Pillola sulla lingua di Giano

Davide Pesca è un artigiano e in Night of Doom la sua attitudine non fa eccezione.

In quanto tale partecipa alla realizzazione dei suoi film sporcandosi le mani, sporcando gli attori e la manovalanza di sangue, sporcando ogni sequenza di misticismo, sofferenza e sostanze stupefacenti (finte, precisiamo non si sa mai) propedeutiche alla narrazione.

Come nella Mostra delle Atrocità di Ballard (e di conseguenza Cronenberg), se l’Apocalisse, come la Terza Guerra Mondiale, partisse dal corpo umano e non dall’arrivo di un cataclisma mondiale?

Purple D/Rain

Terzo occhio dilaniato

La poetica di Davide Pesca, perché di tale si può parlare fin da Suffering Bible, è intrisa di tortura e spiritualità, la sofferenza per arrivare (forse, ma non ne saremo mai sicuri) alla conoscenza, un terzo occhio che va scoperto direttamente alla fonte, direttamente dalla fronte, con uno squarcio sanguinante come l’anima che trasuda dolore.

Night of Doom è un film corale, un film Cyberpunk, genere che per varie coincidenze sta stuzzicando il palato dei nostri registi di genere del panorama italiano, e come nel Cyberpunk i protagonisti di questa (dis)umanità sono allo sbando, alla ricerca di un piacere Assoluto, cercato tramite droghe sintetiche, pratiche sessuali spinte e snuff movie (e cos’è l’ossessione odierna per la nostra immagine sui social se non un continuo snuff movie “Semi” Autorizzato?).

La composizione dell’immagine è alla continua ricerca del particolare, dei corpi, degli arti, delle ferit(oi)e, delle smorfie, dell’esasperazione di ogni gesto volto all’Apocalisse imminente: non esiste redenzione, né per il timorato di Dio né per il dissoluto che rinnega e probabilmente tale redenzione non è neppure messa in conto.

Paradiso e Inferno si confondono ed entrambi si trovano in Terra.

Beautiful Sinner

Aurore Siderali e Trance Liberali

Il Film di Davide Pesca non fa sconti a nessuno e soprattutto agli spettatori, il tutto mostrato con dovizia di particolari senza mai scostare l’occhio della camera, del regista, dell'(occh)io voyeuristico di chi segue il genere estremo.

Night of Doom è l’ennesimo esempio di come, seppur lontano dalle logiche di un mercato ormai zeppo di opere Meta-Cinematografiche già nate vecchie e Remake/Reboot/Ricicli, alcuni autori lavorano nell’ombra (e spesso relegati a quest’ombra per necessità) per far emergere il lato marcio e suadente nascosto sotto l’epidermide.

La nostra.

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