Slasher è una serie tv canadese ideata da Aaron Martin e che, al momento, conta tre stagioni. Nonostante una struttura molto simile, ogni stagione è indipendente dalla precedente, secondo un modello antologico (stagionale) che ormai è sempre più comune tra le serie TV horror (American Horror Story, The Terror, Hill House, ecc.).

La prima stagione, di cui parlerò in questo articolo, è intitolata “L’Esecutore”.

L’intera stagione ruota attorno al personaggio di Sarah Bennett, una ragazza che, dopo quasi trent’anni decide di far ritorno alla sua città natale, dove anni prima un killer aveva ucciso i suoi genitori, strappando letteralmente la bambina dal grembo della madre. Quando Sarah arriverà in città, inizierà una nuova serie di omicidi, inevitabilmente legati a lei e al passato della sua famiglia.

Un prodotto che funziona

La prima stagione di Slasher non è assolutamente un prodotto originale: Aaron Martin riprende volutamente tutti i cliché del genere slasher, ci gioca in modo consapevole e crea un prodotto che, seppur pieno zeppo di difetti, si lascia guardare tranquillamente, suscitando nello spettatore una curiosità sempre maggiore puntata dopo puntata. L’ambientazione non è niente di nuovo: una piccola cittadina in cui si muovono per lo più personaggi sopra le righe e, diciamolo, anche piuttosto stereotipati (il tutto ricorda molto la saga di Scream e film come “So cosa hai fatto”). Martin riprende spudoratamente Seven e il modus operandi del brutale assassino interpretato da Kevin Spacey: anche in Slasher il serial killer uccide seguendo i sette peccati capitali.

Tutto quello che viene messo in scena sa di visto e rivisto e quasi tutti i personaggi diventano delle “macchiette” che si muovono sullo schermo incarnando stereotipi veri e propri e rendendo a tratti la trama eccessivamente prevedibile e banale. Il personaggio costruito meglio è senza dubbio Tom Winston, l’assassino dei genitori di Sarah che, per motivi che non posso rivelare, inizierà ad aiutare la ragazza dal penitenziario dove è detenuto: un personaggio ambiguo, misterioso e quasi manicheo nella sua messa in scena. Lo stesso sceneggiatore ne riconosce il valore assoluto e per questo decide di articolare gran parte della trama intorno a lui, finendo quasi per metterlo al centro dell’azione: il personaggio di Tom attira lo spettatore che rimane affascinato da un’ambiguità che cela segreti, menzogne, falsità ma che lo rende più vero e “tridimensionale” .

I difetti narrativi

Il più grande difetto della trama sono però gli eccessivi buchi della storia e le contraddizioni interne: Aaron Martin salta più volte da un punto A a un punto C della trama lasciando immaginare allo spettatore un punto B che non verrà mai rivelato, creando così inevitabili difetti nella narrazione. Il personaggio di Sarah è decisamente scontato e quasi fastidoso ed è un protagonista con cui il pubblico non riesce ad empatizzare molto, un protagonista che, quindi, viola il principio base di ogni sceneggiatura (almeno secondo le “regole” di Robert McKee). Anche il finale risulta prevedibile e poco credibile e il colpo di scena appare come una semplice conferma di ciò che lo spettatore immaginava fin dall’inizio.

Conclusioni

Tuttavia, la prima stagione di Slasher è un prodotto che riesce a tenere l’attenzione piuttosto alta e, nonostante i risvolti della trama siano spesso deludenti, la serie è perfetta per il binge-watching. Il personaggio di Tom (e gli elementi a lui legati) salva una stagione che altrimenti non meriterbbe la sufficienza, ma non è l’unico punto di forza: il killer mascherato è davvero terrificante e i suoi omicidi sono “dannatamente” creativi; un punto di forza che ogni fan del genere non potrà ignorare.

In conclusione, Martin crea un prodotto pieno di cliché e stereotipi (forse anche volutamente) che, nonostante i buchi di trama, i dialoghi a volte stupidi e poco credibile e una totale mancanza di originalità (omicidi a parte) riesce a intrattenere perfettamente. E alla fine, da una serie come Slasher, si cerca solo questo.

 

VOTO: 6