Hellbound: Hellraiser II (con il sottotitolo italiano Prigionieri dell’Inferno) del 1988 è il primo sequel della saga dei Cenobiti iniziata un anno prima con Hellraiser di Clive Barker. Barker, autore del romanzo Schiavi dell’Inferno, ritorna come sceneggiatore per questo sequel, mentre la regia è stata affidata a Tony Randel che aveva assistito lo stesso Barker durante le riprese del primo film.

Trama

Il film è ambientato alcuni momenti dopo la fine del primo: Kirsty (Ashley Laurence) viene portata in una clinica psichiatrica dopo aver raccontato che la morte del padre e di sua moglie Julia (Clare Higgins) era dovuta agli infernali Cenobiti. Il dottor Channard, incaricato del caso della ragazza, capisce che esiste la possibilità di aprire un varco per l’Inferno; ossessionato da sempre dal voler conoscere cosa ci sia in quella dimensione, per riuscirci il dottore ha intenzione di servirsi dei suoi pazienti e in particolare di una, Tiffany (Imogen Boorman), che con la sua ossessione per i puzzle sembra essere l’unica in grado di risolvere la Configurazione del Lamento. Proprio grazie al sangue di uno dei suoi pazienti, Channard è in grado di far ritornare Julia, ora senza pelle, dalla dimensione cenobitica.

Julia, la “regina delle tenebre”

Julia, se nel primo film adescava vittime da dare in pasto a Frank, suo cognato e amante, che necessitava di rimettersi in forze dopo il ritorno dagli Inferi, adesso assurge a regina delle tenebre. “Non sono più la matrigna cattiva” dice a Kirsty, liberandosi anche delle “etichette” di moglie infedele e amante, pronta ora a pensare solo a se stessa. Channard diventa solo un burattino nelle sue mani, siccome parrebbe che l’intento di Julia fosse quello di usare l’uomo per aprire il varco infernale e tornare lì per vendicarsi di Frank, il quale l’aveva precedentemente tradita.

Un personaggio eversivo come Julia, che usa il proprio corpo e la propria sensualità per raggiungere i propri scopi, non poteva che essere associato ai Cenobiti della penna di Barker, ispirati dalla controcultura punk che infiammava la Londra degli anni ’70-’80. L’uso di piercing, tatuaggi e qualsiasi tipo di body modification divenne per i giovani uno strumento di definizione del sé e di resistenza contro un ordine sociale eteronormativo; vi basti pensare all’aspetto dei Cenobiti e alla loro natura di “esseri sulla soglia” – non solo quella infernale – tra dolore e piacere, e alla disfunzionalità della famiglia tradizionale messa in scena in Hellbound: Hellraiser II.

E Julia, così come i Cenobiti, rifugge da una categorizzazione netta e vincolante: non è puramente la cattiva che viene poi punita. Per intenderci, siamo lontani dal piano “conservatore” di molti killer degli slasher che intervengono per reprimere le devianze e ristabilire un ordine. In Hellbound: Hellraiser II non c’è nessun moralismo perché chiunque può essere ucciso indipendentemente dalle colpe, anche il personaggio più innocente – basti pensare al paziente di Channard che viene divorato all’inizio o all’altro medico di Kirsty, pronto a tutto per aiutarla. Questo perché tutto dipende dal patto (quello sì che è vincolante) che l’evocatore stipula nel momento in cui apre il varco, diventando così soggetto alla volontà del Leviathan, re di quella dimensione. I Cenobiti, esecutori di quella volontà, non giudicano perché sono al di sopra del bene e del male. Solo Kirsty, qui insieme a Tiffany, sembrerebbe un personaggio maggiormente “buono”, forse perché – parere mio – si cercava di farlo rientrare nella figura della final girl, popolarissima in quegli anni dopo Halloween, Venerdì 13 e Nightmare, solo per citare quelli più famosi.

I look

Essendo la corporeità fondamentale nell’universo di Hellraiser, meritano una menzione speciale i costumi e il lavoro di trucco ed effetti speciali. Ognuno dei Cenobiti ha un design proprio, affascinante e terrificante al contempo (a regalare brividi c’è anche la skinless Julia interpretata da un’attrice diversa, Deborah Joel). Gli abiti dei Cenobiti, perlopiù lunghi e di nera lucida pelle, e i piercing e ganci con cui sono adornati riprendono quella cultura underground già citata, ma è la vicinanza al fashion del mondo S/M che rende ancora più evidente il carattere eccessivo dei loro corpi.

Vi ricordiamo che è in arrivo un nuovo adattamento cinematografico Hulu di Hellraiser che avrà un gender swap: a prestare il volto a Pinhead (interpretato da Doug Bradley dal primo all’ottavo film) c’è Jamie Clayton. Nella sua versione cartacea, infatti, più che in quella cinematografica, Pinhead è un essere liminale anche sessualmente parlando.