Kiseiju – La zona grigia, noto anche come Parasyte: The Grey o semplicemente The Grey, è una serie tv coreana da 6 episodi disponibile su Netflix. Si tratta di uno spin-off live action del manga Kiseiju – L’ospite indesiderato (che ha avuto un adattamento anime sempre visibile su Netflix), diretto e co-sceneggiato da Yeon Sang-ho, già regista dell’apprezzatissimo Train to Busan e della serie Hellbound.

Trama

La premessa di queste opere – manga, anime e serie spin-off – riguarda l’arrivo sulla Terra di parassiti alieni che prendono possesso dei corpi umani, annullando completamente la coscienza dei propri ospiti. Spinti solo dall’istinto di sopravvivenza e dell’individualismo, i parassiti cominciano così a nutrirsi di umani. Più in particolare, Kiseiju – La zona grigia narra la storia di Su-in (Jeon So-nee), una ragazza dalla vita non proprio semplice che si descrive come “sfortunata”, dopo un’infanzia trascorsa con un padre violento e una madre che l’ha rinnegata. La sfortuna non smette di perseguitarla e attrae verso di lei un uomo che la minaccia e poi insegue con l’intento di ucciderla. Ferita gravemente, Su-in viene raggiunta proprio da un parassita. A causa però del pessimo stato in cui verte il suo corpo, il parassita non riesce a prendere il controllo totale del cervello. Ha inizio così una strana convivenza tra la creatura e la ragazza mentre a Seul si attiva il Grey Team, una squadra capitanata dall’agente Choi Jun-kyung, che ha l’obiettivo di debellare la minaccia aliena.

L’unione tra gli ultimi

Su-in, che è cresciuta sentendosi non solo sfortunata ma anche e soprattutto sola, ha sempre però potuto contare sull’aiuto del detective Chul-min, a cui lei da bambina telefonò per denunciare il padre. Da quel momento l’uomo l’ha avuta a cuore e l’ha protetta, senza smettere neppure quando la situazione inizia a degenerare. Non gli è chiaro se la giovane sia ancora umana o meno; ciò che però non viene mai messo in dubbio è che lui non la tradirà, nonostante le pressioni della fredda e zelante agente Choi. Al polo completamente opposto rispetto al detective Chul-min c’è un piccolo delinquente, Kang-woo (Koo Kyo-hwan). Chul-min, che inizialmente vuole solo trovare la sorella minore scomparsa, si ritrova totalmente immischiato nella storia dei parassiti e di Su-in, finendo per diventarne alleato. Sarà proprio lui a dare alla parte aliena si Su-in un nome, Heidi, tenera storpiatura di Mr. Hyde. Proprio come il dottor Jekyll e il signor Hyde, le “personalità” di Su-in e Heidi si manifestano a turno; le due però riescono comunque a comunicare e, così, a imparare a conoscersi. Il trio composto da questi reietti, ovvero Su-in, Kang-woo e inaspettatamente Heidi, è il cuore della serie. Rappresenta un’unione tra esseri – umani e non – marginalizzati, a cui in un modo o in un altro viene data la caccia ma che vorrebbero solo ritagliarsi un posticino nel mondo in cui poter (soprav)vivere.

La zona grigia

Heidi insegna molto alla sua ospite e agli altri umani su come la sua specie ragiona e concepisce la vita e, allo stesso tempo, impara come la pensano gli umani. Entrambe le forme di vita sono accomunate, ovviamente, dall’istinto di sopravvivenza. I parassiti prendono controllo dei corpi umani semplicemente perché vogliono vivere, da soli, e non sembra esserci molto altro che gli importa. Gli umani, invece, non si limitano a salvaguardare il proprio corpo e ad andare avanti individualmente: gli umani necessitano di contatto, di sentirsi parte di una comunità. Se inizialmente Heidi non comprende Su-in e il suo rimanere ai margini, che considera come debolezza, successivamente sarà proprio questo che spingerà il parassita ad aiutarla. In Kiseiju non c’è una distinzione netta tra buoni e cattivi; sarebbe riduttivo far rientrare gli umani nella cerchia dei soli personaggi positivi. L’umanità è spesso crudele e mostruosa, mentre i parassiti riescono a dimostrare comprensione e addirittura dispiacere. È questa la zona grigia, siccome separare con linee nette non è possibile.

Umanità e mostruosità

Il discorso sulla differenza tra umanità e mostruosità non è nuovo o originale. L’abbiamo già visto in Sweet Home, per citare un’altra serie horror coreana (ve ne abbiamo parlato qui), in cui il protagonista Hyun-soo è un ibrido come Su-In. Entrambi i personaggi vengono allontanati da chi non li considera più umani, perché il loro essere “sul confine” è percepito come una minaccia, un pervertimento totale dal quale non si può tornare indietro. Su-In, come Hyun-soo, dimostra però di non aver assolutamente perduto la sua umanità ma, anzi, di aver trovato un arricchimento in questa nuova condizione. Heidi diventa una compagna, un’alleata, il reminder costante di non essere sola. In fondo, come detto prima, gli umani hanno bisogno delle relazioni e, per quanto Su-in si senta invisibile, imparerà ad accettare di essere amata.

Kiseiju si inserisce perfettamente nel filone di serie coreane che esplorano il confine tra umano e mostro – oltre a Sweet Home, anche Happiness e Non siamo più vivi. Pur non avendo un particolare guizzo, la serie è un ottimo action condito da dramma e body horror, anche se spicca il volo solo dopo la quarta puntata. È anche una buona rielaborazione del materiale originale, che presenta una storia che probabilmente si sta svolgendo parallelamente, nella realtà narrativa, a quella di Shinichi in Giappone. Il ragazzo che vediamo alla fine, infatti, è proprio Shinichi, il protagonista del manga (e dell’anime): un ottimo easter egg per chi conosce l’opera originale.

Classificazione: 3.5 su 5.