Si apre domani 28 giugno la seconda parte della 6° edizione del Festival Cinema d’ iDEA – International Women’s Film Festival, la manifestazione dedicata al cinema delle donne diretto da Patrizia Fregonese de Filippo, che si terrà a Roma fino al 1° luglio 2022, che da domani si sposta dall’Isola del Cinema a Il Cantiere. La quarta giornata della kermesse è dedicata al cinema del reale. Si inizia, infatti, alle 21.30 con la proiezione di Cúntami di Giovanna Taviani (Italia, 2021), alla presenza della regista e del suo straordinario “Polifemo”, l’attore Gio Calcagno, che regalerà al pubblico un’incursione nel Teatro, che è pura poesia.

Cúntami è un road movie anticonvenzionale che ci porta alla scoperta di una Sicilia inedita, tra mitologia e antichità, in cui le storie diventano metafore della società contemporanea. Racconti, questi, che vengono narrati dai famosi “Pupari“, come Mimmo Cuticchio (importante erede della tradizione dei cuntisti siciliani e dell’Opera dei Pupi, oggi iscritta tra i Patrimoni orali e immateriali dell’umanità dell’UNESCO). Sono loro, infatti, i veri narratori del Mito e della tradizione che diventa memoria da difendere e tramandare.

La Taviani, con la personalissima cifra stilistica che la contraddistingue, alterna movimenti di macchina irrequieti a campi lunghi in macchina fissa, che aiutano a restituire un’immagine estremamente variegata di quella Sicilia sconosciuta che vuole raccontare. Non un mero esercizio di stile, ma una commistione di più generi che fanno della forma vero e proprio contenuto.  Il film è impreziosito, poi, da monologhi e performance innovative dei suoi attori.

Alle 23.00, invece, sarà la volta di Non sono mai tornata indietro di Silvana Costa (Italia, 2022) che verrà presentato dalla stessa regista.

Il documentario, reduce del recente successo al Biografilm Festival, è una toccante ed esemplare storia di emancipazione e autodeterminazione femminile, di un passato doloroso e del coraggio e la forza di cambiare.

Il film, infatti, è il racconto di piccole voci femminili destinate tutte ad una esistenza di subalternità e obbedienza nel meridione d’Italia. Voci che riecheggiano ancora oggi tra i vicoli stretti e che si scrutano da dietro le finestre. Una di loro è Iolanda, la ragazza che serviva i nonni della regista, che si racconta tra aneliti di libertà e legami inscindibili.

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