In occasione del 66esimo compleanno di Kyle MacLachlan, abbiamo deciso di omaggiare la carriera e le doti di questo grande attore con uno dei suoi primi lungometraggi: Velluto Blu (Blue Velvet) del (da poco) scomparso genio David Lynch. Un noir che ha cercato di squarciare il velo dietro il sogno americano.

Trama

Jeffrey Beaumont (Kyle MacLachlan) è uno studente universitario di rientro nella piccola città natale, Lumberton, per assistere il padre, colto da un malore. In un giorno di sole, mentre vaga nei campi limitrofi al paesino, troverà un orecchio mozzato, che lo condurrà in una spirale di violenza e perversione. Cosa si cela dietro le mura di una perfetta cittadina americana?

Recensione

Velluto Blu (Blue Velvet) è il quarto lungometraggio del compianto David Lynch e secondo dell’amatissimo Kyle MacLachlan, scoperto proprio dal regista americano per cui aveva interpretato Paul Atreides in Dune (1984). Capace di scuotere nel profondo anche il cinefilo più navigato, Velluto Blu è un noir che cerca di indagare, o meglio di svelare, le ipocrisie che si celano dietro le tranquille cittadine americane.

Un noir con le tinte di un thriller psicologico

Velluto blu è uscito nel 1986, dopo altre quattro pellicole che avevano decretato David Lynch nell’olimpo delle nuove promesse: Eraserhead (di cui trovate la recensione qui), The Elephant man (di cui trovate la recensione qui) e Dune. Quattro opere che contengono in sé le diverse sfumature dello stesso Lynch. Sfumature che, tuttavia, spesso vengono appiattite e ricondotte all’unica visione che si ha dello stile del regista: onirico surrealismo. Velluto Blu è, come lo sono stati The Elephant man e Dune, la dimostrazione del desiderio di Lynch di sperimentare con il cinema mantenendo, tuttavia, i suoi tratti distintivi. Come dichiarato in occasioni diverse, dallo stesso regista, infatti, la pellicola è un noir, ma è anche un thriller psicologico in cui ci sono “un criminale e dei poliziotti” (David Lynch in un’intervista rilasciata alla rivista francese Cahiers du Cinema, ndr). Mantiene un suo tratto onirico, ma che ha la sola funzione di consentire l’accesso all’inconscio e al relativo Es. Jeffrey è, infatti, un ragazzo che sta effettuando il passaggio dall’adolescenza all’età adulta andando a scoprire, non solo le dinamiche e le brutture della maggiore età, ma anche gli istinti sessuali e perversi cui essa si lega. Velluto Blu è, pertanto, un film che ha poca dell’astrazione cui ci aveva abituato Lynch in Eraserhead, rimanendo più legato alla realtà e alle esperienze di vita che hanno caratterizzato la crescita del regista.

Rispetto a Eraserhead (Velluto Blu, ndr) è molto più concreto, c’è un po’ di astrazione, ma molta meno

Intervista a David Lynch, disponibile presso l’archivio dell’istituto Luce

“There is no place like home”

Un ruolo centrale all’interno di Velluto Blu è ricoperto dalla quieta cittadina di Lumberton. Genitore putativo della successiva Twin Peaks, è la rappresentazione della tipica città residenziale americana. Il desiderio del regista è proprio quello di riportare lo spettatore a quei luoghi e a quelle sensazioni, che sono anche ricordi della sua infanzia.

Non è sicuramente un film autobiografico, ma c’è molto di me nel film. Io e il personaggio di Jeffrey abbiamo parecchie cose in comune. Innanzitutto la cittadina in cui sono nato. Sono cresciuto in un ambiente simile a quello che si vede nel film, la cancellata bianca, le rose, tutto all’inizio del film è com’era nella mia infanzia.

David Lynch a proposito di Velluto Blu, intervistato per la rivista Cahiers du Cinema

L’intera inquadratura iniziale è, infatti, il mezzo con cui Lynch ci porta all’interno di questo mondo diegetico fatto di tronchi su camion, torte di ciliegie e tavole calde. Escamotage che riprenderà poi in Twin Peaks, dove l’introduzione alle puntate richiama esattamente questa rappresentazione, che accompagnata dall’inconfondibile tema, ha lo scopo di far entrare lo spettatore in un ambiente familiare, tranquillo e di cui (apparentemente) può avere fiducia. Come nella serie, anche in questo caso le cancellate bianche e le belle villette residenziali, nascondo verità nascoste e perversioni indicibili.

L’idea della sequenza iniziale ci è venuta in mente pensando ad un libro Good times in a quiet street  che tutti gli studenti americani erano costretti a leggere una volta nella vita. Il libro parla della vita quotidiana, del buon vicinato. Per un piccolo americano che vive in una famiglia agiata, il paradiso deve assomigliare alla strada in cui abita. Sono cresciuto in questo ambiente, cancellate di legno e vecchie case, sono certo che dietro ad esse si celassero verità terribili, ma nella mia testa di bambino tutto quanto sembrava tranquillo e rassicurante.

David Lynch a proposito di Velluto Blu, intervistato per la rivista Cahiers du Cinema

L’aspetto che più risulta interessante, tuttavia, è l’approccio che Lynch ha verso queste terribili verità. Seppur vi sia uno sguardo volutamente voluttuoso della camera da presa, essa non si erge a strumento accusatorio, ma piuttosto osserva con gli occhi di un bambino curioso, le verità di un mondo nascosto e apparentemente inaccessibile. Ciò è confermato dalle parole dello stesso Lynch “Tutti notano i particolari. Siamo sempre alla ricerca di indizi per scoprire quello che ci sta accadendo. […] Il mistero è sempre stato importante per me, perché gli esseri umani vogliono conoscere la verità” (intervista rilasciata da David Lynch a Rolling Stone a proposito di Velluto Blu, ndr). Come per il delitto di Laura Palmer, Lynch, non esprime giudizi di sorta e porta anche lo spettatore/spettatrice a focalizzarsi più sulle dinamiche cui sta assistendo che non sulle brutture di cui è (in)volontario/a testimone.

Un dettaglio curioso che rivela proprio il desiderio del regista di riportare lo spettatore in un ambiente familiare, risiede in una scena (purtroppo tagliata, ndr) in cui Dorothy Vallens (Isabella Rossellini), indossa delle splendide scarpette rosse. Alla domanda posta a Lynch, sul possibile riferimento al Mago di Oz e al suo aspetto onirico, il regista ha risposto che quelle scarpette rosse avessero molto più a che fare con la celebre frase del film di Victor Fleming “There is no place like home” (Non c’è nessun altro posto come casa, ndr)

Il blu e il rosso

Velluto Blu è un film che, prima di tutto, celebra il contrasto. Iniziando proprio dalla dicotomia tra perfetto quartiere residenziale e le perversioni che si celano al suo interno, Lynch continua in questo gioco del bianco e del nero, anche attraverso l’uso del colore. Se le scene ambientate di giorno e nella cittadina sono caratterizzate dall’uso quasi esclusivo di toni pastello, quelle che si svolgono nel Night Club dove lavora Dorothy Vallens o nella casa dove abita, sono caratterizzate da tinte forti. Blu, rosso, nero, dominano le scene segnando un confine netto tra il visibile e l’invisibile, tra il socialmente accettabile e il socialmente deprecabile, tra il bene e il male. Il contrasto si rende palese anche nella scelta delle attrici che guidano i sentimenti del giovane Jeffrey Beaumont. Da un lato la mora e prorompente Dorothy Vallens, dall’altra la bionda e pura Sandy Williams (Laura Dern). Seducente e violenta la prima, casta e timorata la seconda, sono le due facce della stessa medaglia: il nascente desiderio sessuale di Jeffrey. Due aspetti a contrasto, che formano un’unica realtà da cui il giovane è ugualmente attratto. Ciò si manifesta platealmente nel desiderio incontenibile che il protagonista prova anche rispetto al mistero e al pericolo. Ben conscio che la ricerca della verità circa l’orecchio mozzato non sia affare suo, Jeffrey si addentra all’interno di una dinamica pericolosa in cui rischia di rimanere schiacciato.

Il processo di crescita di Jeffrey Beaumont

I contrasti che caratterizzano Velluto Blu, sono riferimenti anche alle dinamiche di crescita dell’individuo. Jeffrey Beaumont è un ragazzo in età universitaria che torna a casa a seguito dell’infortunio subito dal padre. E’ legato alla sua cittadina, che vede con gli occhi del bambino (e.g. le staccionate, i tronchi, i fiori al vento). Nel momento in cui ritrova l’orecchio mozzato, si addentra nel tentativo disperato di risolvere il delitto o presunto tale, trovandosi in situazioni più grandi di lui. Un espediente che verrà poi ricalcato nel successivo Mullholland Drive (di cui trovate la recensione qui), in cui la scatola blu svolge il compito di chiave di volta per lo svilupparsi degli eventi. Tra le diverse esperienze cui Jeffrey andrà incontro, una su tutte segna l’effettivo passaggio metaforico all’età adulta.

ALLERTA SPOILER

Nel momento, infatti, in cui si trova nell’appartamento di Dorothy Vallens, Jeffrey si nasconde all’interno dell’armadio per non essere scoperto. Da quella postazione, in modo del tutto involontario e con fare quasi infantile, si ritrova a sbirciare la bella Dorothy mentre ha un rapporto sessuale con il delinquente Frank (Dennis Hopper). La messa in scena di tale rapporto è sì brutale, in quanto non consensuale, ma anche frenetico e in un qualche modo confuso, come se la visione fosse distorta dallo sguardo fanciullesco di Jeffrey che non riesce a comprendere pienamente ciò cui sta assistendo. Come un bambino che coglie i genitori in intimità, Jeffrey sembra spaesato da quella visione, ma anche affascinato ed eccitato, come se stesse scoprendo la (propria) sessualità per la prima volta.

Nella scena seguente Dorothy avvicina, prima violentemente, poi con fare sensuale Jeffrey a sé, cercando di sedurlo. In questo evidente riferimento al complesso edipico, Dorothy rappresenta l’archetipo della madre (che guarda caso ha perso il suo bambino, ndr) che diventa oggetto e soggetto del desiderio del figlio maschio, nel processo di crescita sessuale. Solo quando il “figlio” Jeffrey si innamorerà della bella Sandy, riuscirà a staccare il cordone ombelicale che lo lega sentimentalmente e sessualmente alla madre, vedendo finalmente il ritorno dei pettirossi (animale caro ai miti dei Celti e al Frances Hodgson Burnett de Il Giardino Segreto, rappresentazione del percorso di metamorfosi e rinascita).

FINE SPOILER

Io-Es e Super Io

Il percorso relativo al superamento del complesso edipico (parte spoiler paragrafo precedente, ndr) è legato a stretto giro con il concetto freudiano di Es, Io e Super Io. Ciò che noi vediamo rappresentato sullo schermo è, in realtà, ciò che lo psicoterapeuta austriaco ha ipotizzato avvenga a livello di subconscio. In questo senso, benché Velluto Blu, come già detto, sia un film decisamente meno onirico rispetto ad Eraserhead, continua a perpetrare un continuo riferimento al sogno, sia nei dialoghi che nella messa in scena, che suggerisce allo spettatore/spettatrice il ruolo centrale della dimensione onirica. Essa è, infatti, la porta di accesso alla parte inconscia del nostro cervello, quella che contiene i nostri desideri più nascosti e le fantasie più perverse. In questo caso, la dimensione dell’onirico, permette di mettere in scena le depravazioni dei nostri protagonisti/e che da strettamente segregati alla sfera dell’inconscio, emergono diventando parte integrante della realtà diegetica del film.

[traducendo la canzone “In Dreams”] In sogno, passeggerò con te… in sogno, parlerò con te… in sogno, sarai mia… per sempre. Per sempre, nei sogni miei! 

Frank a Jeffrey

Sai, ho fatto un sogno. L’ho fatto la notte che ti ho incontrato. Nel sogno vedevo il nostro mondo e questo mondo era buio perché non c’erano più pettirossi. I pettirossi rappresentavano l’amore. E per un lunghissimo tempo ci fu soltanto… soltanto oscurità. Poi ad un tratto migliaia e migliaia di pettirossi tornarono sulla Terra e il loro ritorno portò finalmente la luce accecante dell’amore! E sembrava che quell’amore fosse… fosse l’unica cosa veramente importante! Ed era così. Io credo che questo significhi che c’è solo oscurità finché non arrivano i pettirossi.

Sandy a Jeffrey

Conclusioni

Velluto Blu è un film cult, una pellicola che ha segnato la storia del cinema e che riesce, ancora oggi, ad incantare lo/la spettatore/spettatrice tanto per la splendida regia, quanto per la capacità che ha Lynch di trasportare il pubblico in un mondo affascinante e ipnotizzante. Preludio di quella che sarà poi una delle opere più famose di Lynch (Twin Peaks), Velluto blu ci trasporta nella quiete dei quartieri residenziali americani e ci fa spiare, come bambini, dalle fessure delle persiane, per scoprire cosa c’è al di là. E se ve lo state chiedendo, sì Jeffrey Beaumont è effettivamente la versione giovane dell’Agente Cooper. E’ proprio Lynch a dichiararlo in un’intervista a Rolling Stone:

Il detective di Velluto Blu, Jeffrey Beaumont, è una sorta di “giovane Agente Cooper”. Ma io dico sempre: tutti sono detective. Tutti notano i particolari. Siamo sempre alla ricerca di indizi per scoprire quello che ci sta accadendo. È più difficile in quest’epoca, perché ci sono molti disturbi e la gente ha meno tempo per stare con se stessa. Il mistero è sempre stato importante per me, perché gli esseri umani vogliono conoscere la verità.

David Lynch a Rolling Stone

Quale modo migliore potevamo avere per omaggiare Kyle MacLachlan se non ricordare la nascita del personaggio che lo ha reso famoso? Non ci resta, quindi, che augurare: Buon compleanno Agente Cooper!

Classificazione: 4.5 su 5.

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