Dopo The Strangers e The Monster, Bryan Bertino realizza “The Dark and the Wicked”, un ottimo horror in cui il Male è il protagonista indiscusso. Ecco la recensione del film (no spoiler).

Trama

In una fattoria isolata un uomo sta lentamente morendo. La sua famiglia si riunisce per piangerlo, e presto cresce l’oscurità, segnata da incubi da svegli e da una crescente sensazione che qualcosa di malvagio stia prendendo il sopravvento sulla famiglia.

Un film che merita grande attenzione

The Dark and the Wicked è uno dei tanti film horror usciti nel 2020 negli USA. Solo che, date forse le caratteristiche della pellicola che analizzeremo successivamente, qui in Italia nessuno ancora ne parla. Sarà l’emergenza sanitaria, sarà l’attenzione sempre minore che viene riservata a pellicole del genere dalle case di distribuzione, ma c’è davvero da temere che questo film non avrà mai l’attenzione e la distribuzione che avrebbe meritato. Probabilmente succederà come con il precedente film di Bertino, “The Monster”, arrivato da noi con molto ritardo e senza, ovviamente, passare dalle sale cinematografiche.

Ma The Dark and the Wicked è un film che merita di essere visto, discusso e diffuso. E quindi questa recensione diventa anche un appello ai veri fan dell’horror a non lasciare che questa pellicola scompaia nell’oblio di un anno difficile. Anzi, è la dimostrazione che, nonostante tutto, in questo anno di pandemia sono uscite, anche se in punta di piedi, produzioni molto valide che meritano di essere seriamente prese in considerazione dalle case di distribuzione non appena sarà possibile.

Bryan Bertino e la tensione

Bryan Bertino è sicuramente un regista valido, anzi, è sicuramente uno dei migliori registi per quanto riguarda il cinema horror. Già lo aveva dimostrato nel 2008 con The Strangers, uno degli home invasion migliori di sempre. Bertino, otto anni dopo, aveva di nuovo fatto parlare di sé con The Monster, una pellicola senza dubbio interessante, le cui fondamenta, però, cedevano di fronte a qualche pretesa narrativa di troppo, Una cosa è sicura: Bryan Bertino è un vero e proprio mago nel creare tensione nei suoi film e in The Dark and the Wicked lo dimostra ancora una volta.

Basti pensare che in alcune scuole di cinema statunitensi la prima mezzora di The Strangers viene mostrata agli studenti e vengono analizzate scrupolosamente tutte le tecniche registiche con cui Bertino riesce a mettere a disagio lo spettatore, a terrorizzarlo senza che accada praticamente nulla.

Un male diverso

Bertino si avvale delle stesse tecniche in The Dark and the Wicked grazie anche alla complicità di un’ambientazione che ricorda un po’ quella di The Strangers: una casa isolata. La casa, però, qui acquista un significato del tutto diverso: se in The Strangers era un “nido”, una protezione che veniva lentamente violata, qui la casa è fin da subito un ambiente ostile, popolato da un male ben radicato. Inoltre, se in The Strangers i due protagonisti diventavano vittime di un male “umano” (dovuto alla pazzia e alla violenza) qui i personaggi si trovano a fare i conti con qualcosa che trascende il male stesso.

Il campo medio che “minaccia” i personaggi

La casa isolata in una campagna desolata sono due dei punti di forza di The Dark and the Wicked in cui l’ambientazione sposa perfettamente l’intento del regista, quello di far sentire a disagio lo spettatore e di rappresentare un male che impregna tutto ciò che è vivo e che è morto. Fin da subito è evidente che tutto ciò che ci viene mostrato sia contaminato dal dolore e dalla sofferenza del male.

Bertino, come abbiamo detto, si avvale delle tecniche usate in The Strangers. Attraverso un (ab)uso del campo medio per gli interni e del campo lungo per gli esterni, il regista isola un personaggio dentro un ambiente più ampio. Un personaggio che, in quel momento esatto, diventa preda di un male che è già lì con lui e che lo spettatore, anche se non sempre lo vede, percepisce. Esattamente come nei primi 30 minuti di The Strangers in cui Liv Tyler, sola in casa, diveniva preda dell’assassino con la maschera. Attraverso l’uso del campo medio le stanze della casa, in entrambi i film, diventano un ambiente ostile, non sicuro in cui, a volte, l’elemento perturbante viene mostrato chiaramente (come in The Strangers) oppure unicamente percepito (in The Dark and the Wicked).

Il Male come protagonista assoluto

Il male è il protagonista indiscusso del film. Un Male con la M maiuscola, perché assoluto e radicato. Forse perché non è un male, ma proprio il Male, in tutta la sua potenza e il suo dolore. Quel Male che non si presenta solo attraverso il paranormale ma che si manifesta in diverse forme: la solitudine, la malattia, l’instabilità mentale e il lutto. E non è un Male che si può sconfiggere recitando una formuletta per sette volte a mezzanotte, ma qualcosa di molto più endemico, destinato a prevalere e che sopravviverà al mondo stesso.

Conclusioni

Ed è proprio nella pura rappresentazione del male che sta la forza di The Dark and the Wicked, un horror senza dubbio acronico (anzi, di altri tempi) se inserito nel panorama cinematografico di oggi e che, per questo, merita di emergere a scapito di tante pellicole piatte e scontate che non hanno più nulla da dire.

L’ambientazione funziona perfettamente, la regia è di altissimo livello e di un certo spessore, l’uso del sonoro è intelligente e funzionale a quel meccanismo che per tutta la durata del film accresce il disagio e la tensione nello spettatore. Quindi, nonostante qualche piccola pecca nella narrazione, The Dark and The Wicked è un film che merita assolutamente di essere visto…

VOTO: 8/10