Al film numero 9 (contando Kill Bill come una sola opera), Quentin continua a non deludere i suoi fan. Per quanto mi riguarda i suoi primi due film restano i più innovativi ed importanti, quindi “Le Iene” (Reservoir Dogs) e “Pulp Fiction”.

C’era una volta a… Hollywood è un vero e proprio tributo di Tarantino al cinema di genere che si faceva in quegli anni, e non a caso durante il film vengono anche citati registi come Sergio Corbucci e Antonio Margheriti.

La Los Angeles del 1969 è stata riprodotta magnificamente, le strade di Hollywood, le insegne luminose, i costumi… ma anche la colonna sonora tutta anni 60 ci aiuta ad immergerci in quel mondo. Quentin continua a deliziarci con una regia e fotografia da vero maestro, un regista abile soprattutto a mescolare con il suo stile tutti quei film che lo hanno influenzato.

Leonardo Di Caprio è Rick Dalton, un attore che sta cercando di risalire per non finire la sua carriera con film di serie b. Ad affiancarlo c’è il suo stuntman Cliff Booth (Brad Pitt): entrambi recitano con l’accento del sud degli Stati Uniti (quindi consiglio almeno una visione in lingua originale). In questo film ho preferito Brad Pitt, ma soltanto perché il suo personaggio è più caratterizzato e divertente. C’è da aggiungere una curiosità a riguardo: Di Caprio ha affermato che aveva dei dubbi sul suo personaggio, e che ha accettato dicendo a Quentin che avrebbero trovato insieme il modo per delineare meglio il suo Rick Dalton. Durante le riprese c’è una scena improvvisata e voluta da Di Caprio, quella del suo sfogo dentro la roulotte.

Stupenda e bravissima Margot Robbie nei panni di Sharon Tate: ne esce fuori un personaggio angelico che di conseguenza è il meno Tarantiniano di tutto il film.

La narrazione non è simile ai film che omaggia (per fortuna…), questo perché le sceneggiature di Quentin non sono mai lineari e scontate e anche nelle scene apparentemente insignificanti sappiamo che potrebbe accadere qualcosa di imprevedibile. Questo film non è nemmeno etichettabile con un genere preciso ma nel complesso ci sono molte più scene da commedia rispetto ad altri film del regista.

 

Un consiglio: se non siete già a conoscenza dei personaggi trattati nel film (Sharon Tate, Roman Polanski, Charles Manson) vi conviene prima leggere qualcosa sui fatti che li hanno coinvolti nel 1969.

Concludo aprendo una parentesi sul Tarantino cinefilo e la sua infinita passione per il cinema di genere italiano (nonché per quello asiatico, ma qui vado fuori tema): chi lo segue sa come da sempre ha condiviso la sua passione per molti film e registi del passato e in “Once upon a Time… in Hollywood” (più che in molte altre sue opere) io ho visto tutto questo suo amore per quel cinema di genere che si faceva in italia dagli anni 60 agli anni 80. 

Se amate il cinema e se amate Tarantino, allora amerete sicuramente questo film.

 

Voto Finale
85%

 

A cura di Alex Modica