Oggi in occasione del 60esimo compleanno di Johnny Depp parliamo di La Nona Porta, film arrivato nelle sale italiane il 24 dicembre 1999, coronato dalla regia e sceneggiatura di Roman Polanski. Partendo da un budget di 38 milioni di dollari, incassa 58 milioni a livello mondiale, nonostante gli aspri commenti della critica. Il soggetto è il romanzo Il club Dumas, pubblicato nel 1993, dell’autore spagnolo Arturo Pérez-Reverte. Nel cast anche Frank Langella nel ruolo di Boris Balkan e Emmanuelle Seigner nel ruolo della misteriosa ragazza che accompagna il protagonista in un viaggio tra il bene e il male.

Locandina italiana del film

La trama in breve

Dean Corso (Johnny Depp), esperto di libri rari, è incaricato dal collezionista e bibliofilo newyorkese Boris Balkan di verificare l’autenticità di una delle tre copie di un antico volume sull’esoterismo, Le Nove Porte del Regno delle Ombre, datato 1666 e redatto da Aristide Torchia, un presunto esoterista veneziano processato dalla Santa Inquisizione. Già in possesso di una copia e convinto che solo una delle tre sia originale, Balkan commissiona a Corso quest’indagine, che si rivelerà essere qualcosa di molto più sinistro di una semplice ricerca storica.

Trailer italiano del film

Forse uno dei film più sottovalutati della carriera di Polanski, La Nona Porta sicuramente non presenta il bigliettino da visita da film per tutti. É un film accattivante, enigmatico, macabro e straordinariamente ambiguo, che merita, a mio avviso, più di una visione per essere compreso appieno. Ricco di simboli e significati nascosti, lascia libera interpretazione allo spettatore, che, insieme al protagonista, è chiamato a risolvere il mistero.

Ad ogni modo, in caso vi foste chiesti da dove è nata l’idea per la realizzazione della pellicola, potete scoprirlo qui di seguito.

La recensione contiene SPOILER, consiglio di recuperare la visione prima di leggere (oppure a vostro rischio e pericolo continuate…).

Storie di libri maledetti

Come anticipavo nell’introduzione, Polanski trova la materia prima per questo film nel romanzo di Reverte, Il club Dumas. La trama del suddetto vede protagonista Lucas Corso, intenditore di libri antichi che ha il compito di accertarsi dell’autenticità di un capitolo del capolavoro di Dumas, I tre moschettieri, e di trovare l’enigma in un antico testo esoterico, Le Nove Porte del Regno delle Ombre. Spostandosi in Europa tra Spagna e Francia, Corso intraprende un tortuoso e lungo cammino nell’occulto.

Quindi mentre Reverte parte dal capolavoro di Dumas per poi agganciarsi a Le Nove Porte, Polanski parte da quest’ultimo per citare poi l’Horrido Delomelanichon, libro che si pensava fosse opera di Lucifero stesso e dal quale Torchia ha riadattato le xilografie per il De Umbrarum Regni Novem Portis. Un’altra differenza la troviamo nel nome del protagonista, Lucas nel romanzo e Dean nel film. Per quanto in fin dei conti diversi, il film di Polanski e il romanzo di Reverte pongono al centro il tema dell’occulto ed entrambi offrono due chiavi di lettura notevolmente interessanti della stessa storia.

Edizione italiana del romanzo di Reverte, Milano, Rizzoli, 2014.

Il Simbolismo in La Nona Porta: il risvolto occultistico dell’arte

Analogamente al libro, il film è colmo di simbolismi che possono essere interpretati in diversi modi.

Si parta per esempio dalla ragazza che accompagna Dean Corso per tutto il film. La giovane donna può essere paragonata alla meretrice di Babilonia, in quanto affianca il protagonista come una guida ingannevole nella scoperta dell’enigma che sta al centro della vicenda. La nona ed ultima incisione rappresenta appunto una donna nuda che cavalca una creatura a 7 teste.

Illustrazione dell’ultima incisione de Le Nove Porte del Regno delle Ombre

Associata all’anticristo e alla distruzione nella Bibbia, nel film é rappresentata come l’angelo caduto che funge da custode a Corso durante il suo viaggio verso la Nona Porta dove egli cadrà in tentazione avendo un rapporto sessuale con essa. Questo potrebbe essere interpretato come un riferimento alla caduta di Gerusalemme, visto anche l’incendio della fortezza che corona questa sequenza del film.

Altra chiave di lettura del personaggio della ragazza/demonio può essere accostata al dipinto Il peccato (1893) del pittore simbolista tedesco Franz Von Stuck.

Il peccato (1893), Franz Von Stuck, olio su tela.

Si osserva nel dipinto una figura femminile, nuda, avvolta da un minaccioso serpente che rivolge lo sguardo, come anch’essa, verso l’osservatore. La pelle bianca della donna contrasta con i lunghi capelli scuri che ricoprono parte del busto (il bianco è simbolo di purezza e castità, al contrario del nero che è associato al peccato e al maligno). L’artista ha quindi voluto rappresentare una femme fatale che seduce e inganna attraverso la sua bellezza e porta l’essere umano a cadere in tentazione.

Un viaggio nella conoscenza: Dean Corso un possibile Dante 2.0?

Come si può ben notare, La Nona Porta pullula di citazioni relative alla religione, all’occulto e all’esoterismo. Non manca comunque un possibile riferimento all’Inferno dantesco: le nove porte che Dean Corso attraversa, coincidono con i nove cerchi dell’Inferno al centro dei quali é posto Lucifero. In un certo senso si può anche parlare di “viaggio antidantesco” in quanto Corso cede infine alla tentazione del Diavolo.

Dean Corso presso l’abitazione della baronessa Kessler a Parigi, impegnato nel suo lavoro di ricerca.

Altri simboli che troviamo nel film sono, il numero della bestia (666) rappresentato come codice di sicurezza dell’ascensore privato e della biblioteca di Boris Balkan, e le diverse ripetizioni di lettere ebraiche e numeri romani (rappresentanti l’agnosticismo) nelle incisioni.

Conclusioni

La Nona Porta accompagna lo spettatore in un viaggio macabro, un’indagine ai confini della realtà in cui si é chiamati, come il protagonista, a rispondere a domande la cui origine si insidia nel profondo dell’io. Una sorta di rivisitazione del viaggio dantesco che gioca con metafore sul piano psicologico e introspettivo e mistico-religioso, fornendo allo spettatore molteplici chiavi di lettura e interpretazioni. Un film in grado di intrattenere e inquietare senza ricorrere all’uso di scene violente o sovrannaturali, e che manovra a suo piacimento le aspettative di chi guarda. Il tutto é adornato da una fotografia dai toni decisamente rètro e una sceneggiatura che funziona sotto molti aspetti. Insomma, se volete un biglietto per l’Inferno, questo é il film che fa per voi.

Leggi anche: The Offering – Un viaggio nell’esoterismo ebraico.

Classificazione: 4 su 5.