E’ della metà degli anni ’80 la pellicola che traccerà la via per la nascita della commedia horror-zombesca, un mix di tensione e divertimento che farà proseliti per i decenni a venire e che nasce dalla mente di uno dei più geniali e dimenticati sceneggiatori americani, Dan O’Bannon.

LA TRAMA

In un’azienda che fornisce cadaveri e scheletri alle università, in seguito ad uno sciocco incidente, viene aperto un fusto contenente un cadavere nascosto da anni ed un gas nocivo dalle inquietanti capacità. Una serie di scelte sbagliate e casualità finiranno per scatenare un’apocalisse zombesca a partire dal vicino cimitero.

MORIRE, DAL RIDERE

La notte dei morti viventi mette subito in chiaro la sua origine. Il capolavoro di Romero viene però intelligentemente utilizzato all’interno della trama, motivando il fatto che il regista di Pittsburgh si sarebbe in realtà ispirato ad un incidente accaduto anni prima proprio nella cittadina che fa da teatro alla pellicola. Il goffo incidente che permette la fuoriuscita del gas nocivo è la punta di un iceberg di situazioni grottesche al limite, che mescolando humor e gore creano un’originalissima miscela, divertendo e coinvolgendo lo spettatore.

Ambientazioni ed atmosfere del film pescano dall’immaginario classico della paura (l’obitorio, il cimitero, la minaccia biologica) ma lo trasportano in una realtà farsesca, dove personaggi sopra le righe, scritti con una leggerezza da Sit-com, non fanno che aggravare la situazione in cui sono precipitati, diventando presto la causa principale della loro disfatta.

UNA NUOVA IDEA DI ZOMBI

Il pregio principale de Il ritorno dei morti viventi, rimane comunque la rappresentazione dello zombi. Moderno, veloce e intraprendente, il morto vivente di O’Bannon si nutre di cervelli (per la prima volta) e soprattutto ha un cervello.

Incredibilmente sagace, quest’orda di cadaveri riesce a utilizzare gli oggetti e utilizza l’astuzia per far arrivare sul posto nuova “carne fresca” dimostrando una capacità di pianificare del tutto estranea all’universo zombi precedente.

Ma Il ritorno dei morti viventi riesce a regalarci ancora di più, con un momento di malinconia tragicomica che lascia esterrefatti. Quando uno dei protagonisti (il maggior responsabile del pasticcio) una volta trasformatosi in zombi decide di suicidarsi. Impensabile presa di coscienza e azzardo assoluto in una pellicola del genere.

IL MALE ASSOLUTO

Eppure, ancora una volta (e Romero insegna) il male assoluto siamo noi e ne Il ritorno dei morti virenti si ha la chiara percezione che le due fazioni non siano poi tanto diverse. Da un lato i morti, che seguono l’istinto di sopravvivenza ma sono ancora abbastanza uomini da usare il cervello. Dall’altro i vivi che, incarnati dal solito risoluto gruppo di militari, decidono di contrattaccare con cervello (ma senza cuore) incuranti delle vittime che potranno causare, andando poi ironicamente a rimpolpare le fila del nemico. Finale beffardo, perla del cinema.

Classificazione: 4 su 5.