“Trasporto Eccezionale – un racconto di Natale” è un film horror del 2010 scritto e diretto da Jalmari Helander, basato su due precedenti cortometraggi del regista. La pellicola, per quanto non goda ancora della giusta fama, nel corso degli anni ha raccolto una discreta folla di estimatori.
Cerchiamo di capire cosa renda quest’opera il perfetto connubio fra spirito natalizio e atmosfera orrorifica.
TRAMA
Tra le montagne innevate della Finlandia si trova un piccolo stabilimento, in cui vive il giovane Pietari assieme al padre Rauno. Poco distante, un’azienda straniera rinviene un misterioso reperto fra i ghiacci.
Ben presto, iniziano a verificarsi eventi inspiegabili quali l’uccisione di numerose renne e la scomparsa di diversi elettrodomestici dal villaggio. Pietari, origliata una conversazione riguardo al misterioso carico, si convince che dietro al mistero si celi Babbo Natale, ma non il gioviale omone omone vestito di rosso, bensìl’originale Babbo Natale. Secondo un testo posseduto dal bambino, infatti, il vero Babbo Natale non era altro che un demone assetato di sangue di bambino, che finì tuttavia ibernato tra i ghiacci.
Riuscirà Pietari a convincere il padre e gli altri abitanti, impedendo così una tragedia?
RECENSIONE
“Trasporto eccezionale” non è esattamente il film che si deciderebbe di guardare a Natale assieme alla famiglia. Eppure, rispetta in tutto e per tutto i canoni delle pellicole delle feste.
Innanzitutto, poniamo l’attenzione su uno degli aspetti più rilevanti: “Trasporto eccezionale” porta in scena una (atipica) fiaba. Veniamo da subito gettati un “regno lontano lontano” per noi spettatori, dritti fra le montagne della Finlandia. Tale setting è tuttavia ben lungi dall’essere ameno o ospitale. Poche case, neve a perdita d’occhio e economia quasi esclusivamente basata sulla caccia. Gran parte degli abitanti sono uomini burberi, dai tratti e la personalità spigolosi, privi di grazia. Perfino Juuso, amico del protagonista, sembra essere diventato adulto prima del tempo. Quindi qual è il perno che fa sì che da tali premesse possa essere raccontata una fiaba? Pietari, il protagonista.
Già per come ci viene introdotto, con un peluche sempre al seguito e fermamente convinto dell’esistenza di Babbo Natale, il bambino sembra provenire da un universo completamente estraneo rispetto allo spietato microcosmo innevato che fa da sfondo alle vicende. Il suo senso di meraviglia e apertura verso l’impossibile, tuttavia, sarà la caratteristica che farà sì che il giovane comprenda da subito la realtà dietro gli eventi che si stanno dipanando attorno a lui. Viene quindi a crearsi il topos del contrasto fra infanzia (intesa come capacità di distaccarsi dalla razionalità) e età adulta, che può risuonare con l’animo qualsiasi spettatore.
Tale contrasto, più specificamente, si evidenzia nel rapporto fra Pietari e il padre Rauno. L’uomo, così come tutti gli altri adulti dello stabilimento, è un personaggio arcigno e fortemente pragmatico, eppure la sua caratterizzazione non è bidimensionale. Rauno prova enorme amore verso Pietari, ma non riesce a esprimerlo senza rinunciare alla propria maschera di uomo tutto d’un pezzo.
Pietari, essendo un bambino, non riesce ovviamente ad operare tale lettura. Da qui la volontà del nostro protagonista di dare prova di sé e guadagnare il rispetto del genitore, uno dei principali motori dietro alle sue azioni. Non a caso, il bambino non esiterà nel rischiare la vita durante le sequenze risolutive della pellicola, non prima di aver chiesto di riferire del proprio atto coraggioso a suo padre. Tale rapporto, tematica cardine del film, è reso ancora più solido dal reale rapporto parentale tra gli attori Onni Tomilla e Jorma Tommilla, che sono realmente padre e figlio. In sostanza, per protagonista e tematiche affrontate, possiamo considerare in tutto e per tutto “Trasporto Eccezionale” come una fiaba. Non è casuale il sottotitolo “a Christmas Tale” con cui è stato distribuito in in diversi paesi.
Il percorso del nostro eroe è messo in scena con una metafora visiva tanto semplice quanto potente. All’inizio, infatti, vediamo Pietari sbarrare la fessura del giorno 24 nel proprio calendario dell’avvento, non essendo ancora il momento di aprirla. Ecco quindi che, nel terzo atto di film, Pietari prenderà il controllo della situazione dopo aver oltrepassato un capannone che reca proprio il numero 24 sull’entrata.
Un altro dei punti di forza di “Trasporto Eccezionale” è la rielaborazione in chiave orrorifica delle figure di Babbo Natale e degli elfi. Tale rivisitazione, seppur originale, trae la sua base nelle antiche tradizioni legate alla figura di San Nicola e, in particolare, alla leggenda del Krampus, che di San Nicola costituiva una sorta di controparte malvagia. Azzeccatissimo e funzionale è poi (SPOILER) il plot twist con cui si scopre che l’uomo misterioso catturato da Rauno non è Babbo Natale, ma uno dei suoi elfi. Passare dagli allegri e giocosi elfi dell’immaginario collettivo a degli uomini nudi e sporchi è tanto geniale quanto straniate. La figura di Babbo Natale rimane invece ammantata da un giusto alone di mistero. Quello che vediamo, ci basta però a tirare le somme: in “Trasporto Eccezionale” Babbo Natale è un enorme essere demoniaco ibernato nei ghiacci.
Da un punto di vista tecnico, “Trasporto eccezionale” può vantare un ottima qualità della fotografia, che fornisce la giusta valorizzazione per il meraviglioso setting innevato. La regia non presenta guizzi per gran parte del minutaggio,almeno finché le asticelle di tensione e azione non vanno ad alzarsi nelle sequenze risolutive. Qui, Jalmari Helander ha svolto un ottimo lavoro nel permettere di seguire gli avvenimenti con interesse e pathos. In questi passaggi, peraltro troviamo anche delle ottime musiche, composte per il film da Juri Seppa e Miska Seppa.
Questa fiaba horror ha il suo lieto fine in una scena di chiusura ironica e spassosa (che evitiamo di rivelare se non avete ancora visto il film), funzionale inoltre a mostrare il nuovo equilibrio interno allo stabilimento. Lasciate alle spalle le avversità, i personaggi sembrano più distesi e, finalmente, Rauno riesce a esprimere il proprio affetto a Pietari.