Mie personali considerazioni sul perché il secondo capitolo cinematografico su IT diretto da Muschietti non è all’altezza del primo, nonostante sia un buon film. Nel complesso risulta essere un’occasione sfruttata a metà.

 

Dopo oltre 2 anni di attesa è arrivato il momento di tornare a Derry per ritrovare i Perdenti 27 anni dopo gli eventi del primo film. Avevo parecchie aspettative verso questo nuovo capitolo, forse troppe. IT del 2017 mi era sembrato un ottimo compromesso tra intrattenimento ed atmosfere horror, che ti faceva respirare maggiormente le atmosfere descritte da King nel suo romanzo. Hype che era venuto a crearsi ancora di più con il casting più azzeccato della Storia, con gli attori scelti che sembrano realmente le controparti adulte dei ragazzini del primo film. Allora perché questo atteso seguito non mi ha convinto appieno? Proverò ad elencare qui sotto i motivi per cui sono giunto a questa conclusione.

 

1. Ironia, maledetta ironia

Lo abbiamo detto in tanti ed anche io concordo con questo parere: troppa ironia. Troppe battute che smorzano la tensione durante tutta la durata della pellicola. Addirittura alcune scene partono in modo inquietante per poi sfociare quasi nel grottesco. Inoltre ci sono degli improvvisi momenti musicali che partono in alcune di queste scene, che rendono il tutto ancora più comico. IT si nutre delle paure dei bambini di Derry, ha bisogno di torturare la psiche delle sue vittime e non solamente ricorrere allo spavento istantaneo. Questo nel film si traduce in un continuo uso di jumpscare, intervallati da siparietti comici appunto.

 

2. Potenziale non sfruttato

Come detto un ottimo casting per le controparti adulte, addirittura spinto dal web subito dopo l’uscita del film del 2017, con i primi possibili toto-attori. Da James McAvoy a Jessica Chastain, la Warner ha dimostrato di puntare su interpreti di qualità. Il problema che ho riscontrato è come siano stati utilizzati in maniera non soddisfacente ed al loro pieno potenziale. Se per il personaggio di Bill troviamo anche uno sviluppo psicologico, decisamente convincente ed in linea con il romanzo per alcuni aspetti, non è lo stesso per Beverly. La Chastain ha potuto dare un’interpretazione meno introspettiva del suo personaggio, paradossalmente oscurata dalla giovane Sophia Lillis. In questo IT capitolo 2 ho trovato molto in forma Bill Hader, nel ruolo di un Richie adulto e stand up comedian, proprio come l’attore che lo interpreta. Le sue battute fanno ridere perché lui è bravo, ma sono esagerate in un contesto horror.

it capitolo 2

3. La CGI non convince

Passiamo al capitolo CGI che ho trovato personalmente molto brutta, addirittura peggiorate in alcuni casi al film del 2017. In particolare in una delle scene iniziali al ristorante cinese, ho trovato le creature realizzate con la computer grafica davvero avulse dal contesto e finte. Anche alcuni delle incarnazioni che assume IT sono realizzate a mio pare peggio del primo capitolo, ad esempio il lebbroso. Nella battaglia finale, che piaccia o meno l’aspetto di IT, ho trovato una migliore CGI rispetto a quanto visto prima.

 

4. Il doppiaggio che rompe la continuità

Problema tutto italiano risulta anche il doppiaggio. Vi siete accorti del cambio di alcuni dei doppiatori dei ragazzini tra i due film? In particolare di Beverly (da Arianna Vignoli a Ginevra Pucci), Eddie (da Luca De Ambrosis a Gabriele Meoni) e Richie (da Lorenzo D’Agata a Giulio Bartolomei). Ora, questo potrebbe sembrare un elemento trascurabile ed invece, anche in vista del fantomatico cut da circa 6 ore, non lo è. Muschietti aveva pensato di dividere il film in due parti, ma anche le scene con i ragazzini sono state girate il prima possibile, questo per dare un senso di unicum all’opera. Con questo doppiaggio e le molte scene inedite con i giovani protagonisti, questo risulta straniante per il pubblico italiano.

 

5. Rito: si poteva fare meglio?

Sebbene questo adattamento risulti molto più fedele al romanzo di King, soprattutto nello spiegare da dove provenga veramente IT e da quanto tempo ha fatto di Derry il suo territorio di caccia, molte cose vengono accennate e poi non spiegate del tutto. Il rito di Chud che viene citato in questo film è profondamente diverso dal romanzo. Qui sarà Mike a spiegare ai Perdenti il rito, mai nominato 27 anni prima. Nel romanzo sarà lo stesso Bill a praticarlo per poter comprendere cosa sia IT, ed entrargli direttamente in testa, scoprendo l’esistenza dei Pozzi Neri appunto. Altro particolare importante nel romanzo è il fatto che il rito di Chud venga di nuovo compiuto da Bill e Richie durante la battaglia finale, con gli altri Perdenti con il compito di proteggerli nel frattempo. Il tentativo è quello di portare IT alla sua forma originale per sconfiggerlo definitivamente.

 

6. Personaggi interessanti, poco approfondimento

La storyline di Henry Bowers risulta inserita a forza ed inutile ai fini della trama. Così come il fatto che IT utilizzi anche emissari per sconfiggere i Perdenti, è una questione del tutto accantonata. Basti pensare al violento marito di Beverly, Tom Rogan, che ci viene mostrato solo all’inizio ma non la seguirà di nascosto a Derry come nel romanzo. Discorso diverso per Audra, moglie di Bill, che nel seguire il marito verrà catturata e quasi uccisa da IT. Però in questo caso stiamo parlando di una vittima, non di emissari del Male o personaggi secondari. Inoltre il finale con la distruzione dell’intera Derry non è qui presente, ma è stata proposta in una versione ridotta ad un particolare edificio.

7. Citazione elegante

Ho invece apprezzato l’easter egg della Tartaruga, intesa come entità quasi divina nella cosmologia di Stephen King. Esatto opposto del Male rappresentato da IT. In questo film si trova sulla scrivania durante il ricordo in classe del piccolo Ben. Nel film del 2017 era costruita con i Lego nel momento in cui Bill entrava in camera di Georgie. Inoltre veniva citata mentre i ragazzi giocavano nel fiume in uno dei pochi momenti di spensieratezza. Aspetto che avrebbe potuto essere sviscerato meglio, togliendo minutaggio a molte sequenze nella parte centrale che tendevano a ripetersi, con i protagonisti alla ricerca di un oggetto che ricordasse loro il passato.

 

8. Una scena iniziale largamente criticata

Tante critiche sono state rilanciate dai social media sulla scena iniziale al luna park che vede una coppia omosessuale passare una tranquilla serata insieme e subito dopo venire brutalmente pestati da dei piccoli criminali. Il pubblico in più sale, al momento di un semplice bacio tra i due ragazzi ha rumoreggiato. Forse l’intento di Muschietti era quello di mettere una scena che strizzasse l’occhio al politically correct, anche per mostrare come i tempi fossero cambiati rispetto a 27 anni prima. Questa cosa purtroppo è capitata anche nella sala in cui ero io. Penso quindi che fino a quando ci sarà questa ignoranza diffusa che porta a simili atteggiamenti, sia anche giusto mostrarli al pubblico come gesti semplicemente normali.

 

9. 2 ore e 50, forse troppe?

Non ultimo problema è l’eccessiva durata del film. Ho trovato le quasi 3 ore più pesanti del primo capitolo, non solamente perché più corto. Dopo la rimpatriata dei Perdenti, tutta la parte centrale, come già detto, soffre di ripetitività che porta la pellicola ad entrare di nuovo nel vivo solo al terzo atto. Un romanzo come IT avrebbe bisogno di un minutaggio elevato per raccontare tutta la sua complessità. Nel film di Muschietti il minutaggio c’è, ma è utilizzato per scene tranquillamente evitabili o eccessivamente prolungate.

 

it capitolo 2

 

Per tutte queste ragioni il secondo capitolo di Muschietti non mi ha convinto appieno, lo considero un buon film d’intrattenimento ma non un buon horror. Si vocifera di un possibile terzo capitolo prequel agli eventi del Club dei Perdenti. Il mio consiglio a Warner è fare come ci ha insegnato il Re di Portland: lasciamolo riposare per 27 anni almeno. Poi chissà, la Paura che aspetto avrà!