo della trama, in particolare dopo il rapimento di Michael. Come ho detto la storia mantiene i toni del thriller, proprio perché Peter ha tutte queste convinzioni in testa, ma non c’è nulla di sovrannaturale in tutto il resto.

Paura e miseria

Il tono sporco del film , come il luogo dove Peter Pan porta le sue vittime, rende la storia più verosimile e meno camp. Anzi, il racconto procede al giusto ritmo, senza particolari guizzi ma riuscendo a non annoiare mai lo spettatore. I tentativi di Wendy di scoprire dove sia il fratello e successivamente di salvarlo, portano anche lo spettatore, piano piano, ad entrare nella psiche di Peter. Così come Wendy troverà indizi, anche il pubblico riuscire a capire il perverso Mondo visto attraverso gli occhi del rapitore.

Un paio di curiosità

La signora Darling (madre dei protagonisti) fa l’ipnoterapeuta ad Ashdown. E’ lei che segui Christopher Robin nell’elaborazione e superamento del trauma di Pooh nel secondo film del 2024. Un passaggio non secondario che porterà Christopher alla conoscenza dei Darling, quando si arriverà a Monster Assemble.

La seconda curiosità è la maglietta con la locandina di Winnie the Pooh: Sangue e Miele indossata da un compagno di Michael. Come sappiamo il film del 2023 era la storia degli eventi raccontata da un film nel film (questo perché il budget era molto basso e bisognava giustificare il più realistico aspetto di Pooh e soci nel sequel).

Peter Pan: Incubo nell’isola che non c’è porta il Twisted Childhood Universe ad un livello successivo. Dopo aver raggiunto consapevolezza e capito dai propri errori, l’universo di favole dark si prepara a regalarci nuovi futuri incubi

Classificazione: 2.5 su 5.

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