Un giallo a Venezia.

Chi l’ha vista morire?, uscito esattamente 48 anni fa, è il secondo lungometraggio diretto da Aldo Lado, regista che si era fatto conoscere nel 1971 grazie a La corta notte delle bambole di vetro, film divenuto un cult del giallo all’italiana. Ambientato a Venezia, città natale di Lado, Chi l’ha vista morire? è un film carico di tensione che afferma e rafforza i topoi del giallo all’italiana, con un assassino mascherato mosso dalla pura e semplice follia. Il cast d’eccezione è composto, tra gli altri, da George Lazenby, noto soprattutto per aver prestato il volto alla spia inglese James Bond; Anita Strindberg, presenza fissa nei thriller italiani; infine, la piccola Nicoletta Elmi, la quale vantava nella sua carriera di attrice bambina ruoli in film di Argento e Bava, arrivando in tal modo a essere soprannominata la Linda Blair italiana.

Nicoletta Elmi nel ruolo di Roberta.

La trama.

Il film si apre su una pista innevata in Francia, dove una bambina dai capelli rossi, Nicole, viene attirata da una figura misteriosa – in abiti femminili – e uccisa. L’ambientazione si sposta a Venezia dove Roberta (Nicoletta Elmi), un’altra bambina con i capelli rossi, è in visita dal padre Franco (George Lazenby), mentre la madre è rimasta in Olanda dove vive con la piccola: si intuisce immediatamente che Roberta sarà la prossima vittima del killer con velo e guanti neri. La preoccupazione che lo spettatore prova per ciò che potrebbe succedere alla piccola viene mitigata dall’amore che Franco prova verso di lei, un amore che sembra proteggerla dalle grinfie del cattivo che si limita a osservarla da lontano. Ma quando Roberta si ritrova senza la supervisione del padre, impegnato con l’amante, il killer ha campo libero e vengono riaccese le paure dello spettatore, soprattutto di chi ha figli.

George Lazenby e Nicoletta Elmi.

Lo sfacelo del “nido” familiare.

Quando viene ritrovato il cadavere di Roberta, Lado opta per un montaggio che alterna scene del mercato di Venezia, con i suoi cibi e fiori colorati, a flash del corpicino della bambina che galleggia nella laguna: alle immagini di una città apparentemente sicura si contrappongono quelle di un presente oscuro, caratterizzato da una violenza che non risparmia neppure i bambini. Anzi, siccome le vittime sono minori, sembra evidente la critica alla disgregazione del nucleo familiare tradizionale, con i figli che vengono lasciati a loro stessi mentre i genitori sono occupati a farsi la guerra o troppo presi dalla loro vita privata e dal lavoro… erano gli anni ’70 e Lado tentava di mettere in guardia le persone dai tempi violenti in cui si stava entrando. L’ambientazione ha ispirato A Venezia… un dicembre rosso shocking e a me piace pensare che il film di Lado abbia influenzato anche un film d’oltreoceano, Comunione con delitti, altro precursore dello slasher.

Il tema religioso.

[SPOILER ALERT!]

Quando ci viene rivelata l’identità dell’assassino, che si nasconde laddove non ci si aspetta (come in ogni giallo all’italiana che si rispetti), emerge anche una critica alla realtà borghese che tenta di nascondere i crimini perpetrati nelle sue fila, con il solo scopo di salvare le apparenze. Non solo, Lado tenta di ingaggiare una critica anche contro il fanatismo religioso (altro tema che rivedremo in Comunione con delitti) e il marciume che si annida tra gli uomini di Chiesa. Infatti, l’assassino è un prete in vesti femminili, ossessionato dal peccato e intenzionato a estirparlo alla radice: sua madre era una prostituta dai capelli rossi e questo trauma ha spinto l’uomo a compiere quegli omicidi per “salvare” l’innocenza delle bambine.

 

Il killer in abiti femminili.

Perché questo film, ancora oggi, è di rilievo?

Tutti questi temi rendono Chi l’ha vista morire? un affresco realistico e brutale dei tempi che stavano cambiando, in cui i vecchi valori andavano disgregandosi, alimentando la follia di chi non accettava la modernità e la liberalizzazione dei costumi. Ad accompagnare il mistero, un’inquietante ed ossessiva nenia composta da Ennio Morricone e intonata da un coro di voci bianche che chiede: “Chi l’ha visto morire?” e subito dopo risponde: “Io, io, io, io!”. Insomma, il film di Lado getta sulla realtà uno sguardo di disincanto per mostrarci un’Italia in cambiamento e con le istituzioni in decadenza, mantenendo allo stesso tempo uno stile raffinato per un racconto che, ancora oggi, risulta spaventoso.

Anita Strindberg, che nel film interpreta la madre di Roberta.