Cut! Zombi contro zombi è un film del 2022 scritto e diretto da Michel Hazanavicius, remake francese del film giapponese del 2017 Zombie contro zombie (One cut of the dead), scritto e diretto da Shin’ichirō Ueda. Il film evento, rimasto in sala per soli due giorni – dall’1 al 2 novembre – è un remake intelligente che si inserisce perfettamente all’interno del discorso metacinematografico iniziato dal suo predecessore nipponico.

Trama

Cut! Zombi contro zombi inizia come un comunissimo film di zombie a basso, bassissimo budget. C’è una protagonista femminile (Matilda Lutz), zuppa di sangue, che brandisce un’ascia contro il fidanzato (Finnegan Oldfield), ormai zombificato, che si sta avvicinando minacciosamente per morderla. Mentre il ragazzo riesce a raggiungere la ragazza, che ce la mette tutta per recitare in maniera convincente, fuori campo si sente la voce del regista (Romain Duris) che urla “taglia!”: i due, insieme all’intera troupe, si trovavano infatti sul set di un film di zombie di serie Z. Il regista inizia ad inveire contro l’attrice protagonista, criticando aspramente la sua recitazione, per poi prendersela anche con il co-protagonista. Improvvisamente, in questo clima teso, inizia quella che sembra una vera apocalisse; il regista coglie l’occasione per approfittare delle reazioni di paura vera dei suoi attori e creare il film horror perfetto.

Fin qui nulla di strano e nulla di diverso rispetto all’originale. La prima mezz’ora di film, in entrambe le versioni, è in piano sequenza (da qui il titolo One cut of the dead). Le inquadrature utilizzate sono più o meno le stesse. Sul piano tecnico e su quello dell’intrattenimento, nulla da ridire. Se amate le commedie horror con gli zombie, quelle fatte con pochi mezzi e tanto amore, il divertimento è assicurato. I più attenti noteranno molte scene strane e fuori posto: urli fin troppo prolungati, sguardi perplessi, dialoghi dilatati fino all’assurdo, in cui i personaggi si ripetono sempre le stesse frasi.

La spiegazione a tutto è dietro l’angolo. Infatti, dopo la prima mezz’ora di piano sequenza fatta di inseguimenti conditi da litri di sangue, arrivano i titoli di coda. Niente paura però, il film non è ancora finito. È qui che Cut!, così come One cut of the dead, cambia completamente. Chi ha già visto il film giapponese sa cosa viene a questo punto. Chi invece non conosce nessuna delle due versioni, farebbe meglio a interrompere qui la lettura perché seguiranno spoiler. Vi lascio con il consiglio di recuperare entrambe le pellicole (partite da quella giapponese, mi raccomando!) e con un pizzico di invidia, perché la prima visione è un’esperienza davvero unica.

SPOILER

Dopo i titoli di coda, veniamo catapultati a un mese prima. Il regista del film, Remi, si trova sul set di un progetto mediocre e qui riceve la visita di un produttore che gli offre di dirigere un film dell’orrore. Ad accompagnare il produttore c’è nientepopodimeno che la produttrice che abbiamo già visto nel film giapponese, la signora Matsuda (Yoshiko Takehara). Il film che viene proposto a Remi, infatti, è un remake del giapponese Zombie contro Zombie. Così come la versione giapponese, anche questo adattamento francese dovrà essere in diretta e in piano sequenza, su richiesta della produttrice. Il gioco metacinematografico viene portato ad un livello successivo: non solo quello che abbiamo visto nella prima mezz’ora di Cut! era proprio il film commissionato (un film nel film nel film?), ma si tratta di un remake di un film già esistente. Questo spiega perché i nomi dei personaggi, nella versione francese, fossero tutti giapponesi. La pellicola continua poi come la precedente, mostrandoci le fasi di lavorazione del film e la sua stessa realizzazione, con tutte le difficoltà del caso.

Nonostante le differenze culturali – la troupe francese si prende fin troppe pause durante il lavoro, cosa che la signora Matsuda non capisce – rimane invariato, all’interno del film, l’inno d’amore verso chi c’è dietro la realizzazione di un film. Non solo attori, registi e sceneggiatori, ma anche operatori di ripresa, truccatori, effettisti, segretari, ogni singola persona coinvolta che non riceve quasi mai il riconoscimento che merita. Sangue, sudore e lacrime che chi semplicemente si presenta alla porta e commissiona non vede. La produttrice rappresenta proprio questa fredda modalità di operare: non importa se il film sarà bello o brutto, l’importante è guadagnarci. E non è importante nemmeno il processo creativo o la riuscita del film stesso (proprio in termini di “senso”) siccome la sceneggiatura adattata da Remi alla cultura europea viene bocciata in nome della “fedeltà”, rischiando così di portare sullo schermo un linguaggio che potrebbe non funzionare in uno scenario francese.

Il significato di questo remake sembrerebbe essere nelle parole stesse della produttrice Matsuda: “basta che sia poco costoso e mediocre”. Potrebbe essere un modo del regista, quello vero, il premio Oscar Michel Hazanavicius, di “mettere le mani avanti” e presentare Cut! come un progetto commissionato, niente più e niente di meno. Ma il guizzo c’è, e sta proprio nella sua natura metacinematografica che rende questa operazione simile al nuovo Scream (2022). Qualsiasi cosa venga fatta, ci sarà sempre qualcuno che non apprezzerà o a cui, peggio, non interesserà: non sono la produzione o il pubblico, ovvero chi ordina la nascita di un progetto e chi decide quanto a lungo vivrà lo stesso, la cosa importante. Ciò che conta sono le persone che quel progetto lo partoriscono, che ci mettono tutto l’amore e la passione possibili; sono i sorrisi di quelle persone, ormai esauste ma contente, che si appoggiano l’uno sull’altro, sostenendosi, indipendentemente dal risultato.

Classificazione: 5 su 5.

N.B. Voto valido sia per l’originale che per questo (meta)remake