The Sadness è uno zombie-movie realizzato fra le strade di Taipei, da un regista canadese esordiente. Disponibile già dal 14 aprile sul canale Midnight Factory. Un virus degenera e i contagiati perdono completamente la ragione, dilaga la depravazione ed un comportamento rabbioso.

The Sadness utilizza gli infetti come in 28 Giorni Dopo per portare all’estremo una violenza grafica che è giustificata da questo particolare virus. Il gore non risulta gratuito ma diventa l’elemento principale dello stile del regista Rob Jabbaz. Una violenza brutale presente in quasi tutto il film, vittime mutilate e atti di atroce violenza sessuale, The Sadness è un horror estremo che sconsigliamo a chi s’impressiona facilmente.

The Sadness

Una trama semplice ma funzionale per il tipo di film

The Sadness inizia con i nostri due personaggi principali, Jim (Berant Zhu) e Kat (Regina Lei), che iniziano serenamente la giornata mentre lui accompagna la ragazza alla stazione della metropolitana per il suo viaggio di lavoro. Dopo che superiamo i primi 15 minuti piuttosto tranquilli, si scatena l’inferno. Il virus Alvin è fuori controllo e fa letteralmente emergere il peggio dalle persone, che agiscono in modo violento e perverso. La sceneggiatura quindi si divide in due linee narrative: Jim e Kat provano a ritrovarsi, entrambi i protagonisti devono sopravvivere uccidendo e cercando di salvare altre persone. Per i fan dei fumetti di Garth Ennis, gli infetti sono molto simili a quelli di Crossed

The Sadness
La giovane coppia di protagonisti

Il virus Alvin sembrava un’infezione innocua ma riesce a mutare a causa della sua somiglianza strutturale alla rabbia. Quello che vediamo qui è uno scenario in cui gli infetti mantengono la loro capacità di pensare, anche se disumanizzati, sperimentando un desiderio compulsivo di mettere in atto le loro fantasie più perverse. Quando una persona è stata infettata dal virus, gli occhi diventano neri, la personificazione del male. Tutto quello che vogliono fare è commettere atti violenti e provano un grande piacere nel torturare a morte le loro vittime. A differenza degli zombi, questi infetti non marciscono e sebbene diventino puro male, riescono a pensare e quindi ad usare qualsiasi oggetto. Possono ancora fare cose che potevano fare prima, tranne fare del bene, ovviamente. 

The Sadness

Nonostante tutto gli infetti continuano a sorridere con il loro ghigno perverso, ma ho trovato interessante il contrappunto che riporta al titolo: The Sadness, la tristezza, come la lacrima che non riescono a controllare, quel barlume di consapevolezza che viene sopraffatto dai loro istinti. In questo senso il film diventa una sorta di allegoria del comportamento egoistico che prevale in situazioni di caos e panico, senza rendersi conto della brutalità di alcune nostre azioni. Oltre all’impossibilità per una giovane coppia di innamorati di portare avanti una vita spensierata, venendo risucchiati dalla follia dilagante.

The Sadness

Realizzazione e riferimenti

Il regista, Rob Jabbaz, canadese di nascita, ha trascorso gran parte della sua vita a Taiwan, dove è ambientato il film. Un percorso che ricorda quello del regista Gareth Evans, che realizzava il suo The Raid in Indonesia. Jabbaz se la cava decisamente bene con un film che non era facile da gestire. Sceglie di mettere da parte la costruzione psicologica dei protagonisti catapultandoli quasi subito in un tripudio di sangue. La situazione degenera soprattutto con la scena in metropolitana, dove vediamo l’uomo d’affari misogino (Tzu-Chiang Wang) diventare il mostro più memorabile del film. Il regista è anche attento a non prendersi troppo seriamente, ci sono diverse battute eccessive che però spezzano bene l’atmosfera senza essere gratuite. Come è straniante e folle nella prima parte la voce fuori campo con il megafono che detta le nuove leggi depravate, a sostituire quelle precedenti. Un film che intrattiene e diverte senza grandi pretese, restando su uno stile che è però ragionato e va dal fumetto splatter al cinema gore degli anni passati.

The businessman

Per i più esperti di cinema horror è anche interessante trovare riferimenti ed omaggi, ad esempio la parte splatter ricorda molto quella di Braindead di Peter Jackson. Diversi sono i riferimenti ai film di David Cronenberg come la testa che esplode in stile Scanners, durante il folle discorso presidenziale, o le atmosfere malsane di Shivers e Rabid. In The Sadness il gore degenera a tal punto da sembrare il Society (di Brian Yuzna) degli zombie-movie, strizzando l’occhio anche al cinema di Stuart Gordon. Negli ultimi anni non ci sono stati molti titoli validi per quanto riguarda questo genere di film, poche eccezioni anche dall’Asia con i due film più apprezzati che sono stati Train to Busan (2015) e One cut of the dead (2017). The Sadness non vuole certo essere innovativo ma almeno restituisce un po’ di verve allo zombie-movie (infetti per essere precisi) contemporaneo.

Il regista sul set

Implacabile nella sua crudeltà, The Sadness è consigliato solo a chi non ha problemi con il gore più estremo. Un incubo malsano e terrificante, chiaramente lontano dagli horror più sofisticati e psicologici, guardatelo sapendo a cosa andate incontro.

Classificazione: 3.5 su 5.

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