Potrebbero esserci spoiler. Dipende da cosa si intende per “spoiler”. Nel dubbio, tornate a leggere la recensione dopo aver visto il film.
Bones and All, il nuovo film di Luca Guadagnino, è disponibile dal 23 novembre al cinema. La pellicola è stata presentata quest’anno al Festival del Cinema di Venezia, dove ha vinto il Leone D’Argento per la Miglior Regia e il Premio Marcello Mastroianni (premio per attori e attrici emergenti) assegnato alla protagonista, Taylor Russell (Lost in Space, Escape Room).
Guadagnino oramai è diventato quasi una presenza fissa alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Negli ultimi anni ricordiamo per esempio A Bigger Splash nel 2015 e Suspiria nel 2018, entrambi in concorso. Nel 2020 il regista aveva inoltre presentato, fuori concorso, il documentario Salvatore: Shoemaker of Dreams, dedicato a Salvatore Ferragamo, grande stilista nostrano.
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Trama di Bones and All
Il nuovo film di Luca Guadagnino è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo Fino all’osso (2015) di Camille DeAngelis.
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Si tratta di un horror on the road, ambientato in un’estate degli anni ’80 (le vicende hanno inizio a maggio e terminano ad agosto). Maren (Taylor Russel) e Lee (Timothée Chalamet), sono i giovani protagonisti della pellicola. I due si incontrano per caso, ma si legano istantaneamente, poiché scoprono di condividere la stessa natura, sono entrambi cannibali. Essendo rimasti soli, decidono di intraprendere un lungo viaggio e attraversano diversi Paesi degli Stati Uniti, tra cui l’Indiana, il Missouri, il Minnesota e il Nebraska, solo per citarne alcuni.
Guadagnino ci mostra degli Stati Uniti vasti, quasi spopolati e deserti, dove puoi facilmente nasconderti, ma dove non ti sentirai mai al sicuro. I due intraprendono questo lungo viaggio e incontreranno altri personaggi simili a loro, cannibali, ma a volte con un’attitudine più aggressiva rispetto ai nostri due protagonisti. Per Lee infatti, ma soprattutto per Maren, nessun atto di cannibalismo è libero, arbitrario e compiuto a cuor leggero. I due giovani, quando è possibile, provano a controllarsi e cercano di sfuggire a questa condizione.
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Cast
Timothée Chalamet, che pur con la sua giovane età può già vantare una lunga filmografia, è un attore che a me personalmente non convince quasi mai. Tuttavia, bisogna riconoscere la bravura di Guadagnino nel saperlo dirigere sempre al meglio, come già era successo in Chiamami col tuo nome.
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La co-protagonista, Taylor Russel, che nonostante abbia vinto il Premio Mastroianni è già in realtà un’attrice esperta, è meravigliosa e riesce pienamente a trasmettere la sua paura e senso di inadeguatezza dovuto a questa condizione che la accompagna dalla nascita, ma che lei rifiuta.
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Tra gli altri personaggi, incontriamo già nella prima parte del film Mark Rylance, che si presenta come un uomo buono e gentile, a tal punto da risultare inquietante e sgradevole. Ritroviamo poi Michael Stuhlbarg che era stato il padre di Elio (Timothée Chalamet) in Chiamami col tuo nome.
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Il cannibalismo come metafora di una crisi intergenerazionale
I due protagonisti sono giovani e indifesi. Si sentono minacciati dal mondo esterno, specialmente dal mondo adulto, che gli ha lasciato un mondo privo di speranze, come si nota dai paesaggi che il regista abilmente inquadra. Maren e Lee sono stati abbandonati dai propri genitori e li ritengono colpevoli di molti dei traumi che ancora si portano addosso. Tentano di trovare il proprio posto in un mondo pieno di pericoli e che non riesce a tollerare la loro natura. Provano a reagire e a difendersi, sfruttando la propria condizione di cannibali.
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Conclusioni
Bones and All è uno dei film migliori, secondo il mio punto di vista, di Luca Guadagnino. Film on the road, horror ma con tanta dolcezza. Il regista riesce a unire tutti questi elementi con grande abilità. Ci racconta la storia di Maren e Lee, che provano a sopravvivere in un mondo cinico e oramai distrutto dalle generazioni precedenti. L’unica speranza rimasta per i due giovani cannibali sarà l’amore.