Il 17 Novembre 2023 si è conclusa, su Disney+, la prima stagione della serie reboot di Piccoli Brividi, che si è proposta di riportare sul piccolo schermo il mondo creato dalla penna di R.L. Stine negli anni ’90, dopo la fortunata serie antologica del medesimo periodo.

Ci siamo già occupati delle prime cinque puntate. In questo articolo andremo a tirare le somme sull’intera stagione, occupandoci anche delle restanti cinque puntate.

In definitiva, questi Piccoli Brividi versione 2.0 saranno stati in grado di mantenersi all’altezza delle aspettative?

TRAMA

Halloween 2023. Cinque amici che frequentano il liceo di Port Lawrence, minuscola cittadina statunitense, partecipano a una festa abusiva all’interno della spettrale Biddle House. Durante la serata essi vengono a contatto con alcuni misteriosi oggetti (che i fan di vecchia data riconosceranno con piacere) i quali daranno il via a una spirale di eventi sinistri e inspiegabili. Tutto sembra in qualche modo essere legato alla morte del giovane Harold Biddle nel 1993, avvenimento di cui i genitori dei ragazzi sembrano conoscere molto più di quanto vogliano ammettere…

RECENSIONE

Nel precedente articolo si era sottolineato come la prima metà di stagione potesse considerarsi indubbiamente soddisfacente, seppur con qualche riserva.

Le restanti cinque puntate possono essere divise, per tematiche, in due parti distinte.

Le puntate fino all’ottava vanno difatti a concludere la trama legata alla misteriosa morte di Harold Biddle, mentre le restanti sembrano aprire e chiudere una nuova linea narrativa.

Ma andiamo con ordine, partendo dalla prima di queste due parti. La sesta puntata, dedicata al celeberrimo Slappy, il malefico pupazzo parlante, è senza dubbio la migliore della stagione. Azzeccata in particolar modo è la scelta stilistica del bianco e nero per mettere in scena il flashback legato all’incontro tra Ephraim Biddle, bisnonno di Harold, e il pupazzo. Il design di Slappy, peraltro, è un netto passo avanti rispetto a quello dei due lungometraggi del 2015 e 2018. Non siamo ai livelli di inquietudine della controparte anni 90, ma questa nuova incarnazione riesce allo stesso modo a suscitare qualche (piccolo) brivido. Riuscita esteticamente è anche la resa del potere del burattino di trasformare, con l’ausilio di una formula magica, gli essere umani in sinistri pupazzi.

La settima puntata non eccelle ma riesce comunque a portare avanti la trama in maniera convincente, grazie all’ottimo espediente narrativo dell’imprigionamento dei protagonisti all’interno dello sketchbook di Biddle.

L’ottava puntata, innanzitutto, potrebbe risultare ingannevole per i fan storici di Piccoli Brividi. Il titolo originale, “You can’t scare me”, è infatti quello del libro arrivato in Italia come “La notte dei mostri di fango”. Chi, per tale motivo, ha atteso di vedere delle creature di fango, è andato incontro a un’amara delusione. “You can’t scare me” non è altro che un easter egg per una puntata che non ha assolutamente nulla a che vedere col romanzo a cui fa riferimento. Una puntata che ha il sapore di un finale di stagione.

Ma quindi, che cosa accade negli episodi nove e dieci? Probabilmente se lo sono chiesti anche gli sceneggiatori, che si sono trovati a comprimere in circa ottanta minuti un numero di spunti narrativi che sarebbero potuti confluire tranquillamente in un’intera stagione. Nelle suddette puntate succede troppo, troppo velocemente e troppo poco chiaramente. Sembra una corsa contro il tempo, un susseguirsi di nuovi spunti che vengono forzatamente risolti entro la fine del minutaggio. La risoluzione dell’intreccio, nella decima puntata, è quantomai frettolosa e confusionaria, in una spirale anticlimatica che lascia l’amaro in bocca. Sono comunque meritevoli il recupero del mago Kanduu e del cane vampiro Fifi, personaggi minori all’interno della mitologia dei Piccoli Brividi.

Come ogni storia di Goosebumps che si rispetti, anche qui abbiamo un colpo di scena che rilancia la trama verso nuovi sviluppi. Attenzione, non aspettatevi un colpo di scena allo stesso livello di genio e follia di quelli “made by R.L. Stine”: le basi per una seconda stagione vengono purtroppo gettate con il più prevedibile dei plot twist.

In definitiva, questa prima stagione del reboot di Piccoli Brividi è stata, purtroppo, una parziale delusione. A una prima metà ben strutturata e convincente, fa seguito una conclusione frettolosa e piuttosto superflua. Non si può comunque negare che il cast dei personaggi principali funzioni. Con qualche aggiustamento nell’ottica di una maggiore coerenza narrativa, possiamo insomma riporre comunque ancora qualche briciolo di fiducia in un’eventuale stagione 2.

Classificazione: 2.5 su 5.

CURIOSITA’

-Nella nona puntata R.L. Stine, autore dei libri di Piccoli Brividi, effettua un cameo vocale nei panni dell’host di un podcast sulla scrittura. Inizialmente Stine doveva apparire nei panni dell’editor di una casa editrice, tuttavia l’autore fu impossibilitato a girare la scena per (fortunatamente non gravi) problemi di salute.