Con l’entrata in catalogo della serie L’ora del mistero, Prime video arricchisce quel filone parallelo dedicato alle produzioni passate, incontrando il favore crescente di nuovi utenti e il fervore nostalgico di chi ama tuffarsi nei ricordi dei propri tempi andati.

Dopo la riscoperta di una perla come La tempesta del secolo, miniserie del 1989 con sceneggiatura originale di Stephen King, è oggi il turno di una serie anglosassone prodotta nella prima metà degli anni ’80, dal titolo originale Hammer House of Mystery and Suspense, giunta in Italia nel 1986 con il titolo L’ora del mistero.  

Si tratta di una serie antologica composta da un’unica stagione di 13 episodi, della durata di circa 70 minuti a episodio.

La scelta di optare per storie indipendenti ha dato la possibilità agli sceneggiatori di spaziare senza limiti di fantasia, passando dal paranormal al giallo, dal thriller al mistero.

Il giudizio finale dipenderà da una serie di fattori soggettivi che non potranno essere aggirati; chi è stato adolescente negli anni ’80 come il sottoscritto, ne vivrà la visione riassaporando i modi di vestire, le pettinature alla moda, le auto che sfrecciano davanti le telecamere, i cibi e le bevande. Al contrario, chi avrà solo sentito parlare di quel magnifico decennio magari dai genitori a cena, correrà il rischio di bollarla come antiquata e povera di smalto.

Quali sono le puntate più interessanti?

Dopo aver rivisto l’intera serie, posso confermare che si tratta di prodotto discreto ma ondivago; alcune puntate sono molto curate e presentano un crescendo di tensione ben calibrato, altre rimangono nella media, altre ancora sono mal sceneggiate e nel complesso dimenticabili.

Tra le storie più interessanti c’è senz’altro Un gioco da bambini, in cui una tranquilla famigliola composta da madre, padre e figlia si risveglia in piena notte e scopre di essere prigioniera della propria casa, con porte e finestre sigillate dall’esterno. Il ritmo, i dialoghi e le recitazioni ne rendono avvincente la visione, il tutto supportato dalla regia ispirata di Valmond Guest, famoso per aver diretto film cult come L’astronave atomica del Dottor Quatermass (1955), I vampiri dello spazio (1957) e l’episodio di James Bond, Casino Royale, del 1967. Il finale non delude le attese, arricchendo l’episodio con un pizzico di fanta horror che non guasta.

Tratto dall’episodio “Un gioco da bambini”

L’unico appunto che posso muovere a questa produzione è che a uno smaliziato cinefilo come il sottoscritto, non è passata inosservata la leggera somiglianza con la puntata della serie Ai confini della realtà intitolata Sosta in una città tranquilla, uscita 20 anni prima, nel 1964. Ma è un dettaglio perdonabile.

Altra puntata degna di nota è Salto nel tempo, in cui vengono mescolati elementi del giallo e quelli della ghost story. In procinto di partire per il Botswana, una coppia felice e innamorata vivrà l’ultima notte nella propria casa inglese tra strane apparizioni e salti temporali. Un finale degno di nota chiuderà il cerchio, lasciandoci il dolce sapore di un episodio che si rifà alla consolidata cinematografia horror inglese. Anche questo episodio vede la regia di Valmond Guest.

Ho trovato interessanti anche Un grido lontano, con David Carradine e L’eredità Corvini, a mio avviso tra i più belli della serie, mentre peccano sotto molti punti di vista l’episodio d’apertura, Il marchio del diavolo, con protagonista un attore allora molto in voga, Dirk Benedict, lo Sberla della serie A-team, Il dolce profumo della morte, che ha il punto più debole in un finale troppo scontato, e Il campo da tennis, episodio che chiude la serie e probabilmente il meno attraente.

L’attore Dirk Benedict in una scena dell’episodio “Il marchio del diavolo”

Riscoprire L’ora del mistero farà piacere a tanti nostalgici della cara e vecchia televisione di una volta. La stessa qualità video, non troppo distante da quella presente al passaggio dal sistema VHS a quello DVD, fornirà quell’ingrediente supplementare perfetto per trascorrere qualche serata in modalità “viaggio nei ricordi passati”.

Per tutti gli altri potrà rappresentare una curiosità storica, un’occasione per approcciarsi a una diversa modalità di intendere la televisione o solo scoprire un mondo che non c’è più, fatto di bravissimi mestieranti esperti di scenografie ricostruite con cartone pressato, costumi e maschere d’effetto, e maestri degli effetti speciali realizzati con le tecniche del passo uno e l’uso degli animatroni.