Approda sul grande schermo nel 1974 il musical rock scritto e diretto da Brian De Palma: Phantom of the Paradise – Il Fantasma del palcoscenico. Con canzoni e musiche scritte da Paul Williams (antagonista nella storia) il film, dopo un iniziale flop alla critica e al botteghino, si prende il suo posto come pellicola cult: ricco di contaminazioni dal passato e di grande ispirazione per le opere – di ogni genere – degli anni a venire, il Fantasma si è ispirato e ha ispirato e oggi, a quasi cinquant’anni dalla sua prima apparizione, resta un classico intramontabile.

Il fantasma del palcoscenico -La storia

Il giovane cantautore Winslow Leach, compone un’opera pop tratta dal Faust, che propone al famigerato produttore discografico Swan. Il discografico, però, si appropria indebitamente del componimento di Winslow e, nonostante i tentativi di questo di riappropriarsene, riesce a debellarlo per sempre.

Così Swan utilizza la musica del giovane compositore per inaugurare il mastodontico teatro da lui creato per concerti ed esibizioni: il Paradise.

Ma il vortice di eventi in cui Swan ha gettato Winslow per sbarazzarsi di lui non basteranno per allontanare il cantautore dalla sua creazione e dall’amore per la giovane cantante Phoenix: sebbene travolto dalle circostanze e dalle conseguenze più inaspettate – fisicamente ed emotivamente -Winslow tornerà. E, proprio come il suo Faust, sarà più potente, ma dannato.

Il film viene mal accolto dalla critica e dal botteghino e per i primi anni il musical di Brian De Palma rimane fuori dall’olimpo dei cult. Questo perché probabilmente lo sviluppo iniziale della storia sfocia ampiamente in uno stile gotico, grottesco, che mixa molti generi in maniera ardita e non sempre questo viene apprezzato. Il Pulp, il musical, il fantasy, si uniscono per dare forma ad un’epopea unica che, senza dubbio, si ispira liberamente ad alcune opere – letterarie e cinematografiche – che lo hanno preceduto, e diventa punto di riferimento invece per altre pellicole che stanno per vedere la luce in quegli anni.

Prepariamoci ad un breve excursus all’interno della cultura letteraria, cinematografica e musicale per meglio comprendere tutte le influenze che hanno nutrito l’estetica e il contenuto di questa pellicola e come essa abbia poi influenzato a sua volta.

Sono per esempio evidenti, anche in maniera non troppo implicita considerando che l’opera di Winslow lo cita esplicitamente, le analogie con l’opera letteraria Faust, in generale, il rapporto tra l’uomo che danna la propria anima in cambio della gloria. La figura di Swan infatti (e i numerosi riferimenti a inferno/paradiso/dannazione) è in realtà quella che incarna meglio questo collegamento: gestisce la Death Records, ed è disposto a qualsiasi cosa pur di raggiungere la gloria e il successo: una figura perfettamente faustiana perciò quella di Swan, sebbene poi il male venga sempre identificato come quello più mostruoso esteticamente, più terrificante per ciò che mostra all’esterno e non – come il vero villan – all’esterno.

Per quanto riguarda infatti la figura di Winslow, del fantasma, del mostro vero e proprio, è lampante il confronto che possiamo fare con una storia simile (anche per assonanza con il titolo): Il fantasma dell’Opera.

Condannati dallo stesso infelice destino ad essere considerati dei reietti per il visivamente inquietante aspetto fisico (nel caso di Winslow, dovuto alle angherie subite per colpa di Swan), nascondono entrambi un’anima duplice: una purezza d’animo e un genuino talento che li spinge ad immolarsi per la passione e per l’amore: per Christine nel Fantasma dell’Opera, per Phoenix per Il nostro Fantasma del Palcoscenico.

Dati numerosi adattamenti dell’opera, dal 1916 il film muto diretto da Ernst Matray fino all’adattamento del 2004 con protagonista Gerarg Butler, è interessante notare come le trasposizioni successive agli anni 80 inizino a prendere una piega più orientata verso il pop. Questo coincide con l’esplosione di un’estetica rock e più popolare tipica degli anni in cui debutta anche la pellicola di Brian De Palma. Quali sono quindi gli altri riferimenti ai film musicali che trovano terreno fertile a inizio anni 80 che ritroviamo anche all’interno della nostra storia?

Interessante infatti notare come l’estetica del Fantasma del Palcoscenico, oltre alla forte componente gotica che caratterizza la prima parte della storia, si poggia anche sulle influenze Glam Rock che esploderanno poi durante il decennio successivo. Basti pensare, oltre che ai riferimenti cinematografici di Grease o l’ancora più calzante The Rocky Horror Picures Show (1975), al trucco e ai costumi che adottano come marchio di fabbrica molte band rock tra cui i Kiss (iniziano anche loro a fare musica a fine anni 70).

Rock, glam, estetica gotica e pulp. Questo film musicale diretto da uno dei più importanti registi di fine millennio raccoglie l’eredità delle grandi opere tragiche della letteratura e ne reinterpreta l’estetica a pochi anni dall’esplosione del glam rock e del punk, diventando così tra i capostipiti degli adattamenti musicali che sconvolgono e prevedono con grande successo le tendenze degli ultimi decenni del novecento.