Club Zero è il nuovo film di Jessica Hausner, regista austriaca nota per aver diretto Hotel, Amour fou e Little Joe. Anche questa volta, Hausner ha scelto di presentare il film in concorso al Festival di Cannes.

Club Zero è distribuito in Italia da Academy Two ed è uscito in sala il 9 novembre 2023.

La trama

Club Zero è ambientato in un Paese anglosassone non specificato. I protagonisti sono i ricchi studenti del Talent Campus, un istituto d’élite in cui le classi sono ristrette e si studiano materie come mandarino e meditazione. Un giorno arriva a scuola una nuova insegnante, Miss Novak (Mia Wasikowska), che si occupa di conscious eating (alimentazione consapevole). La professoressa introduce i suoi studenti a un culto basato su una riduzione radicale dell’alimentazione. Pian piano abitua i suoi alunni a porzioni di cibo sempre più scarse, che vanno rigorosamente mangiate facendo lunghe pause e pensando intensamente a ciò che si sta ingerendo. Secondo Miss Novak, questa strategia aiuta le persone a ridurre la fame e di conseguenza a consumare meno ed essere più sostenibili. L’insegnante diventa una vera e propria guru e inizia così a manipolare i suoi studenti, sottraendoli all’influenza dei loro genitori, che si rendono conto troppo tardi di quanto accaduto.

L’alimentazione consapevole

L’unico aspetto positivo di questo film è la tematica. Tutti noi oggi parliamo di sostenibilità e di possibili soluzioni al cambiamento climatico e alla disuguaglianza sociale. Questo film affronta questo tema, o semplicemente si propone di affrontarlo. Miss Novak durante la sua prima lezione parla di autofagia, ovvero una sorta di auto-pulizia del nostro corpo e di conseguenza della nostra mente. Carne, zuccheri e cibi confezionati vengono descritti come il male assoluto, da eliminare completamente. “Solo così saremo in grado di salvarci e vivere in eterno” sostiene Miss Novak.

Secondo l’insegnante, questo comportamento non solo ha conseguenze benefiche per il nostro corpo, ma anche per l’ambiente. Se mangiamo il minimo indispensabile, o non mangiamo affatto, come inizieranno a fare ben presto i nostri protagonisti quando diventeranno ufficialmente membri del Club Zero, consumiamo meno e di conseguenza ci sarà più equità nel mondo. Il capitalismo, rappresentato in questo film dalla voracità, è sotto attacco. Tuttavia, ciò che sembra inizialmente essere un atteggiamento più consapevole alla sostenibilità ambientale, si trasforma ben presto in fanatismo alimentare. I giovani studenti si convertono in “aspiranti bulimici”, rifiutandosi di mangiare oppure concedendosi di mangiare lentamente minuscole porzioni di cibo per poi correre in bagno a vomitare. I ragazzi e le ragazze iniziano così a perdere drasticamente peso (la regista lo inserisce in sceneggiatura ma visivamente non ce lo mostra).

L’assenza del mondo adulto

In un contesto scolastico in cui gli studenti iniziano a soffrire di depressione e forti disturbi alimentari, i genitori sono i grandi colpevoli. Non si rendono conto, se non quando è troppo tardi, che i loro figli e le loro figlie soffrono e hanno bisogno di aiuto. Alcuni di loro addirittura iniziano ad assecondare i figli in questo assurdo fanatismo. Ci sarà per esempio una delle madri che smetterà di mangiare e gioirà di questo tacito accordo con sua figlia, che proseguirà per diverso tempo, alle spalle del marito.

Il mondo adulto è assente e totalmente incapace di riconoscere le necessità dei figli, e più in generale delle nuove generazioni. Se nel caso dei giovani si parla di alimentazione consapevole, nel caso degli adulti il termine corretto da utilizzare è genitorialità inconsapevole. Nessuno di loro ha la capacità e la sensibilità di ascoltare i propri figli e di imporsi, obbligandoli a mangiare, se necessario. Emblematico in questo senso è il fatto che un giorno Miss Novak venga licenziata, ma non a causa del suo rapporto pericoloso e disfunzionale con il cibo, bensì perchè si scopre che ha una relazione clandestina con Fred, uno dei suoi studenti.

Lo stile

Oltre a essere drammaturgicamente sgradevole e superficiale, Club Zero è anche stilisticamente monotono. La regia di Hausner può essere riassunta così: inquadratura fissa, zoom in, zoom out. La colonna sonora, che sostanzialmente consiste in un estenuante susseguirsi di tamburi, risulta estremamente irritante e ripetitiva. Hausner vorrebbe creare tensione e tendere al grottesco, facendo forse il verso a Lanthimos, ma con scarsi risultati.

Club Zero è una grande occasione mancata. Nonostante la tematica sia interessante e attuale, il film risulta essere incompiuto. Non abbastanza coraggioso per riuscire a scioccare lo spettatore e troppo superficiale per portarlo a riflettere sul tema dell’ambiente e della sostenibilità.

Classificazione: 1 su 5.