Uscita recentemente in streaming sulla piattaforma Netflix, Il Diavolo in Ohio è una miniserie horror americana di otto episodi della durata che varia dai quaranta ai cinquanta minuti l’uno. Creata da Daria Polatin e basata sull’omonimo romanzo (Devil in Ohio) scritto dalla stessa è ispirato, a quanto pare, da una storia vera.

La Trama

Suzanne Mathis è una psichiatra ospedaliera che nasconde un trauma familiare, mai completamente superato. Un giorno si imbatte nella giovane Mae, adolescente traumatizzata che pare essere fuggita da una misteriosa setta. La scelta di Suzanne, di ospitare la ragazza a casa con la propria famiglia scatenerà delle conseguenze pericolose. Con l’ aiuto del detective Lopez la psichiatra cercherà di scoprire cosa cela il passato di Mae e quali sono i segreti della setta dalla quale è scappata, rischiando così di perdere la propria famiglia.

Pur presentandosi come una produzione horror, e con innegabili tratti accomunabili al genere, Il Diavolo in Ohio mescola il thriller investigativo al teen drama, sviluppando tutti questi elementi e inserendoli appropriatamente nel contesto narrativo.
Seguiamo infatti diverse linee, quella dell’ indagine del poliziotto e della psichiatra, alla ricerca dei segreti della setta e delle verità nascoste; quella dell’ inserimento di Mae tra gli adolescenti della scuola alla quale viene iscritta e nella famiglia di Suzanne, a confronto con le tre figlie della donna; non per ultima quella della vita della setta, di come è nata, di come si è sviluppata e di come essa agisce.

Tutti questi elementi sono ben presenti ed ottimamente narrati e sviluppati, ben supportati dalle valenti interpretazioni delle due protagoniste, la brava Emily Deschanel (Suzanne Mathis) e la giovane e talentuosa Madeline Arthur (Mae) che riescono ad essere convincenti nei loro ruoli ed a trasferire allo spettatore tutte le contrastanti emozioni provate. Quelle di Mae in particolare risultano piuttosto divergenti, il suo sguardo spiritato, inquietante a volte, decisamente ambiguo nella dualità che il suo personaggio richiede e che a tratti ricorda quello della Carrie di Sissy Spacek.

Punti di vista

E proprio su questo suo dualismo che gran parte della storia si basa. Poichè la ragazza è combattuta tra ciò che ha sempre e soltanto conosciuto e la nuova situazione che le offre inaspettate speranze. La realtà della setta alla quale la sua famiglia appartiene, il credo religioso che le è stato insegnato, le regole che le sono state imposte sono tutto ciò che si scontra con il nuovo contesto familiare in cui è inserita. La scuola che non ha mai conosciuto, la popolarità con i compagni di classe, le feste, l’ affetto di una famiglia e di qualcuno che si prende realmente cura di lei.

La famiglia è un altro punto focale della storia che viene raccontata. Un equilibrio che viene sconvolto quando il passato mai dimenticato di Suzanne torna prepotentemente a farsi presente contemporaneamente all’ arrivo di Mae. L’ adolescente inevitabilmente si insinua nei rapporti tra sorelle, tra madre e figlie, creando dissapori anche tra marito e moglie sino a prevaricare sulla “vecchia” famiglia nel volere di crearne una nuova che la veda protagonista. E la madre, Suzanne, dovrà fare i conti con le sue decisioni, con l’ amore che prova per la propria famiglia ed il desiderio innato di aiutare Mae, nella quale rivede per molti versi sè stessa. Un desiderio che è vocazione, forse più forte del resto.

La storia vera.

Come vi ho accennato prima, sia la serie che il libro dalla quale è tratta si rifanno ad una vicenda realmente accaduta ma sulla quale la creatrice Polatin ha voluto mantenere il massimo riserbo, senza svelare nulla sui reali protagonisti. Durante la presentazione de Il Diavolo in Ohio la Polatin ha dicharato:

“Il mio libro da cui è tratta la serie è ispirato ad una storia vera accaduta proprio nell’Ohio. Me ne ha parlato la mia amica produttrice Rachel Miller, molto di ciò che racconto è avvenuto realmente ma non dirò mai dove e a chi”

Ovviamente ciò ha richiesto una forte dose di fantasia per romanzare tutto quanto non poteva tradurre direttamente dalla realtà. Così la scrittrice ha creato una sua setta. Con gli sceneggiatori ha studiato vari gruppi appartenenti a culti di nicchia differenti, mischiando vari elementi e prendendo spunti da più congregazioni. Hanno addirittura scritto una parte del Libro delle Alleanze, il testo biblico che vediamo mostrato e che viene nominato nella serie. Tutto questo al fine di creare un culto immaginario, il Morningstar, rendendolo il più credibile possibile. E devo dire che a riguardo hanno fatto un bel lavoro. Seppur avrei preferito un’ impronta horror più presente, ho apprezzato l’ equilibro dei vari elementi nella narrazione e non mi dispiacerebbe affatto una seconda stagione ambientata totalmente all’ interno della setta, per mostrarci più nel dettaglio cosa succede, o è successo, in quella comunità.

Il Diavolo in Ohio è una serie ben scritta e ben diretta, con un finale che ho apprezzato, non così prevedibile come vi aspettereste e che, credo, piacerà anche a voi.

Classificazione: 3 su 5.