Un posto tranquillo, ma non troppo.
L’evidente e macabra ironia nel titolo di A Quiet Place parte II non intacca minimamente la pellicola siglata (e interpretata) da Krasinski, che inscena ancora una volta lo svolgersi di un dramma mondiale e familiare, pubblico e privato, carico di tensione, orrore, commozione.

La vicenda riprende dal punto esatto in cui ci aveva salutati nel 2018.
Il mondo è tenuto sotto scacco da un manipolo di bestioni extraterrestri dall’udito estremamente fino, ragion per cui in questa audio-distopia uno starnuto o uno scricchiolio al momento sbagliato possono significare Game Over.
Un posto “tranquillo”, dicevamo, proprio per questo motivo.
La sopravvivenza è strettamente legata alla capacità di restare in silenzio.
Lo sa bene Evelyn, costretta a sgattaiolare di palo in frasca con l’intera prole a carico in cerca di una salvezza che – ora più che mai – ha il sapore di una vana speranza.


Così come fu per il primo capitolosuperiore, per quanto mi riguarda – ci troviamo di fronte ad un pregevole saggio di tecnica cinematografica. A farla da padrone è il comparto audio (con un titolo simile Krasinski non avrebbe potuto essere più coerente) che ci trasporta sugli imprevedibili binari di un rollercoaster dall’inizio ai titoli di coda. Il “gioco” si svolge tra due poli ben distinti, l’audio – appunto – e l’assenza (quasi totale) di esso.
Tuoni e silenzi, come in un temporale… E lo stesso atavico terrore.
Al fragore si alterna la quiete più totale ed alla lunga questo crea un effetto straniante nello spettatore, ci si sente preda di una corrente bizzarra ed imprevedibile, non si capisce più cosa sia davvero spaventoso: il rumore
o la quiete?
In un mondo come quello odierno in cui sembra che le persone abbiano perso la capacità di tacere, in cui ognuno si sente quasi in dovere di dire – meglio ancora urlare – la propria opinione, “A Quiet Place – Parte II” sospende la partita e ci obbliga al silenzio, alla contemplazione, a riflettere.
Adattarsi o soccombere, come agli albori della civiltà umana.
Perché a volte stare in silenzio può salvare una vita, mentre parlare può danneggiare seriamente qualcuno.
Vero oggi più che mai, basti pensare alle battaglie quotidiane da tastiera ed agli scontri – online e non – che il frenetico dibattito sul nulla porta ogni giorno.


Ma non divaghiamo: questo film è leggermente meno ispirato del predecessore ma resta un must see per qualunque amante dell’horror e del Cinema in senso lato.
Virtuosismi tecnici come grandinassero, una storia tesa (senza Elio), una grande interpretazione della Blunt e della new entry, il fuoriclasse Cillian Murphy, rendono la visione una gioia per gli occhi e soprattutto… Per i timpani!
Ah, mi raccomando: silenzio in sala.

Classificazione: 3 su 5.
A Quiet Place – Parte II: il trailer!