A 41 anni dall’uscita nelle sale italiane del cult di Peter Medak The Changeling, ripercorriamo insieme l’agghiacciante storia di una delle case infestate più famose del cinema horror classico, che ha terrorizzato generazioni di spettatori e continua a far parlare di sé.

“Dopo 30, 35, 40 anni alcuni film fanno ancora parlare di sé, continuano ad essere ispirazione, a creare. Questa penso sia la parte più gratificante. Prendi una vecchia pellicola, la proietti in un cinema davanti ad un pubblico che non ne sapeva niente e assisti a delle nuove sorprendenti reazioni.”

Peter Medak

Un tragico incidente. Due vite spezzate. La fuga dal lutto e … l’inizio dell’incubo. Così Peter Medak unisce in un classico hunted house movie del 1980 due tragedie familiari in un unico inquietante mistero, il tutto amalgamato dalla presenza che si fa incanalatrice del male antico e di quello nuovo: la casa.

La storia

Il traumatico prologo di The Changeling vede il compositore John Russell assistere disgraziatamente alla morte della moglie e della figlia in un tragico quanto fatale incidente stradale.

Incapace di affrontare il lutto, John decide di trasferirsi da New York a Seattle, e di stabilirsi in una solitaria e spettrale villa antica. Tra le sue pareti maestose e inquietanti, il compositore passa le sue giornate in completa solitudine e alienazione… Ma è davvero solo?

La risposta, in realtà, arriva ben presto: l’uomo inizia ad accorgersi di alcuni piccoli inquietanti dettagli che presto lo conducono ad una stanza misteriosa e piena di oggetti inquietanti tra i quali una vecchia sedia a rotelle.

Così, grazie all’aiuto di un gruppo di sostenitori e di una medium, durante l’iconica scena della seduta spiritica i sospetti di John trovano fondamento: la casa è infestata. Ma chi è che è rimasto dopo la morte indissolubilmente impregnato nelle pesanti pareti dell’abitazione? E perché sempre non essere affatto di buon umore?

Dopo alcune ricerche grazie ai classici strumenti del ghost hunter, John apprende che in quella casa si trova ancora lo spirito del piccolo Joseph, morto tra quelle mura nel più brutale e violento dei modi, annegato nella vasca da bagno dal suo stesso padre. Un gesto dettato dalla follia di un uomo malato, oppure la storia riserva ancora colpi di scena?
Come scoprirà John infatti, il dramma del piccolo Joseph e della sua famiglia continua a vivere anche fuori dalla dimensione fantasma dove, qualcuno di più reale che mai, inizia ad ostacolare le ricerche del compositore per svelare la verità e liberare lo spirito del bambino.

Famiglie spezzate

The Changeling si inserisce all’interno del paorama cinematografico di genere horror tra uno dei titoli di emblematici del sotto genere haunted house, utilizzando – e generando – alcuni tòpoi rimasti incisi indelebilmente all’interno del nostro immaginario. Ma cosa racconta di più? Perché il dramma di The Changeling arriva come un pugno allo stomaco dello spettatore – anche a distanza di 41 anni – non solo terrorizzandolo, ma coinvolgendolo nella drammatica vicenda del protagonista?

La potenza di questa pellicola si trova infatti al di fuori delle scene cult di misteriosi oggetti che si muovono da soli o voci spettrali. Il cuore del film è il dramma familiare che si consuma al suo interno. I drammi familiari, per essere precisi.

Il prologo ci catapulta in uno degli incubi più reali e spaventosi di tutti: perdere improvvisamente chi si ama. Quando infatti questo incubo di fa reale per John, l’uomo sembra non essere più spaventato da cosa alcuna e per questo, forse, riesce ad affrontare la prova di una casa stregata senza battere ciglio o quasi: per lui il peggio è arrivato già e si è portato via quanto di più caro aveva per colpa di un destino fatale e funesto, adesso forse può aiutare qualcun’ altro a trovare giustizia. L’ombra del dramma che si è consumato in John diventa luce per un’altra, terrificante storia di una famiglia spezzata. Stavolta non dal fato però, ma dalla violenza della famiglia stessa.

Perché tra le mura della maestosa quanto inquietante abitazione, il vero delitto che si consuma all’interno della pellicola, quell’elemento che sconvolge e terrorizza a livello viscerale, è la sorte del piccolo Josh. Un’anima innocente distrutta dal proprio padre perché imperfetto, strappata alla vita per volere altrui, privato di ogni tipo di libertà a causa di qualcosa che – come il fatale incidente della famiglia di John – non era dipeso da lui.

Così l’auto che si schianta e uccide moglie e figlia di Jhon, si pone di fianco alla piccola e simbolica sedia a rotelle di Joseph: una reliquia sacra che ricorda chi è stato strappato alla vita. Il fato crudele nel primo caso, la violenza consapevole dell’uomo nel secondo.

Grazie all’umanità di questo racconto, gli elementi horror fanno da cornice perfetta a questa storia senza tempo, che muove terrore, ma anche pietà. Lo spettatore è catapultato in un vortice di sentimenti che vanno ben oltre quello del semplice spavento, inserito tra due famiglie spezzate dalla violenza, sebbene diversa. Una storia che spaventa e commuove ma che, in fondo, crea anche speranza grazie alla figura di John: colui che anche davanti – e grazie – al dolore estremo che ha provato, si impegna in una lotta contro il male umano.