La casa della morte” (Welcome to Dead House), la cui prima edizione risale al Luglio del 1992, costituisce il primo tassello di quella che sarebbe divenuta una delle collane di libri per ragazzi più vendute di sempre: Piccoli Brividi (Goosebumps).

LA TRAMA

Amanda Benson, una ragazza di dodici anni, si trasferisce con la famiglia in una cittadina che porta il bizzarro nome di Cascata Tenebrosa. Che cosa spingerebbe una famiglia a trasferirsi lontano da tutti, in un posto con un tale nome? Un’eredità. I Benson hanno infatti ereditato una spaziosa abitazione da un lontano prozio di cui ignoravano l’esistenza. Ben presto Amanda si renderà conto che le stranezze di Cascata Tenebrosa vanno ben oltre il nome. Innanzitutto, gli abitanti tendono a rimanere chiusi nelle loro abitazioni durante il giorno, per uscire soltanto dopo in presenza dell’oscurità. Le uniche eccezioni sono Mr. Dawes, l’agente immobiliare, e dei coetanei di Amanda…che affermano tutti di aver vissuto in passato nella casa dove vive la ragazza. Proprio nell’abitazione la nostra protagonista continuerà a sentire rumori e ad avvertire la presenza di qualcuno che la osserva. Qual è il segreto di Cascata Tenebrosa?

Bozza alternativa dell’illustrazione di copertina, ad opera di Tim Jacobus.

 

OPINIONI

“La casa della morte” risulta un libro ancora sperimentale, decisamente più vicino ad un gusto dell’horror rivolto ad un pubblico adolescenziale che ad un pubblico di bambini e ragazzini. Stine aveva infatti già scritto diversi romanzi della collana Fear Street, il cui target era quello dei ragazzi fra i 14 e i 18 anni. Tale collana si rifaceva infatti al genere cinematografico slasher, che aveva riempito le tasche di molti produttori attraverso trame semplici e variopinti killer alla ricerca di ingenui gruppi di teenagers da uccidere nelle maniere più disparate. Per quanto riguardava un pubblico più giovane, l’autore si era dedicato soltanto a racconti di carattere umoristico. Ciò è chiaramente ravvisabile nella vicenda, in cui lo humor e gli elementi raccapriccianti risultano mescolati senza però amalgamarsi. Lo stesso Stine ha ammesso più volte di non considerare “La casa della morte” un vero e proprio “Piccoli Brividi”:

“Ritengo che il libro più spaventoso della collana fosse il primo (La casa della morte). Non avevo ancora azzeccato il bilanciamento fra humor e horror.”

Effettivamente la povera Amanda si troverà a fronteggiare una situazione in cui sia lei che i suoi familiari corrono concretamente il pericolo di andare incontro ad una morte violenta e non mancano scene ricche di dettagli macabri, al limite dello splatter. Non a caso ritengo che all’interno di questo romanzo sia contenuta una delle scene più spaventose dell’intera collana: Amanda sogna di partecipare ad un macabro banchetto, la cui portata principale è costituita da…resti umani!

Sono comunque ravvisabili alcuni elementi che diventeranno dei veri e propri topoi dei Piccoli Brividi: il protagonista si è appena trasferito ed ha un fratello una sorella minore, molti capitoli si chiudono con un colpo di scena, i genitori non forniscono alcun aiuto se non nelle battute finali della storia.

Lo svolgimento della vicenda è simile a quello di un giallo, in cui la nostra giovane investigatrice è chiamata a indagare su che cosa si celi dietro la bizzarra facciata della cittadina di Cascata Tenebrosa. Il ritmo è più lento rispetto a quelli che diventeranno gli standard dei Piccoli Brividi e la svolta soprannaturale vera e propria si avrà soltanto nell’ultima porzione dell’avventura. Anche l’utilizzo della terza persona è atipico, difatti Stine col tempo avrebbe quasi del tutto abbandonato tale tipo di narrazione a favore dell’utilizzo della prima persona, in modo da rendere più semplice il processo di immedesimazione da parte dei giovani lettori.

La casa della morte

Nonostante la sua atipicità, “La casa della morte” resta comunque una delle pietre miliari dei Piccoli Brividi. E’ un’impresa difficile, una volta cominciata la lettura, riuscire a staccarsi dalle vicende della povera famiglia Benson. Il modo di ragionare ed agire di Amanda è decisamente realistico e perfettamente in linea con la sua età. Uno dei maggiori meriti di Stine, presente già in questa prima storia, è stato difatti quello di interfacciarsi alla perfezione con i suoi giovani lettori, di mettersi nei loro panni e di descriverne peculiarità e difetti. Amanda dovrà venire a capo del mistero non potendo fare affidamento sugli adulti, troppo scettici nei suoi confronti, ma soltanto sulle proprie capacità e su quelle del fratello.

Non è perciò difficile immaginare perché i ragazzi del 1992 (ma anche quelli di oggi) , nel prendere in mano questo libro, siano potuti entrare perfettamente in sintonia col mondo creato dallo scrittore dell’Ohio. Ed il divertimento era appena iniziato…

 

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Piccoli Brividi “La casa della morte” VIDEO RECENSIONE