American Horror Story, creata da Ryan Murphy e Brad Falchuk per Fox nel 2011, è una serie televisiva americana, molto popolare, attualmente composta da nove stagioni (la nona sta andando in onda da circa un mese in America e arriverà in Italia dal 7 novembre).

La serie ha ottenuto fin dall’inizio grande successo grazie alla formula innovativa di cui si avvale per raccontare storie diverse a volte collegate tra loro.

In 9 articoli analizzeremo ogni stagione di American Horror Story ma, per cominciare, analizziamo questa serie TV in modo più generale descrivendone le sue caratteristiche peculiari.

American Horror Story

Un tributo al cinema e alla letteratura

American Horror Story è innanzitutto un tributo al genere horror. Negli articoli successivi vedremo come, in ogni stagione, sono chiari i richiami al cinema e alla letteratura (horror e non solo). American Horror Story, però, non si limita semplicemente a citare personaggi, situazioni e ambientazioni, ma attinge a piene mani dal panorama cinematografico e letterario orrorifico. La serie, quindi, non è un semplice omaggio ad un genere, ma ne riprende i topoi che lo caratterizzano e che ne hanno segnato la storia, riadattandoli e reinterpretandoli in chiave moderna.

Ogni stagione è ambientata in uno spazio chiuso, in un luogo limitato abitato dal male: la casa nella prima stagione, il manicomio nella seconda, l’accademia di streghe nella terza, il circo nella quarta, l’hotel nella quinta, la casa e i boschi circostanti nella sesta, il bunker nell’ottava e il campo estivo nella nona.

Solo la settima stagione “Cult” si sviluppa in un luogo aperto e non limitato in quanto il male, in questo caso la politica nazifascista di Kai Anderson (Evan Peters), è un male che riguarda tutta la nazione (è durissimo l’attacco degli autori nei confronti di Donald Trump, ma lo analizzeremo a tempo debito). In questi scenari si muovono liberamente personaggi tipici del cinema e della letteratura come la femme fatale, il mad doctor e la dark lady completamente decontestualizzati e ricostruiti in uno scenario del tutto nuovo: quello dei giorni nostri.

American Horror Story

Una raffinata commistione di generi

Nonostante possa sembrare paradossale American Horror Story non è una normale serie horror. Chiunque potrebbe notare che questo prodotto televisivo risulta sfuggevole a quella che potrebbe essere una rigida classificazione. American Horror Story è il risultato di una commistione di generi spesso diversi che, però, si intrecciano benissimo con un risultato totalmente innovativo.

Horror, camp, grottesco, teen drama (Murphy e Flachuk avevano creato già “Glee” insieme a Brennan), gotico, slasher sono tutti generi e sottogeneri da cui la serie attinge al fine di realizzare un prodotto che non è indirizzato ad una specifica fascia di età, ma che riesce a coinvolgere più o meno tutti. Eppure il cuore pulsante di American Horror Story è proprio il camp con il suo amore per l’innaturale, l’eccesso e, più banalmente, il kitsch.

Interessante da questo punto di vista è l’affermazione di Bryan Lowder (autore dell’articolo “Why I’m Vibe-Watching American Horror Story” su slate.com) che afferma:

“L’anima e la forza motrice di AHS è il camp, non l’horror, e se non si rimane deliziati di fronte alla sorte a cui va incontro il cantante dei Maroon 5, Adam Levine, nel primo episodio di Asylum (seconda stagione), vuol dire che non si è in sintonia e in risonanza con la frequenza di American Horror Story.”

American Horror Story

Il camp, cuore pulsante della serie

Il camp ricopre anche una funziona principale per quanto riguarda l’estetica della serie, in quanto viene usato, come dice Susan Sontag, “per teatralizzare l’esperienza enfatizzandone i tratti in modo grottesco”. Infine, come nota Federico Boni in un recente saggio dedicato a questa serie TV (“American Horror Story, una cartografia postmoderna del gotico americano”) il camp, con i suoi eccessi, viene usato dagli autori come mezzo per una critica culturale all’ideologia dominante. Infatti Murphy e Falchuk inseriscono personaggi “marginalizzati”, vittime di una società malata e soffocante, destinati a capovolgere la loro condizione o, a volte, a soccombere di fronte ad una sorte che non può essere cambiata.

L’arte visiva, quindi, assume qui la funzione di “arte come protesta”e il camp, con toni eccessivi e dissacranti, sembra voler smascherare un falso perbenismo tipico dei puritani. Da questo punto di vista, infatti, nonostante affrontino questo tema in modo esplicito solo nella settima stagione, Murphy e Falchuk promuovono attraverso la serie le loro ideologie e in particolar modo il liberalismo americano.

American Horror Story

Una critica al passato degli Stati Uniti

Se già l’estetica camp sembra essere uno schiaffo al puritanesimo, ancora più chiara e pesante è la critica agli Stati Uniti. In particolar modo Murphy e Falchuk riportano alla luce un passato caratterizzato da ingiustizie, violenza, razzismo, misoginia e omofobia; un passato difficile e complesso, i cui fantasmi infestano ancora gli USA. Un passato costellato da serial killer e psicopatici le cui storie (basate su fatti di cronaca reali) vengono spesso raccontate e presentate nel corso delle varie stagioni.

Con American Horror Story Ryan Murphy, accusato dalla Warner Bros anni prima di creare personaggi “troppo gay”, ottiene la sua totale rivincita attraverso figure iconiche come quella di Lana Winters. Lana (in Asylum, seconda stagione) viene internata nel manicomio a causa della sua omosessualità e sottoposta a un trattamento di conversione sessuale ma, alla fine, riesce ad ottenere la libertà e ad affermare se stessa. Anche i temi di razzismo e misoginia sono, come abbiamo detto, ricorrenti: Delphine LaLaurie (in Coven, terza stagione) viene punita dagli zombie che un tempo erano gli schiavi di colore che lei amava picchiare, maltrattare e uccidere; le streghe di Coven sembrano creare una società femminile basata sul matriarcato in cui gli uomini sono sottomessi; e così via.

Quindi, come scrive Federico Boni nel suo saggio:

“Se il genere dell’orrore si pone come una rappresentazione distorta e metaforica delle ansie e dei rimossi di una società, una rassegna dell’orrore americano insisterà sulle ansie e i rimossi della società statunitense, le cui perturbanti narrazioni tentano di esorcizzare il senso di colpa e di insicurezza di un’intera nazione”.

American Horror Story, quindi, si pone su un piano totalmente diverso rispetto ad altre serie TV horror ed inaugura una struttura del tutto nuova, che permette di sviluppare contemporaneamente una trama orizzontale e una verticale grazie al suo antologismo stagionale.

In questo modo ogni stagione tratta un tema diverso affrontando comunque i mostri del passato oscuro di una nazione, un passato che aleggia tra noi, proprio come un fantasma, e che è pronto ad infestare il nostro presente.