Osgood Perkins (Longlegs) firma e scrive un nuovo comedy horror, The Monkey, nelle sale italiane da giovedì 20 marzo, distribuito da Eagle Pictures e prodotto da James Wan. Il film è tratto dall’omonimo racconto di Stephen King, pubblicato nella raccolta di racconti Scheletri (1985). Nei panni dei fratelli gemelli protagonisti Theo James (Divergent Saga, The Gentlemen), a cui si affiancano Christian Convery, Colin O’ Brien, Tatiana Maslany, Elijah Wood e Adam Scott.
Trama
I due fratelli gemelli Hal e Bill (Theo James da adulti; Christian Convery nella versione più giovane) trovano in soffitta una misteriosa scimmietta a molla che aveva trovato il padre Peter. Da quel momento, una serie di morti sanguinose colpisce la loro famiglia e le persone a loro più care. Decidono, così, di liberarsi del diabolico giocattolo, che venticinque anni dopo riapparirà, costringendo i due fratelli, separati dal loro rapporto conflittuale, a fare i conti con il loro passato.

Dopo il successo con Longlegs uscito lo scorso ottobre in sala, Oz Perkins si butta su qualcosa di estremamente diverso dai suoi precedenti lavori (February, Sono la bella creatura che vive in questa casa, Gretel e Hansel). Il regista riprende il racconto di Stephen King e lo fa suo, mischiando scene gore e morti alla Final Destination, il tutto inserito in un’ambientazione kinghiana, dove infanzia e orrore, come in tanti romanzi del Maestro, fanno da capofila.
La recensione contiene SPOILER. Si consiglia la lettura post visione.
Un’infanzia difficile…e sovrannaturale
La prima parte di The Monkey è avvincente, il montaggio in sequenza ha una sua logica, la black comedy si fa sentire molto tra morti assurde e dialoghi volutamente satirici. Funziona, soprattutto, la scrittura dei due protagonisti, descritti e rappresentati seguendo gli schemi narrativi ricorrenti di King. Due ragazzini, ancora lontani dalla maturità costretti ad interfacciarsi con un male inarrestabile. Nel primo atto viene snocciolato pian piano il grande caos che la scimmietta giocattolo genera: un effetto domino mortale che al tempo stesso fa sorridere per le modalità in cui si manifesta.

L’ampio spazio dedicato al gore appare sin dal principio: Perkins apre The Monkey con una sequenza splatter e comica al tempo stesso. Per quanto riguarda il secondo atto, tutto l’insieme si appiattisce. Mancano degli sviluppi narrativi accattivanti, si scade nello scontato con un finale a metà fra l’aperto e il chiuso (l’apparizione fin troppo breve di Morte come cavaliere dell’Apocalisse).
Final Destination wanna-be
The Monkey è un mix tra un film di Final Destination e un film di Sam Raimi (le morti ricordano quelle de La Casa o L’armata delle tenebre). Theo James inscena un’interpretazione convincente in stile Jekyll/Hyde, dando volto e voce a due fratelli così diversi ma stretti nel legame e nella scia di sangue che la scimmia giocattolo ha provocato. La scimmia giocattolo è un oggetto maledetto di cui non si conoscono veramente le origini, perché poco importava a Perkins. Quello a cui lui puntava era il caos che la scimmia crea battendo le bacchette sul tamburo: un effetto farfalla letale.
Con The Monkey Oz Perkins riscrive Stephen King, facendo da una parte fan-service con tanti easter egg e riferimenti alle opere del Maestro e dall’altra ammiccando a Final Destination e a Sam Raimi con delle morti inspiegabili e volutamente eccessive. Manca lo spavento, non risponde all’appello neanche qualche jumpscare ironico. La seconda parte del film risulta più “sgonfia” e molte scene prevedibili. Nel complesso un film godibile per una serata “Netflix and chill”.
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