L’edizione degli Academy Awards 2020 verrà ricordata nella storia, non solamente del cinema, per aver visto il trionfo di un film non in lingua inglese nelle maggiori categorie. Parasite di Bong Joon-ho non solo vince l’Oscar a miglior film, ma cambia totalmente l’approccio del pubblico verso tutta la filmografia asiatica.

 

Ci aspettavamo diverse sorprese al Dolby Theatre di Los Angeles la scorsa notte, ma non a questi livelli. L’edizione appena conclusa dei premi Oscar ha regalato emozioni per cuori forti, che hanno tenuto incollati agli schermi spettatori da tutto il Mondo. La qualità dei candidati nelle varie categorie era molto alta, i membri della giuria aveva usato molta più meritocrazia rispetto ai precedenti anni. Tra le pellicole con il maggior numero di nomination c’erano: Joker, C’era una volta…a Hollywood, 1917 e Parasite. Film tutti molto diversi tra loro, con il comune denominatore del dramma umano. Un comico fallito e reietto dalla società, un attore ed il suo stuntman non più sulla cresta dell’onda, due giovani soldati sperduti nelle trincee e una famiglia che cerca in tutti i modi di sopravvivere. Temi forti ed estremamente attuali, sorretti da interpretazioni di alto livello.

 

Una cerimonia degli Oscar piena di sorprese

In questa edizione degli Oscar non sono mancate le sorprese, a partire dall’inizio. Nel bellissimo numero musicale di Janelle Monae, che omaggiava i vari film dello scorso anno, compariva una prima sorpresa per i fan dell’horror. L’Academy non si era proprio dimenticata di Midsommar di Ari Aster, infatti parte della coreografia è stata interpretata con il vestito di regina di maggio. Suscitando anche la reazione divertita tra il pubblico della stessa Florence Pugh.

Nelle categorie tecniche le sorprese sono state notevoli. Il premio per il miglior trucco ed acconciatura è andato a Bombshell, che racconta dello scandalo molestie negli studi di Fox News ad inizio anni 2000. In particolare per il lavoro fatto con la protagonista Charlize Theron. L’Oscar ai costumi è andato a Piccole donne, meritato riconoscimento per lo sfarzo degli abiti presentati nel film. Miglior sonoro e miglior montaggio sonoro se lo sono divisi: 1917 e Le Mans ’66 – La grande sfida. Altra sorpresa per i migliori effetti speciali con la vittoria di 1917, rispetto ai colossi di casa Disney. La migliore canzone invece è andata a (I’m gonna) love me again di Elton John, dal biopic a lui dedicato: Rocketman.

 

Oltre alle sorprese anche le novità

La giovane compositrice islandese Hildur Guðnadóttir, risulta essere una novità anche per aver portato alla vittoria il suo Paese. Inoltre è la terza donna nella storia degli Oscar a vincere il prestigioso riconoscimento. Una colonna sonora che accompagna le inquietudini del protagonista in una discesa verso la pazzia, con un uso straordinario degli archi. Siamo sicuri che la ricorderemo per anni.

Gli ultimi premi tecnici sono andati a Le Mans ’66- La grande sfida per il miglior montaggio ed a C’era una volta…a Hollywood per la scenografia. In quest’ultimo caso il premio è stato meritatissimo per la ricostruzione dei locali e delle strade della Los Angeles del 1969 fatta da Tarantino. Menzione speciale anche allo straordinario Roger Deakins per la sua fotografia di 1917, esperienza resa ancora più vera con i giochi di luce creati da questo straordinario artista. Toy Story 4 vince il premio come miglior film d’animazione, risultando anche qui una sorpresa rispetto ai titoli indipendenti che quest’anno erano stati nominati.

 

Storie affascinanti e grandi interpreti

L’Oscar più scontato è andato a Parasite come miglior film internazionale, un successo annunciato da tutta la stagione di premi antecedenti a questa notte. Per quanto riguarda le sceneggiature, se non stupisce il meritato premio per Jojo Rabbit come non originale, risulta una gradita sorpresa quella a Bong Joon-ho nella categoria miglior sceneggiatura originale. Una storia che cattura sin dal primo fotogramma e invita lo spettatore ad osservare con attenzione tutti i dettagli che ci vengono suggeriti durante la visione.

Pronostici invece rispettato per le interpretazioni, dove vediamo trionfare i favoriti della vigilia. Laura Dern, proprio nel giorno del suo compleanno, vince nel ruolo dell’avvocato divorzista in Storia di un matrimonio. Brad Pitt riesce per la prima volta, escluso il premio vinto come produttore per 12 anni schiavo, a vincere l’Oscar come miglior attore non protagonista. Nel suo discorso ha ringraziato tra gli altri anche Tarantino e il suo compagno di set, Leonardo DiCaprio. Premio alla miglior attrice protagonista a Renée Zellweger che torna sul grande schermo portando gli ultimi mesi di vita della tormentata Judy Garland. Una performance incredibile sia per l’interpretazione che per le doti canore di un’attrice che era scomparsa dagli schermi negli ultimi anni.

 

Joaquin Phoenix ha ricevuto l’Oscar come miglior attore protagonista per il suo Arthur Fleck in Joker. Un’interpretazione sentita e sofferta, celebrata da un discorso sull’eliminazione delle diversità e dalla speranza della fine dello sfruttamento delle risorse del nostro Pianeta. In conclusione ha voluto ricordare con una frase il fratello, morto per abuso di droga nel 1993, da cui ha preso la passione per la recitazione. Schivo come al solito in queste cerimonie ufficiali, si è dimostrato il giusto riconoscimento per una performance che rimarrà iconica, come quella di Heath Ledger che aveva vinto postumo il premio nel 2009, interpretando sempre lo stesso iconico personaggio.

 

Oscar 2020: il vento del cambiamento soffia da est

Gli ultimi due premi più ambiti sono entrambi andati a Parasite, trionfatore nelle categorie miglior regia e miglior film. La grossa sorpresa di Bong Joon-ho, che ha ricevuto l’Oscar, era enorme. Nel suo discorso ha voluto ricordare gli sconfitti, in particolare due. Martin Scorsese, che gli aveva trasmesso la passione per dirigere un film e Quentin Tarantino per averlo fatto conoscere anche in Occidente nei suoi primi lavori. La sorpresa per il cineasta coreano era incontenibile, dimostrandosi anche molto duttile a dirigere film sia in patria che sul suolo americano.

La serata si è conclusa con il premio al miglior film che è andato sempre a Parasite. Risultato doppiamente storico in quanto, in 92 anni di premi Oscar, nessuna pellicola aveva mai fatto doppietta sia come miglior film che nella categoria internazionale. Il segno lampante che il vento sta cambiando, portando Hollywood a guardare anche ad est, ad uscire dai confini nazionali. Un modo per conoscere i film di altri Paesi, non in lingua inglese, ma anche scoprire altre culture e storie emozionanti. Il potere dei film, come di tutte le opere narrative, risulta essere proprio quella di aprire i confini mentali della società in cui si vive, per abbracciare nuove idee e storie.

Consigliamo a chi non lo ha ancora fatto di recuperare Parasite in sala, ancora in programmazione in questi giorni. Inoltre da giovedì uscirà. per la prima volta al cinema, il secondo film di Bong Joon-ho: Memorie di un assassino. Il segnale che il cambiamento sta cominciando a portare i suoi frutti anche nel nostro Paese. Dopo un’edizione degli Oscar che non solo ha cambiato il cinema, ma soprattutto la nostra curiosità verso il vasto mercato asiatico.