Diciamoci la verità: ogni qual volta che noi, generazione degli anni 80-90, da piccoli ci accingevamo a guardare la miniserie tv di IT diretta da Tommy Lee Wallace, ci saliva un po’ il magone.

Per non parlare quando poi compariva lui: Pennywise il clown danzante. Un pagliaccio dai mille colori, chiamato anche Bob Grey nella nota versione letteraria del suo creatore Stephen King, che si nutre di bambini. Inizialmente la figura del clown era nata proprio per intrattenerli (quindi automaticamente per attirarli); si è vista proprio qui la forza di King: un autore, considerato da molti il maestro del brivido moderno, in grado di individuare ed in seguito rielaborare alcuni personaggi, oggetti e situazioni in una chiave prettamente horror e sanguinosa.

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E parlando di clown, quando è nata in noi la paura di loro, esattamente? Non con IT di Stephen King. La coulrofobia (letteralmente la paura dei pagliacci) esisteva da prima del 1986, anno di pubblicazione del grande best seller kinghiano. Lo scrittore è stato molto astuto, quanto perspicace, a saper sfruttare questo fenomeno sociale di cui si sentiva parlare a quei tempi, anche se non in modo così ampio come nel dopo IT, rilanciando questo termine che effettivamente fino a quel momento era sconosciuto a molti.

Sicuramente l’interpretazione del Pennywise di Tim Curry ha lasciato il segno nel tempo, tant’è che molti di noi tutt’ora lo ricordano con una certa inquietudine; la bravura dell’attore è stata proprio in questo: farci rimanere sotto pelle la paura che riusciva ad incutere, mixando in modo magistrale la vena ironica a quella prettamente spaventosa, soprattutto in tempi in cui era necessario essere particolarmente bravi in questo, senza usare effetti speciali che sarebbero risultati decisamente meno credibili, in quanto le tecnologie del tempo non potevano offrire le prestazioni di oggi.

Cosa dire invece del nuovo clown interpretato dall’attore svedese Bill Skarsgård (di cui qui sopra trovate la mia intervista per Radio Galileo) nel nuovo riadattamento cinematografico diretto da Andres Muschietti? Parliamo ovviamente di un altro tipo di performance, decisamente differente e non paragonabile a quella del vecchio Curry, ma allo stesso modo convincente. È vero, il Pennywise dell’attore svedese è stato molto aiutato dalla computer grafica attuale che gli ha fatto assumere sembianze mostruose altamente caratterizzate ed ha ricreato ambientazioni maestose dove lo stesso mostro interagisce, ad esempio le fogne in cui vive.

A parte questo, normale prassi per stare al passo con i tempi, l’interpretazione dello stesso Skarsgård è piaciuta molto sia alla critica che al pubblico: nella sua diversità rispetto a quella della sua controparte del 1990, riesce a terrorizzare ed a far sussultare, alimentando ancora quel concetto di coulrofobia che nel tempo era stato messo leggermente da parte.

E magari chissà, i bambini che per fortuna o sfortuna oggi conoscono questo Pennywise, da adulti lo ricorderanno con la stessa inquietudine di come noi della generazione passata ricordiamo quello degli anni ’90.