Finalmente disponibile on demand il secondo film dei fratelli D’Innocenzo: Favolacce; un’amara favola nera moderna ambientata nella periferia romana. Un’altra opera intrisa di malinconia e tristezza che racchiude le storie di alcuni bambini e delle loro famiglie

 

Se i nomi di Fabio e Damiano D’Innocenzo non vi dicono nulla oggi, sono certo che lo faranno tra qualche anno. I due giovani cineasti di Roma, dopo aver scritto alcuni cortometraggi ed aver ricevuto parecchie porte in faccia, sono approdati al grande cinema con La terra dell’abbastanza del 2018. Nel loro folgorante esordio hanno raccontato la storia di Manolo e Mirko, due giovani della periferia romana che avranno presto a che fare con la criminalità locale. Un film cinico e spietato ma al contempo affascinante spaccato dell’Italia di oggi in periferia. Sempre nel 2018 firmano con Garrone la sceneggiatura di Dogman, brillante pellicola che romanza le vicende del canaro della Magliana. Un successo a Cannes ed in tutti i festival europei, e non solo. Reduci dal premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Berlino di qualche mese fa, è arrivato da pochi giorni on demand: Favolacce.

 

Un diario ritrovato per un racconto oscuro

La storia ci viene narrata dalla voce calda e malinconica di Max Tortora, attore utilizzato già nel loro primo film. Le vicende ci vengono raccontate come se il narratore avesse, per caso, ritrovato un diario di una bambina in una campana per la raccolta della carta. Gli episodi descritti sono molto incompleti di alcune parti ed inoltre il diario termina bruscamente, senza una vera conclusione. Sarà il narratore a provare ad ordinare e dare un filo logico a questi racconti, se mai una logica ci sia. Favolacce entra ancora una volta nella vita della periferia romana, a Spinaceto per la precisione, dove tra villini e decadenza la vita viene affrontata come un continuo sforzo quotidiano. Verranno messe sotto l’obiettivo dei registi spezzoni di vita di quattro famiglie, che incroceranno i proprio destini fino ad un tragico finale.

Centrale sarà la famiglia Placido composta da: un padre momentaneamente disoccupato, interpretato da un Elio Germano in splendida forma, una madre troppo spesso succube e remissiva e i loro figli, Dennis ed Alessia. Nel loro quartiere interagiranno con altre due famiglie di vicini, dato che i figli vanno anche a scuola insieme. Sotto quello che può sembrare un clima di armonia si cela però un malcontento per i successi del prossimo, che sia la nuova piscina in giardino oppure i voti in pagella dei bambini. In campagna vivono poi Amelio e Geremia Guerrini (Justin Korovkin, The Nest) famiglia ancora più emarginata e che fatica ad integrarsi persino a Spinaceto. Rilevante anche la storia di Vilma, addetta alla mensa della scuola, e delle sue difficoltà come neo mamma assieme al giovane fidanzato. Vicende quasi pasoliniane, nel descrivere gli ultimi e la loro tragica impossibilità nell’ottenere qualcosa di migliore.

 

I veri mostri sono coloro che ci devono proteggere

I fratelli D’Innocenzo con Favolacce ci raccontano la quotidianità vissuta con gli occhi della bambina che la descrive nel suo diario, occhi innocenti in un mondo malato. Una situazione ancora più esasperata nelle periferie delle grandi città, dove molte volte non si hanno vie d’uscita eccetto la morte. I giovani registi non amano indorare la pillola nel descrivere le loro storie, le hanno vissute anche in parte sulla propria pelle e tendono a vomitarle fuori ad uno spettatore che non può far altro che assisterne impotente ed angosciato. La regia è essenziale ma mai banale e la fotografia ricercata sul particolare. Bisogna notare come il mondo degli adulti viene rappresentato come brutto. In Favolacce sono costanti i particolari su sorrisi sdentati ed espressioni di collera, tutto in netto contrasto con il mondo dei bambini. Un microcosmo fatto di genuina curiosità a quello che accade attorno a loro, dimostrando molta più maturità degli adulti in parecchie situazioni.

 

Favolacce è un film assolutamente da recuperare, un’ennesima boccata d’aria fresca per il nostro cinema italiano. Un racconto amaro e senza il lieto fine come accade nelle vere favole, ma che ci mostra uno spaccato impietoso del nostro Paese. Una pellicola che non mancherà di regalarvi anche momenti di pura angoscia.