È notte. Sei nella tua stanza. Stavi giusto per provare a dormire, ma la luce del comodino è accesa. Le coperte adagiate sul tuo corpo diventano uno scudo di protezione. Le stringi con forza e senti il contatto con la stoffa che produce calore sulla pelle. Sembrano difenderti da qualcosa che non puoi vedere, ma che esiste. Lo avverti come un presentimento di morte, un pericolo imminente nascosto vicinissimo a intorno a te. È la ghigliottina che detta legge nella fase REM, pronta a scattare sulla tua testa e decollare il Dio della razionalità, per lasciare spazio agli incubi.

Nel seguente articolo riveleremo i racconti dei vostri peggiori incubi, che ci avete inviato per celebrare la morte del pittore svizzero Johan Heinrich Füssli, rinomato per il suo dipinto L’Incubo.

Pasquale Liotta Cristaldi (Catania, 1850-1909), L’incubo di Elisabetta I.

La regione più inesplorata dell’arte è il sogno, e nel sogno affiorano le regioni più inesplorate dell’animo”.

Con queste parole, Johan Heinrich Füssli annunciava il suo interesse per la dimensione onirica. Anticipando la corrente del Surrealismo, che fece del sogno uno dei temi principali della propria arte, Füssli ne trasse l’ispirazione per dipingere soggetti destinati ad entrare nella storia e nell’immaginario collettivo. Sarà Freud, molti anni dopo, a parlare dei sogni come la “via privilegiata per accedere all’inconscio“. Ma il pittore svizzero, autore dell’Incubo, nacque in pieno Illuminismo (1741).

Degne di destare scandalo, le sue opere offrirono un varco dalla razionalità e dalla logica tipiche di questo periodo. Non solo incubi: illustrazioni di Shakespeare, soggetti mitologici e una passione sfrenata per la sensualità formarono il fregio della vita di Füssli. Non gli servì attendere l’avvento del Romanticismo per trovare apprezzamento. Già nel 1782, in Gran Bretagna – dove l’artista trascorse buona parte della sua esistenza-, la Royal Academy espose L’incubo. Il successo fu subitaneo. Si diffusero stampe ritraenti il dipinto e il pittore eseguì diverse versioni dell’opera.

La tela mostra una donna addormentata, inerme, all’estremità del suo letto.

A soffocarla c’è un Incubus: creatura mitologica di sesso maschile, che tormenterebbe le donne dormienti. La sua corrispondente femminile è Succubus. Il demone che soffoca la donna potrebbe anche rappresentare una mara, cioè un essere soprannaturale del folklore tedesco e slavo. La parola “incubo”, infatti, deriva da “mara”: la parola in inglese antico per Incubus

Riproduzione dell’Incubo – Particolare (1790−1791). Il cavallo ha una doppia valenza simbolica: una positiva e una negativa; in questo caso è legato alla morte e rappresenta la connessione con le sensazioni spiacevoli dell’incubo.

Esistono creature dalle intenzioni esiziali che, sin dall’alba dei tempi, disturbano il sonno dell’essere umano. Gli antichi egizi furono i primi a catalogare il fenomeno. Essi imputavano la colpa degli incubi ai perniciosi Jinn e al demone Shaitan.

Man mano che si avvicina la sera, un’inquietudine incomprensibile mi pervade, come se la notte nascondesse per me una minaccia terribile. Mangio presto, poi cerco di leggere; ma non riesco a comprendere le parole; distinguo appena le lettere. Mi metto allora a passeggiare nel mio salone in lungo e in largo, sotto l’oppressione di una paura confusa e irresistibile, la paura del sonno e la paura del letto.

Le Horla, Guy de Moupassant

Resoconti di creature callide e agghiaccianti che vessano l’attività onirica giungono da ogni parte del mondo. Giappone, Italia, Cambogia: ciascun popolo attribuisce nomi difformi alle svariate entità ripugnanti che paralizzano e perseguitano il dormiente.

Ed ora… parola a voi! Ecco i peggiori incubi degli utenti.

Un misterioso fotografo che mette in scena gli incubi…

Il Coccodrillo, Rossella Romeo Puppet

È buio ma stranamente non ho paura nonostante sia una bambina di 8 anni. Però c’è qualcosa di strano… sono immobile, il mio corpo non risponde, come se fosse legato al letto in ogni centimetro. Non riesco a muovere nemmeno un mignolo. Provo ad aprire le palpebre ma i miei occhi sono serrati. Ecco, forse, la ragione del buio! Ma non è così, mi rendo conto di avere gli occhi chiusi ma riesco a vedere. Immagini flebili e confuse si delineano silenziose intorno a me, disegnate da una fioca luce
rossastra che probabilmente non esiste. Improvvisamente capisco!

Sto dormendo; o meglio il mio corpo è preda di un sonno profondo senza risveglio, ma la mia mente è lucida e consapevole: sono sveglia. Sto dormendo o sono sveglia? Sospesa in una dimensione ultraterrena, riesco comunque a scorgere ogni dettaglio attorno a me; sono nel mio letto e nella mia stanza; le pareti sono tutte rosse, dal pavimento al soffitto; rosse come il sangue (come quello che si vede in certi film di serie B). Il pavimento invece è… rosso! Anche il pavimento è tutto rosso, rosso come il sangue ma decisamente più scuro e denso (come quello vero). Non c’è da aver paura, tutto questo è normale, le pareti e il pavimento della mia cameretta sono sempre stati rivestite interamente di moquette rossa, da ancor prima che io nascessi. Ma c’è qualcosa di insolito, qualcosa che non avevo mai notato prima.

Un odore terribile, inquietante, abominevole; è odore di carne putrefatta e decomposta, misto a quello del sangue e delle viscere.

Non capisco da dove provenga.Voglio alzarmi ed aprire le finestre per mandarlo via ma il mio corpo è paralizzato. Cerco di svegliarmi ma non ci riesco perché sono GIÀ sveglia. Sento uno scricchiolio e un bisbiglio, un sussurro, una voce che è impossibile da descrivere; potrei dire che essa risuona roca, aspra, rotta ma con caratteristiche che mai ho ascoltato prima, una voce che sembra provenire dall’oltretomba, vuota e ridondante al contempo.
Rossellaa! Rossellaaaaaaaaa!
Eccolo lì, è sull’armadio! Un coccodrillo imbalsamato gigantesco sta parlando. Questo non è normale, non c’è mai stato nessun coccodrillo imbalsamato sul mio armadio.
-Rossellaaaa!


Continua a chiamarmi. Accanto a lui c’è una strana creatura informe, dal ghigno malvagio che ride e sghignazza mentre mastica qualcosa. Dal suo morso famelico sgorgano fiotti di sangue e pendono brandelli
di carne e al rumore della masticazione si accompagna un insieme di scricchiolii e scatti agghiaccianti di ossa maciullate. Sta masticando una testa. Il coccodrillo continua a chiamarmi:


-Rossellaaaa. Non andare nel corridoioooooooo!

Che diavolo cerca di dirmi? Perché non dovrei andare nel corridoio? Ci vado sempre e ci sono appena stata! Il coccodrillo legge i miei pensieri.
– Rossellaaaa! Non andare nel corridoiooooo. È la dimora… di un mostro!
Non posso muovermi! Non posso andare nel corridoio! Il malefico essere amorfo continua a masticare la testa e a sghignazzare nella penombra che
lo colora di rosso, mentre ride e mastica, innumerevoli schegge di ossa schizzano via un po’ qua e un po’ là. Ma cosa avrà da ridere? Improvvisamente (non capisco come), mi ritrovo seduta a terra nel corridoio, in un angolo al buio, accanto al mobile nero! Mi accovaccio perché avverto una presenza non umana alle mie spalle.


-Ciao Rossella, come stai?
Questa volta la voce non è del coccodrillo, è ferma e squillante e seguita da una risata malvagia. Ma anch’essa sembra ultraterrena.
-Fammi vedere… cosa c’è qua?
È una figura spaventosa: uno scheletro dorato con un mantello rosso e nero e un bastone nella mano destra.
-Vediamo… vediamo… cose c’è qua?!
Nel pronunciare queste parole, si passa il bastone nella mano sinistra e allunga la sua mano destra scheletrica verso di me, allunga il dito come a indicare qualcosa e con questo allarga l’elastico delle mie mutandine per sbirciare all’interno.

L’Incubo, Eugène Thivier

Paralisi del sonno, Saverio (Horror, Arte & Cultura)

Era notte e dormivo supino (cosa sbagliatissima se soffri di paralisi del sonno, visto che è comprovato che questa posizione favorisce proprio “l’attivazione” della paralisi) quando ad un certo punto comincio a sentirmi immobile, un fischio fastidiosissimo mi trapana il cervello, mentre un’ombra nera mi si appoggia sullo sterno, emettendo un verso mostruoso e raccapricciante. Dopo qualche secondo mi rendo conto essere la mia gatta nera che, miagolando, chiedeva le coccole.

Vivendola molto spesso, ero abituato e riuscivo ad essere abbastanza conscio di ciò che mi succedeva. A questo punto sembrava che il peggio fosse passato, quando una voce di donna colma di odio, graffiante, disperata, cominciò ad arrivare alle mie orecchie da sinistra, urlando queste parole “È colpa tua! È colpa tua c***o!”. Tentai di girarmi, ma la paralisi del sonno non permette di muoverti. Quando tutto finì, ovviamente non vi era più nulla intorno a me, tranne il buio e una paura pazzesca.

Uno degli incubi dell’artista Zdzisław Beksiński.

Incubi famigliari, Naty Ramirez

Non sono madre e non credo di volere figli, ma ho sempre avuto un forte istinto materno nei confronti dei miei due fratelli minori. Mi sono sempre presa cura di loro al posto di mia madre già all’epoca, che per motivi di lavoro era assente. Li proteggevo e li amavo talmente tanto da avere incubi ricorrenti che li riguardavano. Ho visto mia sorella morire tante volte nei miei incubi, e sempre nello stesso modo: cadeva da un precipizio o da un grattacielo, la vedevo scivolare, cadere e perfino schiantarsi. Infine la raggiungevo e la prendevo in braccio morta.

Non sono mai riuscita a salvarla nonostante correvo con tutte le mie forze… ogni volta mi svegliavo in preda alla disperazione, piangendo. 

Mio fratello invece, il più piccolino, era spericolato e ribelle. Sognavo che me lo portavano via, ogni volta camminavamo per strada e qualcuno lo prendeva di corsa e lo rapiva. Sognavo anche che mi svegliavo legata ad una sedia, in una stanza con una grande finestra sbarrata e senza porta. Un uomo con il volto coperto prendeva mio fratello, anche lui era legato ad una piccola sedia e urlava il mio nome. L’uomo lo gettava in una piscina. Ogni volta mi svegliavo piangendo, inutile dire che correvo subito nelle loro stanze per assicurami che stessero bene.

Ma a uno in particolare devo esserne grata, era un sogno diverso. Stavolta mi trovavo in un campo, all’aperto, facevamo picnic, c’era qualche albero qua e là. Mentre intrecciavo i capelli a mia sorella persi di vista mio fratello. Quando lo rividi era vicino ad un albero lontano, voleva arrampicarsi. Ma vedi un braccio spuntare da dietro l’albero. Afferrò mio fratello alla gola. Iniziai a correre disperata ma inciampai, mi svegliai e andai da lui. Stava soffocando: si era addormentato con una Big Babol in bocca.

Quell’incubo, diverso dai soliti che facevo con lui, gli ha salvato la vita.

William Blake, Job’s Evil Dreams

Altri incubi e paralisi del sonno…

Ero sepolta viva, a cielo aperto e ricoperta di vermi sul corpo. Li sento strisciare ancora adesso. @rachele.crotti

Mi è capitato più di una volta di avere una paralisi del sonno, un’esperienza davvero brutta. La più terrificante però mi è capitata anni fa quando mi sono addirittura sentita spostare nel sonno… Avevo gli occhi aperti ma non riuscivo a muovermi e pensavo che ci fosse qualcuno in casa. In realtà ero sola. @_atmidnight_

Un pomeriggio estivo di 12-13 anni fa ero a casa da solo e decido di stendermi a letto a riposare. Mentre sto per addormentarmi sento chiaramente una mano che mi accarezza il viso, d’istinto mi viene da girare la testa, ma proprio in quel momento mi accorgo di avere il corpo completamente bloccato e non rieco a muovermi per una decina di secondi, o almeno questa è stata la mia percezione. Infine riesco a riprendere il controllo del mio corpo , senza trovare una spiegazione a ciò che mi era successo. Per un periodo ero convinto di aver avuto un incontro con una presenza soprannaturale, poi un giorno trovai casualmente su internet un articolo che parlava della paralisi del sonno, e lì ho capito cosa mi era successo. Ivan Taribello

Ferdinand Hodler, La Morte

Resti a fissare il buio finché il sole non risorge. Presto riprenderai a vivere come fai tutti i giorni. Ma la forma della tua paura, la quintessenza di tutti i terrori che hai provato dal momento in cui sei nato, sarà sempre lì, nel buio, ad aspettarti.

Le tue debolezze, i tuoi rimpianti e le tue fobie per lei non sono un segreto. Ti conosce meglio di chiunque altro. E per quanto tu possa desiderare che sparisca, non sarà mai troppo lontana da te.