Uscito fulmineamente al cinema e poi dal 10 novembre su Netflix, The Killer è l’atteso ritorno di David Fincher ad atmosfere più thriller dopo il biopoc Mank. Protagonista un glaciale Michael Fassbender diviso tra deontologia professionale e voglia di rivalsa.

TRAMA

Un killer professionista commette un errore sul luogo del suo ultimo lavoro ed è costretto a fuggire. Ben presto scopre di essere diventato esso stesso un bersaglio e che i suoi mandanti gli hanno voltato le spalle. Inizia così una battaglia personale per la sopravvivenza.

L’ ETICA DELL’ASSASSINO

Dal principio la voce narrante del protagonista (piccolo marchio di fabbrica del Fincher noir) ci illustra una vita fatta di metodo, concentrazione, esercizio e soprattutto attesa. Ci troviamo infatti con lui ad osservare dalla finestra un palazzo nelle ore (o forse giorni) che lo separano dal fatidico momento giusto nel quale potrà compiere l’esecuzione di un ignaro bersaglio.

Impossibile dubitare di questa macchina per uccidere che sembra vivere dei propri mantra e della propria attenzione per i dettagli. Eppure qualcosa va storto e l’umanissima fallibilità fa capolino quando meno te l’aspetti. Così il killer senza nome quasi non crede ai propri occhi quando il colpo manca il bersaglio, trasformandolo in un attimo da colui che teneva le fila a colui che deve reinventarsi alla svelta.

LA VENDETTA E’ SERVITA

Proprio quando lo spettatore inizia ad incuriosirsi all’approccio metodico e quasi didattico di The killer il film di Fincher vira verso i più convenzionali e prevedibili canoni di un film di vendetta. Nel momento in cui il protagonista, tornato nel proprio rifugio segreto apprende che una persona a lui cara ha rischiato di essere uccisa, The killer rientra infatti nei binari del già visto e la curiosità inizialmente stimolata lascia il passo al piacere di seguire un thriller teso e girato con abilità.

ORIGINE DI CARTA

Probabilmente l’origine fumettistica (francese) del plot alla fine prende il sopravvento in una pellicola che non si concede troppo il lusso di approfondire i caratteri, rimanendo a distanza. Più concentrata nella visione di gioco che nell’analisi dei giocatori. Se escludiamo la sequenza magnetica tra Fassbender e Tilda Swinton The killer lascia poco spazio alla narrazione emotiva, prediligendo una quasi asettica rappresentazione della metodicità del suo protagonista.

PROVACI ANCORA FINCHER

Intendiamoci, The killer è un buon thriller, diretto con la mano sicura di un regista che, pur non avendo inserito scene di pioggia, cerca di rispolverare un’estetica visiva che era diventata il suo marchio distintivo. Non a caso alcune delle più riuscite sequenze sono in notturna.

Aggiungiamo a questo un protagonista in gran forma, credibile e mai fuori posto, che dona al killer la fisicità, l’equilibrio e la freddezza giusta senza trasformarlo in un robot.

Il ritorno di Fincher a tematiche più di genere è sicuramente da salutare con entusiasmo anche se in parte dispiace che questo The killer non sia un film che buca lo schermo come fecero Seven, Fight Club e Zodiac.

Sarà per la prossima volta David, sperando che sia presto.

Classificazione: 2.5 su 5.