Usciva questo mese nel 1977 Quel motel vicino alla palude, delirante declinazione in salsa texana dell’immaginario di inquietudini che Psycho aveva creato anni prima nei confronti degli alberghi ad ore. Allucinato e sporco, come i migliori lavori del regista di Non aprite quella porta, il film è ancora oggi un piccolo gioiello horror.

TRAMA

Sfrattata dal bordello nel quale era impiegata, una giovane prostituta trova ospitalità in un sinistro motel che incontra lungo la sua strada, nei pressi di una palude. Dopo aver rifiutato le indesiderate attenzioni del disturbato titolare del luogo la giovane finirà malamente. La sua scomparsa sarà solo l’inizio di un incubo nel quale cadranno tutti gli avventori della diroccata stamberga…

TRA HITCHCOCK E LA NEW HOLLYWOOD

Quel motel vicino alla palude nella sua trama semplice e lineare è un chiaro omaggio a Psycho di Alfred Hitchcock, con la vicenda di una donna sola in fuga, finita nelle grinfie di uno psicopatico isolato dal mondo e con problemi nelle relazioni personali, della successiva ricerca che la sorella farà in seguito alla scomparsa della ragazza e che la condurrà a scoperchiare il vaso di pandora che si cela tra le ammuffite assi di un motel dimenticato. Ma Quel motel vicino alla palude non è solo questo, è infatti anche la destrutturazione dello stesso meccanismo hitchcockiano, con le sue esplosioni di violenza che fin dai primi minuti mettono in chiaro che non si tratta di un giallo ma di una mattanza. Un viaggio senza ritorno in una mente malata e nelle sue pulsioni indomabili. Il realismo della follia del protagonista, che da dimesso omuncolo diventa implacabile assassino, viene mitigato da una visione onirica, ossessiva, a tratti psichedelica, grazie a scelte visive interessanti e non banali.

UNA VISIONE PARTICOLARE

Un grande aiuto all’effetto soffocante che Quel motel vicino alla palude provoca nello spettatore è dato dall’utilizzo delle luci e da come le stesse fanno risaltare l’isolamento della location. Il film potrebbe essere girato in pochi metri e non ci importerebbe, gli occhi sono sempre puntati sui protagonisti e sui loro limitati movimenti. Con il loro correre restando fermi, incapaci di andare oltre la proprietà del motel, quasi fosse un’isola nell’incubo o l’ultimo luogo della terra. Luci lampeggianti innaturali scandiscono una fotografia fioca con colpi di rosso che rendono ossessiva una narrazione già convulsa, regalando allo spettatore una visione ansiogena e disturbante, che ricorda i picchi di Non aprite quella porta.

Anche il protagonista, quel Mel Ferrer star di una Hollywood passata e da sogno, sembra testimoniare con la sua presenza che i tempi sono cambiati per sempre.

OVER THE TOBE

Se vogliamo escludere il buon Poltergeist, diretto con maestria ma decisamente un film su commissione che poco rispecchia lo stile graffiante dei primi film del regista. Possiamo considerare senza esagerazioni Quel motel vicino alla palude un film degno di salire sul podio personale dei migliori horror di Hopper. Tra Non aprite quella porta e Il tunnel dell’orrore, proprio in ordine di produzione. Un film che non si preoccupa di piacere, ma anzi, trascina lo spettatore in un incubo malsano e appiccicoso, che ti resta dentro come l’umidità della palude che ne custodisce gli inconfessabili segreti.

DA VEDERE PERCHE’

Quel motel vicino alla palude è un esempio lampante di quanto l’uso intelligente di luci e ambientazioni possa elevare un prodotto a budget contenuto rendendo punti di forza proprio quelli che per alcuni potrebbero essere limiti. Oltre ad un’esperienza disturbante ma venata di humor deliziosamente scorretto, l’appassionato del genere potrà apprezzare una delle prime parti di Robert Englund, ancora lontano da Elm Street, nel ruolo di un arrapato avventore del bordello.

Classificazione: 3 su 5.