L’8 aprile 1990 la televisione americana, e in seguito quella mondiale, cambiò per sempre. Il pilot di Twin Peaks, creato da David Lynch e Mark Frost, non si limitò a raccontare l’ennesima storia di omicidio in una piccola città americana: ridefinì completamente il linguaggio televisivo, tracciando una linea indelebile tra ciò che era stato prima e ciò che sarebbe venuto dopo.

Il successo immediato dell’episodio pilota dimostrò che il pubblico televisivo era pronto per narrazioni più sofisticate e stratificate di quanto l’industria televisiva credesse. Twin Peaks aprì la strada a una nuova era della televisione, dove i confini tra sperimentazione artistica e intrattenimento popolare, potevano finalmente essere superati. Il pilot stabilì anche un nuovo standard per la costruzione di un universo narrativo complesso: ogni scena conteneva indizi e collegamenti che sarebbero diventati significativi nel corso della stagione. Ma forse L’elemento più rivoluzionario della serie è il modo in cui riesce a fondere diversi generi ed elementi che apparentemente farebbero fatica a coesistere: contemporaneamente una soap opera, un poliziesco-giallo, un horror onirico e una dark comedy. David Lynch e Mark Frost hanno saputo creare la serie che più di tutte conserva un fascino misterioso e immortale, e che non ha mai smesso di influenzare le nuove generazioni di registi e autori.

Le radici del mistero
È interessante citare qualche elemento che ha in qualche modo ispirato Lynch e Frost. In parte l’ispirazione venne da un oscuro caso di cronaca del 1908: l’omicidio irrisolto di Hazel Irene Drew a Sand Lake, New York. Mark Frost conosceva questa storia attraverso sua nonna, che viveva nella zona. La vicenda della giovane donna trovata morta in circostanze misteriose, con una vita segreta emersa solo dopo la sua morte, diede l’input iniziale per il personaggio di Laura Palmer.

Un’altra influenza rilevante fu Picnic ad Hanging Rock (1975) di Peter Weir. Il film australiano, con la sua storia di giovani studentesse scomparse durante un’escursione, condivide con Twin Peaks elementi fondamentali: l’aura eterea della protagonista, il mistero apparentemente soprannaturale, l’atmosfera onirica e la capacità di trasformare luoghi ordinari in spazi inquietanti. Un po’ come in Twin Peaks, Peter Weir costruiva una narrazione dove il non detto era più importante di ciò che viene mostrato, e dove la bellezza superficiale nascondeva oscuri segreti.
Cronologia del 24 febbraio 1989
Il giorno che cambierà per sempre Twin Peaks inizia con una serie di dettagli apparentemente insignificanti: Josie Packard (primo personaggio in assoluto ad apparire) davanti allo specchio, un ventilatore che gira meccanicamente, le onde che si infrangono sulla riva del lago. È in questi primi istanti che incontriamo Pete Martell (Jack Nance), il burbero ma gentile marito di Catherine, destinato a pronunciare le parole che daranno il via a tutto: “She’s dead… wrapped in plastic.“

La notizia della morte di Laura Palmer si propaga come un’onda d’urto attraverso la comunità. Incontriamo Sarah Palmer (Grace Zabriskie), madre di Laura, nel suo crescendo di angoscia mentre cerca la figlia per casa. Poco dopo, Leland Palmer (Ray Wise) riceve la telefonata fatidica al Great Northern Hotel. La loro interpretazione del dolore genitoriale stabilisce immediatamente il tono emotivo della serie.
In seguito facciamo la conoscenza dello Sceriffo Harry S. Truman (Michael Ontkean), figura di stabilità in mezzo al caos nascente, e dei suo peculiari colleghi: la receptionist Lucy Moran (Kimmy Robertson) con il suo modo di parlare caratteristico, e il sensibile vice Andy Brennan (Harry Goaz) che piange sulla scena del crimine.

Agente Speciale Dale Cooper
11:30 del mattino: L’arrivo dell’Agente Speciale Dale Cooper (Kyle MacLachlan) segna un punto di svolta. Con il suo dittafono in mano e parlando alla misteriosa Diane, Cooper introduce un nuovo tipo di detective nella narrativa televisiva: fanatico di caffè, entusiasta della cherry pie, preciso nel vestire, e poco convenzionale nei metodi. La sua prima interazione con il personale del Double R Diner, inclusa Norma Jennings (Peggy Lipton), stabilisce immediatamente il suo carattere unico. Dale Cooper ribalta le aspettative del detective televisivo classico, attraverso l’uso dell’intuizione e dei metodi non convenzionali, e con un rapporto particolare che stabilisce con la comunità locale.
Il cerchio dei personaggi si allarga. Incontriamo Audrey Horne (Sherilyn Fenn), giovanissima femme fatale, e suo padre Benjamin (Richard Beymer), il magnate locale che gestisce il Great Northern Hotel come un regno personale. La tensione tra Catherine Martell (Piper Laurie) e Josie Packard (Joan Chen) emerge in ogni loro interazione, aggiungendo un sottotesto di conflitto economico alla narrazione principale. Vengono introdotti anche Big Ed Hurley (Everett McGill) e sua moglie Nadine che lavorano alla pompa di benzina.

Emergono anche le figure più strettamente legate a Laura: James Hurley (James Marshall), il giovane amante segreto, e Donna Hayward (Lara Flynn Boyle), la migliore amica. Ma il sospettato principale è Bobby Briggs (Dana Ashbrook), ex fidanzato di Laura, e inoltre la tradiva con Shelly Johnson (Madchen Amick), una delle cameriere del Double R Diner. Nell’ospedale incontrano un altro personaggio chiave, il bizzarro Dr. Jacoby (Russ Tamblyn). Uno psichiatra di Laura con i suoi caratteristici occhiali 3D, aggiunge un ulteriore livello di mistero alla già complessa personalità della vittima. Dale Cooper e lo sceriffo non perdono tempo. Dopo aver visionato attentamente i filmati di Laura e la sua amica durante un picnic, scoprono che c’era una relazione segreta tra Laura e James. Il mistero continua a infittirsi durante la sera, la polizia cerca la seconda metà di un ciondolo con il cuore, mentre James con l’aiuto di Donna prova a sbarazzarsene.

La connessione fra il pilot e Fuoco cammina con me
Nel pilot di Twin Peaks, l’agente Cooper scopre una lettera R microscopica sotto l’unghia di Laura Palmer, un dettaglio che gli ricorda casi precedenti. Questa connessione viene chiarita solo nel film prequel Fuoco cammina con me (1992), dove viene rivelato che la prima vittima, Teresa Banks, aveva una lettera T sotto l’unghia. Si ipotizza che l’assassino stesse cercando di comporre la parola ROBERT, potenzialmente riferita a BOB, l’entità malvagia della serie.
Questa connessione narrativa è stata sviluppata da Lynch retroattivamente, dato che il background di Teresa Banks venne approfondito solo nel film del 1992, tre anni dopo il pilot. È un esempio caratteristico dello stile di Lynch: creare collegamenti complessi tra le sue opere mantenendo sempre un’aura di mistero, senza fornire spiegazioni definitive.

Come venne l’idea per Bob
La storia di come Bob entrò nell’universo di Twin Peaks è emblematica del metodo Lynch. Frank Silva era un arredatore di scena che lavorava sul set del pilot. Tutto iniziò quando Lynch, seduto nel corridoio fuori dalla camera da letto di Laura Palmer, sentì un assistente dire a Silva: “Non farti chiudere dentro!“. Questa frase casuale catturò l’immaginazione del regista. Lynch entrò nella stanza e, colpito dall’aspetto naturalmente inquietante di Silva, gli chiese di accovacciarsi ai piedi del letto di Laura (inquadratura che diventerà iconica nell’episodio successivo). Più tardi, durante le riprese di un’altra scena, la telecamera catturò accidentalmente il riflesso di Silva in uno specchio (finale del pilot). Lynch vide in queste coincidenze qualcosa di perfettamente in linea con l’atmosfera perturbante che stava cercando di creare. Trasformò quindi Frank Silva in uno dei personaggi più terrorizzanti mai apparsi in televisione.

La versione alternativa del pilot
Esiste una particolare versione del pilot che spesso genera confusione tra i fan. Si tratta di un montaggio realizzato da Lynch dopo aver realizzato l’episodio pilota. Il regista aggiunse un finale della durata di circa 20 minuti dove si vede chiaramente anche Bob, trasformandolo in un film di 112 minuti. Alcune sequenze sono state poi riutilizzate nel corso della stagione.
Questa versione, che offre un’apparente risoluzione al mistero dell’omicidio di Laura Palmer, fu distribuita in Europa, dove poteva funzionare come film stand-alone per mercati che non avevano ancora acquisito la serie completa.

La musica come narratore invisibile
La collaborazione tra David Lynch e Angelo Badalamenti per la colonna sonora dà vita ad alcuni dei temi musicali più iconici di tutti i tempi. I due avevano già lavorato insieme in Velluto Blu, ma per Twin Peaks svilupparono un approccio unico. Invece di comporre guardando le scene già girate, Badalamenti creava basandosi sulle descrizioni poetiche e visionarie di Lynch (come si vede in un bellissimo video con Badalamenti che spiega tutto il processo creativo). Il tema principale nasceva con Lynch che descriveva l’immagine del vento tra gli alberi, tra malinconia e inquietudine, fino a rivelare una ragazza bionda persa nel bosco nell’oscurità.
Il mix di jazz, ambient e musica classica creato da Badalamenti influenzò radicalmente il modo in cui la musica veniva utilizzata nelle serie televisive successive. La colonna sonora alterna momenti di puro romanticismo melodico a passaggi di profonda inquietudine, rispecchiando perfettamente la dualità della serie. La superficie apparentemente idilliaca e il torbido che si nasconde sotto di essa.

Il fascino immortale di Twin Peaks
A quasi 35 anni dalla sua prima messa in onda, Twin Peaks mantiene intatta la sua capacità di sorprendere e inquietare. Non solo perché ha anticipato sviluppi che sarebbero diventati comuni nella serialità contemporanea – dalla narrazione non lineare alla costruzione di universi narrativi complessi – ma perché contiene ancora soluzioni narrative e stilistiche che pochi hanno saputo replicare con successo. Ogni location, dal Double R Diner ai boschi circostanti, esiste simultaneamente in due dimensioni: quella quotidiana e quella onirica. Gli interni delle case riflettono i personaggi che le abitano. Il contrasto tra spazi pubblici e privati sottolinea costantemente il tema della dualità che permea l’intera serie.

Il pilot non ha semplicemente aperto la strada a una nuova era della televisione. Ha dimostrato che il medium poteva trascendere i suoi limiti percepiti, stabilendo un nuovo standard per la complessità narrativa e la sperimentazione stilistica. Il suo impatto continua a riverberare nel panorama televisivo contemporaneo, ricordandoci che le grandi opere d’arte non invecchiano mai veramente – si arricchiscono solo di nuovi significati con il passare del tempo.
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