Era il lontano 1974 quando, tra gli echi ancora vividi dei romeriani incubi zombeschi, una cordata italo-spagnola capitanata dal regista Jorge Grau usciva al cinema con una curiosa pellicola horror ambientata in Inghilterra. Una storia di morti che tornavano in vita e di vivi con i paraocchi che giocavano con la natura scatenando l’apocalisse…

LA TRAMA

Il giovane George vuole scappare dal frastuono e dall’inquinamento della città rifugiandosi nelle sonnolenti campagne inglesi. Per sua sfortuna proprio in quei pascoli il ministero dell’agricoltura sta sperimentando una macchina che con gli ultrasuoni cerca di sterminare gli insetti facendoli impazzire. Purtroppo però il marchingegno sembra avere effetti anche nei cervelli dei cadaveri umani da poco deceduti.

SCAPPO DALLA CITTA’

La storia inizia proprio con una fuga, quella del giovane hippie Ray Lovelock (mai più così cool con capelli lunghi e motocicletta) che desidera trasferirsi in campagna lasciandosi alle spalle una Londra oppressa da fumi, sporcizia ed inquinamento acustico. Questo senso di oppressione si trasmette efficacemente anche allo spettatore che trattiene quasi il respiro finché il nostro eroe non inizia a trovarsi fuori città, tra verdi prati e paesaggi bucolici che preludono un incontro fortuito ma determinante. In seguito ad un piccolo tamponamento George incontrerà infatti la giovane Edna con la quale inizierà a condividere buona parte della sua strada.

PAURA ECO COMPATIBILE

Proprio il motore dell’epidemia zombi in agguato è in realtà la particolarità di Non si deve profanare il sonno dei morti, una pellicola che altrimenti si sarebbe persa nel limbo dei parecchi progetti nati sulla scia di La notte dei morti viventi.

La mostruosa macchina ad ultrasuoni usata per far impazzire gli insetti e farli divorare tra loro ha effetti devastanti anche sui cervelli non ancora sviluppati dei neonati (efficace la scena della nursery all’ospedale) e ancor più sui cadaveri freschi, che tornano in vita con la consueta, mortale, voracità.

George e pochi altri personaggi intuiscono l’origine del problema ma naturalmente le autorità e gli agricoltori, ammaliati da una tecnologia che promette grandi raccolti, non prendono nemmeno in considerazione che il marchingegno possa avere effetti nocivi, deviando i loro sospetti sul giovane capellone straniero venuto dalla città.

ORRORE E PREGIUDIZIO

A rafforzare la cecità di istituzioni e gente comune coinvolta nelle ore drammatiche dell’infezione anche una notevole dose di pregiudizi e luoghi comuni che mettono subito in cattiva luce George. Come in Easy Raider (citato indirettamente) l’immagine di una gioventù fuori dagli schemi e alla ricerca di libertà viene vista con sospetto dagli abitanti del luogo, che preferiscono incolpare chi non conoscono piuttosto che guardare i propri panni sporchi e ben stesi.

E così i due protagonisti vengono braccati per buona parte della vicenda, con interessanti scene di inseguimento, ed accusati senza prove dei vari delitti accertati, con accuse vaghe e populiste che comprendono addirittura le pratiche sataniche. Immancabile il finale amaro, ennesima citazione del classico di Romero. La giustizia non è di questa terra, ma almeno in questo caso una sorta di vendetta ci sarà.

DA VEDERE PERCHE’

Non si deve profanare il sonno dei morti è un film a basso costo che riesce comunque ad avere una propria dignità, sia in fase di scrittura (con uno spirito ecologista ora scontato ma interessante per l’epoca) sia in fase realizzativa, con inquadrature e soluzioni visive che intrigano e sopperiscono ad una povertà di mezzi palese. Ad arricchire il tutto poi la splendida cornice visiva di una campagna inglese, verde ed apparentemente immutabile, che aumenta il senso di pericolo in chi si trova assediato da un nemico sconosciuto, con l’impressione di scappare rimanendo fermo.

Nello sterminato repertorio del cinema di zombi post Romeriano, sicuramente una pellicola da non trascurare.

Classificazione: 3 su 5.