Sarebbe dovuto arrivare nelle sale dal 26 al 28 ottobre il documentario sull’artista contemporaneo più famoso al mondo, Banksy – l’arte della ribellione.

L’opera diretta da Elio Espana racconta l’escalation dell’artista da “terrorista dell’arte” al suo riconoscimento artistico. Si parte da una profonda descrizione del contesto socioculturale che influenzò Banksy fin dai suoi primi graffiti, ovvero l’anarchica Bristol degli anni ’70 fino agli anni ’90 e come la street art fu un elemento fondamentale per questa città già da prima del successo di Banksy.

Il documentario ripercorre tutte le opere dell’artista soffermandosi sulle sue più celebri e analizzandone il contesto sociale in cui sono state create, dai graffiti sul muro che divide Israele dalla Palestina fino a girl with baloon che si autodistrusse durante la famosa asta alla Sotheby’s nel 2018; oltre a questo però ci saranno interviste di suoi ex collaboratori, tra i quali anche il suo direttore artistico, che ne racconteranno la persona, le idee e le loro esperienze artistico-lavorative accanto all’artista.

Nonostante a fama raggiunta Banksy rappresenta ancora oggi la street art, ovvero un’arte fruibile e comprensibile dal largo pubblico che si rivede e condivide le denunce sociopolitiche e religiose che l’artista esprime sia attraverso le sue opere, ma anche attraverso azioni concettuali; ad esempio, sono mostrati all’interno del documentario le celebri incursioni all’interno delle gallerie e dei museo più famosi al mondo durante le quali lo stesso artista installava le sue opere in mezzo alle collezioni in segno di protesta verso le istituzioni artistiche e tutto raccontato e filmato dai suoi collaboratori.

Si parlerà anche delle sue mostre abusive in edifici abbandonati, al centro di scandali come quando aveva dipinto su degli animali fino a quando presentarono le celebrità di Hollywood per acquistare le sue opere, tra cui Brad Pitt e Angelina Jolie, ed è dal quel momento che verrà riconosciuto all’interno del mercato dell’arte.

Il documentario non arriva però alle ultimissime opere e installazioni eseguite durante le proteste americane del black lives matter, ma al 2015 con Dismaland, l’installazione che rappresenta una Disneyland come simbolo del capitalismo, ma rivista in una chiave post-apocalittica.

Il documentario vi svelerà il volto e l’identità dello street artist più famoso al mondo, ma sicuramente riesce a descriverne la personalità tramite le sue opere, i racconti delle persone a lui vicino e sulla domanda che tutti si pongono: Banksy: artista o vandalo? Sta allo spettatore la risposta.

a cura di Jenni Pace

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