Il web è uno strumento rivoluzionario, un elemento che ha cambiato radicalmente il nostro modo di vivere. Ma, come tutte le cose, è un’arma a doppio taglio. Cosa succede quando finisce nelle mani di due ingenue adolescenti? E quali possono essere le conseguenze se le attività online non sono accuratamente controllate dai genitori? Megan is missing è un film che risponde a queste domande, e lo fa in modo crudo e diretto, mostrandoci una realtà spaventosa quanto tangibile.

La sfida su TikTok

Megan is missing è un film del 2011, diretto da Micheal Goi che, avendone completato la produzione del 2006 trovò serie difficoltà nella distribuzione della pellicola. Mai arrivato in Italia e bandito in Nuova Zelanda perché ritenuto “pericoloso per il bene pubblico”, Megan is missing era un film pressoché sconosciuto fino a qualche settimana fa quando, sulla celebre piattaforma social TikTok, è nata una challenge che vedeva proprio questo film come protagonista.

La popolarità del film è cresciuta esponenzialmente in pochi giorni (per diversi giorni è stato il film più visto del momento secondo iMDB) e molti video e commenti sono stati diffusi proprio su TikTok, Youtube e Twitter dove molti utenti hanno affermato di essere rimasti “scioccati e traumatizzati” dalla visione della pellicola. Visione in alcuni casi proprio interrotta perché divenuta insostenibile.

L’avvertimento di Micheal Goi

Lo stesso Micheal Goi, preoccupato di questa diffusione eccessiva del suo film tra un pubblico (troppo) giovane, ha pubblicato un video su TikTok consigliando di non vedere il film da soli, di non vederlo al buio e di fermarsi nei quattro secondi successivi alla comparsa del testo “Foto 1” se già si è provati dalla visione, perché “molti utenti potrebbero non voler davvero vedere ciò che succede dopo”.

Un fenomeno di massa

Nonostante sia fermamente convinto che la pellicola di Goi meritasse una visibilità che a suo tempo non aveva avuto, penso anche che la diffusione di un film del genere su una piattaforma come TikTok sia assolutamente inappropriata e controproducente. Molte delle persone che hanno visto Megan is missing nelle ultime settimane lo hanno fatto solo per moda, per l’idea di guardare qualcosa di sbagliato, qualcosa che spaventasse e li provasse, permettendo loro di vantarsi con gli amici.

Il film, se sottoposto a questo tipo di visione, viene completamente privato della sua forza, diventa un effimero divertimento, un esercizio completamente vuoto, e perde la sua principale funzione, ovvero quella di mandare un messaggio forte, preciso e chiaramente indirizzato a proprio quello che è probabilmente il pubblico di TikTok.

Il messaggio del film: i pericoli del web

Megan is missing nasce con un obiettivo ben preciso: mettere in guardia gli adolescenti sui pericoli del web perché ciò che succede a Megan e Amy è qualcosa che può accadere a tutti se non si presta la dovuta attenzione. Questo obiettivo educativo, nonostante il film sia forse eccessivamente crudo per il pubblico che dovrebbe “educare”, viene del tutto dimenticato in nome di un inutile quanto fastidioso sensazionalismo. E così, tra i vari commenti sul film ne troviamo alcuni eccessivamente negativi che, con parole spesso poco appropriate, criticano la pellicola in modo eccessivo.

Anche per questo ho voluto parlare di Megan is missing: ritengo che non debba diventare un fenomeno mediatico né che debba essere criticato eccessivamente e in modo ingiusto da chi lo ha visto solo per “avere paura” e per poi vantarsene.

Budget basso ma buon risultato

Megan is missing è un film girato con circa 30.000 dollari (secondo Wikipedia). Un budget, quindi, davvero irrisorio che senza dubbio ne giustifica alcuni (importanti) difetti tecnici. Inoltre, è girato con la tecnica del found footage: lo spettatore per tutto il film crede di trovarsi davanti alle registrazioni delle webcam delle ragazze, ad alcuni video registrati dai cellulari, a trasmissione televisive in stile “Chi l’ha visto”, a registrazioni di telecamere di sicurezza, a foto trovate sul web e a video recuperati da una videocamera casualmente ritrovata. Chi ha scoperto il film grazie a TikTok potrebbe essere incappato in voci secondo le quali il film è costruito con video e immagini vere: questo è assolutamente falso. Tutto ciò che si vede nella pellicola è fittizio, ispirato (e sottolineo ispirato) a fatti realmente accaduti, ricostruiti con attori e attrici e riproposto attraverso la tecnica del found footage.

Uno spaventoso senso di realtà

Il merito più grande di Megan is missing sta proprio nel sembrare vero: chiunque potrebbe arrivare a sospettare che il film sia composto da materiali reali, recuperati e montati e molti avrebbero a un certo punto addirittura l’impressione di trovarsi di fronte a uno snuff movie.

Megan, personaggio stereotipato e “rischioso”

Questo senso di realtà rende la pellicola ancora più angosciante: tutto sembra terribilmente vero e nessuno di noi vuole conoscere una verità tanto cruda quanto spietata. Per quanto riguarda, invece, i tratti negativi del film, oltre gli errori tecnici, spicca su tutti la caratterizzazione del personaggio di Megan.

Mentre Amy viene infatti mostrata come una bambina ingenua e innocente, il personaggio di Megan è perlopiù negativo ed eccessivamente stereotipato. Subdola, spesso egoista e con un pessimo rapporto con la madre, il personaggio creato da Goi è anche eccessivamente sessualizzato: se consideriamo la sua età, questa caratterizzazione risulta di essere davvero poco credibile e decisamente esagerata. Al contrario, Amy, come dicevamo, appare come un essere innocente e quasi angelico. Questa dicotomia è rischiosa perché, oltre ad essere poco credibile e far perdere un po’ quel senso di realtà di cui parlavamo prima, rischia di essere interpretata male e di categorizzare e indicare le vittime dell’adescamento online.

Mi spiego meglio: qualunque genitore potrebbe rivedere in Megan la classica ragazzina viziata, forse un po’ precoce, la cui ingenuità, a causa della ricerca continua di un partner (per lo più sessuale) online, la porta nel baratro; ma non è così, la precocità di Megan non è affatto la causa di ciò che le succede e, probabilmente, non lo è nemmeno l’assenza (che in realtà definirei più “rivalità”) della figura materna.

Goi, infatti, ci mostra subito dopo che anche Amy, nonostante la sua “innocenza” (rappresentata da un peluche che porta sempre con sé) e l’ottimo rapporto con i genitori, finisce nelle grinfie del predatore. Il messaggio è chiaro: il carattere non c’entra niente. Il web è uno strumento pieno di insidie in cui chiunque, purtroppo, può cadere in trappola.

I primi 40 minuti

Altra critica spesso mossa (ingiustamente) al film è la lentezza dei primi 40 minuti. Sfatando innanzitutto l’idea comune di una corrispondenza tra lento e noioso, voglio parlare dell’importanza dei primi 40 minuti del film. In questi lo spettatore viene infatti calato nella vita delle due ragazze: entriamo nel loro mondo, conosciamo i personaggi (anche se, ripeto, la loro costruzione non è impeccabile), scopriamo di cosa parlano, vediamo le loro feste e piano piano entriamo nel buio tunnel dell’adescamento online insieme a Megan.

Un mondo malato

Tutto ciò che viene costruito prima degli eventi chiave è, però, importanti quanto questi stessi eventi. Inoltre, dai dialoghi e da alcune scene (come quella della festa), lo spettatore inizia fin da subito a provare un senso di angoscia: c’è qualcosa di profondamente malato, sbagliato e perverso nel mondo di Megan is missing, e questo pensiero diventa sempre più forte via via che i minuti passano. Nel finale questo senso di angoscia e di disgusto raggiunge il culmine e a disturbare è proprio la consapevolezza del fatto che il mondo rappresentato in Megan is missing è proprio il nostro.

La storia di Megan e Amy è la storia di centinaia di bambini e ragazzi adescati online. Storie che riempiono i nostri quotidiani. Storie che, a differenza del film, sono reali. E gli ultimi venti minuti fanno capire davvero quanto questa realtà, che forse ci sembra lontana, sia crudele e terrificante.

Conclusioni

Megan is missing è, senza alcun dubbio, la pellicola più disturbante che io abbia mai visto: l’aderenza alla realtà, il senso che ci sia qualcosa di sbagliato, l’inquietudine provocata dalla consapevolezza che stia per succedere qualcosa di terribile, le scene crude e violente sbattute in faccia all’improvviso e la rappresentazione della crudeltà umana fanno sì che il film infesti la testa dello spettatore per giorni.

Consiglio Megan is missing ma, come Goi, suggerisco di interrompere la visione qualora le immagini fossero troppo forti. Non è un film comune, non è un capolavoro ma è indubbiamente qualcosa che lascerà un segno indelebile a ogni spettatore.

VOTO: 7/10