Giunta al terzo capitolo, la saga di Animali Fantastici è riuscita davvero a far breccia nel cuore dei fan di Harry Potter?

Recensione

Quando si parla ad una nicchia bisogna sempre tenere conto delle esigenze, delle speranze, dei desideri e delle preferenze della nicchia stessa, per quanto quest’ultima possa essere una sconfinata pletora di persone come nel caso dell’universo Potteriano. Per l’uscita del terzo film della saga di Animali Fantastici, i fan più affezionati di Hogwarts e dintorni nutrivano particolare interesse. Così come per qualunque fenomeno materiale o virtuale legato alla loro amata saga (come è giusto che sia) e vivono i suddetti fenomeni con un’accorata attesa – prima – e con un’accurata catalogazione di quanto esperito successivamente.
Beh, mettiamola così, nella bacheca affollata dei ricordi di un fan questo Animali Fantastici: I Segreti di Silente probabilmente non meriterà la prima fila e si riempirà di polvere molto prima di cimeli molto precedenti, se non ormai “antichi”.

Animali Fantastici: una storia che forse sa di già visto

Abbiamo uno schema classico: cattivone che ammicca a cattivoni realmente esistiti, i buoni che lo devono contrastare per impedirgli di ottenere troppo potere.
Su questo plot – per quanto cliché – si può tranquillamente imbastire qualunque opera e – volendo – sfornare un capolavoro anche nel 2022 o fra cinquant’anni, cinquecento, perché tutto sta nel come.
Come.
Questa sì che è una parola magica.

Ora, Signore e Signori, ci troviamo di fronte ad un film il cui problema non è la lunghezza ma la lungaggine, non è il caos ma l’assenza di complessità, chiaramente non a livello strutturale e di trama, ma a livello essenziale.
Essenzialmente, infatti, è piatto.
Un falso 3D con personaggi a mezzo tondo che si accomodano sul proprio vagone e subiscono i binari.
Niente svolte inaspettate, colpi di scena, di colore, di estro, solo qualche fuoco d’artificio che probabilmente sveglierà i più dal torpore.

Un nuovo Grindelwald

E Grindelwald… Capiamoci, Mikkelsen è un bravissimo attore, indimenticabile quando il ruolo gli compete (chi ha detto Death Stranding?), ma qui assolutamente inadeguato e mono-espressivo nell’interpretare un potenziale leader capace di arringare oceani di folla con l’impeto che – qui – non è pervenuto.

Vi divertirete nel caso amiate davvero il mondo potteriano (il fan service è di prima qualità, va detto), ma in caso contrario assisterete ad un film che non è davvero brutto, ma di sicuro ancor meno bello!

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