Marco Bellocchio, regista 83enne ancora incredibilmente prolifico, torna al cinema con Rapito, presentato al Festival di Cannes e successivamente uscito nelle sale italiane il 25 maggio 2023.

Rapito

Il celebre autore, tra i più importanti esponenti del ‘900 cinematografico italiano, è attivo dal 1965, anno in cui girò il suo ottimo esordio I pugni in tasca. Solo due anni dopo, nel 1967, vinse il Leone d’Oro al Festival di Venezia con La Cina è vicina. Regista anticonformista che da sempre ha utilizzato il cinema come strumento politico. Basti pensare a Sbatti il mostro in prima pagina (1972) sulla manipolazione che la stampa può esercitare sull’elettorato o al più recente Bella addormentata (2012) sul caso di Eluana Englaro.

Il fatto storico

Siamo a Bologna, nel 1858. Lo Stato italiano come lo conosciamo oggi, ancora non esiste. Lo Stato Pontificio, nato nel 756 e su cui la Santa Sede ha esercitato il suo potere temporale fino a questo momento, sta giungendo al termine. Papa Pio IX, commissiona il rapimento di Edgardo Mortara, un bambino ebreo di 6 anni, battezzato dalla domestica all’insaputa della sua famiglia, quando aveva pochi mesi. Figura centrale nell’organizzazione del rapimento fu Pier Feletti, a guida dell’Inquisizione di Bologna. Per le leggi dello Stato pontificio Edgardo è un cattolico e deve essere allontanato dalla sua famiglia in modo da essere cresciuto come tale.

Il bimbo viene portato a Roma e cresciuto alla Casa dei Catecumeni, dove cresce quasi come un figlio adottivo del pontefice, con il quale in Rapito lo vediamo intrattenere un rapporto di amore e odio, nel quale certamente non mancano abusi di potere da parte del Papa Re. Subito dopo il rapimento del piccolo Mortara arrivano le proteste della comunità ebraica bolognese e romana e anche le denunce di molti governi, dal Regno di Sardegna alla Francia. A nulla servono le numerose segnalazioni, perchè i genitori di Edgardo, a esclusione di fugaci incontri nell’anno del rapimento, non lo vedranno più fino al 1870, il momento della caduta dello Stato pontificio in seguito alla Breccia di Porta Pia.

Il titolo

Ottima anche la scelta del titolo, Rapito. Una parola che già racchiude in sè il significato del film. Edgardo infatti viene rapito, ovvero sottratto alla sua famiglia con la violenza, ma allo stesso tempo viene stregato dalla figura del Papa Re e dal suo potere, al quale finirà per aderirvi.

Rapito

Il limbo

Più volte durante il film viene citato il limbo, tanto temuto dai cattolici e in cui sono destinati a finire coloro che muoiono senza essere stati battezzati. Queste anime non sono dannate (non sono finiti cioè all’Inferno), ma non hanno nemmeno conseguito la beatitudine, cioè raggiunto il Paradiso. Edgardo, per sfuggire a questa eterna condizione, viene battezzato a sua insaputa quando aveva pochi mesi ed era malato, esattamente come era successo a Camillo Bellocchio, fratello gemello del regista.

Risulta però molto affascinante il fatto Edgardo viva ugualmente in un limbo, anche se metaforico. Egli viene infatti costantemente strattonato, moralmente e fisicamente, da cattolici ed ebrei. La sua famiglia ebraica gli ripete che lui non è cattolico e non deve stare a sentire i pericolosi indottrinamenti a cui è soggetto a Roma. Allo stesso tempo, i suoi compagni cattolici e le autorità ecclesiastiche che si prendono cura di lui, gli ricordano che lui in realtà è sempre stato cattolico e che Gesù è stato crocifisso proprio a causa degli ebrei. Da qui il senso di colpa di Edgardo, che sogna di rimuovere i chiodi dal crocifisso, per poter finalmente liberare Gesù.

Questo suo appartenere a una sorta di terzo spazio, in cui non è nessuna delle due cose, ma al contempo è entrambi, si traduce visivamente in diverse scene. Ricordiamo per esempio la scena in cui si getta verso il Papa per baciargli la mano ma quasi inconsciamente arriva proprio a scagliarsi contro di lui, scaraventandolo a terra. Oppure, nella scena in cui viene trasportata la bara di Pio IX vicino a Castel Sant’Angelo, dove passa dal proteggere fisicamente la carrozza che trasporta la salma del Santo Padre all’insultarlo e a unirsi alla violenza di coloro che cercavano di buttare il corpo del Papa nel Tevere in segno di protesta.

Rapito

Il cast

Bellocchio recupera molti degli attori con cui ha recentemente lavorato in Esterno Notte e non solo, da Fabrizio Gifuni (lo spietato Pier Feletti) a Fausto Russo Alesi, che interpreta il padre di Edgardo, Salomone, compreso lo stesso Paolo Pierobon. Proprio Alesi e Barbara Ronchi, nel ruolo di Marianna, madre del protagonista, hanno le scene più intense dal punto di vista emotivo, dando a questi genitori privati di un figlio un’umanità straziante. La madre in particolare sembra essere l’unica nella famiglia in grado di smuovere emotivamente Edgardo. Memorabile in questo senso è la scena del primo incontro di Marianna ed Edgardo dopo il rapimento. Occorre menzionare anche Leonardo Maltese, molto efficace nel trasmettere il malessere di Edgardo.

Sono tutte prove di altissimo livello, che sicuramente verranno ricordate ai David 2024, assieme alla brillante sceneggiatura di Bellocchio e Nicchiarelli.

Storia, politica, famiglia, religione. Rapito di Marco Bellocchio mischia tutto questo, stregandoci per più di due ore.

Classificazione: 4 su 5.