Pierre, un uomo sulla cinquantina con il viso incorniciato da capelli brizzolati ed una barba piuttosto incolta, osserva di sottecchi due esploratori urbani sul punto di immergersi alla ricerca di una casa abbandonata… In fondo ad un lago francese. Ce li ha portati lui, in quel luogo magico e promettente. Borbotta qualcosa a mezza voce, una specie di filastrocca riguardo a qualcuno che non è morto, ma dorme sempre…
I due ragazzi si scambiano uno sguardo di intesa, sorridono e si immergono insieme: ha così inizio uno dei migliori
incubi cinematografici cui abbia assistito allo spegnersi delle luci in sala.

La Casa in Fondo al Lago è un film profondo, in tutti i sensi.
Parliamo di abissi reali e concettuali, di fondali e vette, di sbalzi di pressione e balzi di tensione.
Uno dei pregi che immediatamente si fanno apprezzare nel film di Bustillo e Maury è la coerenza, servita allo spettatore con un contorno di schietta, chiarissima semplicità. Non aspettatevi matasse ingarbugliate di sceneggiatura come – parlando di case “horror” – ad esempio succedeva in Quella Casa nel Bosco: questo non è un film americano, è europeo fin nel midollo e vi mostra ciò che leggete sulla locandina.
Una casa in fondo al lago.
I due impavidi protagonisti la esploreranno per cercare di raggiungere il milione di visualizzazioni sul proprio canale YouTube dedicato all’urbex. Qualcosa di incredibilmente vicino alla realtà di internet e dei suoi meandri, io stesso (passatemi la nota personale) seguo profili e pagine dedicate all’argomento che mese dopo mese postano contenuti girati ed editati proprio come vedremo fare a Ben e Tina.
Ma iniziamo ad immergerci più in profondità nell’analisi di questa memorabile gita lacustre.


Non fraintendetemi, la pellicola “acquatica” che si srotolerà di fronte ai vostri occhi è tutt’altro che piatta o noiosa.
Assisterete all’esplorazione di una casa – dicevamo – completamente arredata con un gusto kitsch e old-fashioned sul pavimento di un lago, lo svolgimento degli eventi è piuttosto lineare ma solo per dare la giusta enfasi ai notevoli colpi di nervi e di scena che non tarderanno ad arrivare.
La forza di questo film è innanzitutto estetica.
La Casa in Fondo al Lago è quella che si definisce una gioia per gli occhi, un tripudio di scenografie meravigliose e surreali, una carrellata di scorci immortalati nella fluida staticità della gelida acqua del lago, inquadrature che sembrano quadri, ovattate, sommerse come in un’esposizione di Damien Hirst.
Arte, si tratta indubbiamente di questo: un esplicito tributo al Cinema come arte innanzitutto, sempre e per sempre visiva.
A sottolinearlo una scena in cui scopriamo insieme ai due sub una sala cinematografica assolutamente funzionante a 30 metri di profondità.
Il messaggio è chiaro: la magia del Cinema non conosce ostacoli, non può essere sommersa, superata, dimenticata.
Può dormire, mai morire, citando il “vecchio” Pierre.
Per procedere i ragazzi dovranno squarciare lo schermo come una tela di Fontana ed andare oltre… Verso la meraviglia ed il terrore dell’ignoto.


Grande film dalle suggestioni submechanophobiche e filosofiche, un’opera impressionante, onirica, un indimenticabile incubo a occhi aperti.
Non perdetevelo.

Classificazione: 4 su 5.